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A Est di quale Ovest? Il teatro dei Balcani nel focus del Polis Teatro Festival di ErosAntEros
Anna Maria Monteverdi, “Rumor(s)cena”, 16 maggio 2023
https://www.rumorscena.com/16/05/2023/a-est-di-quale-ovest-il-teatro-dei-balcani-nel-focus-del-polis-teatro-festival-di-erosanteros

Meritato successo di critica e di pubblico per l’edizione 2023 del Polis Festival, ideato e diretto da Davide Sacco e Agata Tomšič -Compagnia ErosAntEros-. Il focus sui Balcani è stata un’occasione davvero preziosa e rarissima per incontrare i protagonisti di un territorio così vicino ma della cui storia e cultura conosciamo davvero pochissimo. Spettacoli sulla memoria della guerra firmati da registi italiani e francesi, oltre che da autori bosniaci, sloveni, croati, albanesi arricchiti di approfondimenti, dialoghi con gli artisti, con direttori di Festival, il tutto concentrato in una settimana, aperta purtroppo, dall’alluvione devastante del territorio ravennate e limitrofo. I ritardi, i disagi e le cancellazioni di treni dovuti all’imprevedibile e disastroso evento naturale non hanno scoraggiato il pubblico internazionale e i giornalisti, accorsi numerosi a tutti gli eventi dislocati tra il Teatro Alighieri, Teatro Rasi, Teatro Sociale, MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna e Artificerie Almagià. La perfetta organizzazione ha permesso di muoversi agilmente da uno spazio all’altro.

Questo festival ha davvero regalato emozioni fortissime nel ricordo di una guerra ancora impressa fortemente nella mente di tutti, a partire dalla straordinaria performance ENEMY (cross the Balkans) ideata espressamente per gli spazi del Museo MAR dal gruppo francese Zone-Poéme fondato da Mélodie Lasselin e Simon Capelle. Nelle sale comunicanti del Museo sono stati dislocati cocci rotti e abiti militari a ricordare che in ogni parte dei  Balcani da loro visitati nel 2022, ci sono ancora tracce evidenti di guerra, anzi di guerre perché queste si sono susseguite una dopo l’altra dal 1991, ognuna con la sua lingua, ognuna con la sua voce, ognuna con la sua ragione sbagliata: la Guerra d’Indipendenza slovena (1991); la Guerra in Croazia (1991-1995); la Guerra in Bosnia-Erzegovina (1992-1995); la Guerra del Kosovo (1996-1999).

Quelle tracce residue di esplosioni, di corpi divelti, di fosse comuni sono diventate la memoria comune dei popoli dei Balcani, ovvero anche la nostra memoria. L’idea della compagnia è quella infatti, di “uscire dalle frontiere dell’Unione Europea che ci garantiscono una certa stabilità, e andare a vedere fuori, il destino dei Paesi che sono prossimi all’ingresso nell’Unione Europea o che al contrario ne rimangono distanti a causa del gioco di partecipazioni e conflitti ancora in corso”. Come non ricordare a questo proposito, la famosa “instabilità controllata” del Kosovo che dal 1999 rende alcune città del Nord a maggioranza serba, come Mitrovica, ancora oggi focolai difficili da spegnere, motivo che allontana Kosovo e Serbia da una loro annessione alla UE.

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Polis teatro festival 2023: il video reportage
Renzo Francabandera, “Pane Acqua Culture”, 14 maggio 2023
https://www.paneacquaculture.net/2023/05/14/polis-teatro-festival-2023-il-video-reportage/?fbclid=IwAR3NTSqoQ7lTxqFGD6S_su6-yezHw7XEcAYs-W9uIbtmnK-Rf3RUGu8XivY

Si è da pochi giorni conclusa la sesta edizione di POLIS Teatro Festival, con la direzione artistica di Davide Sacco e Agata Tomšič / ErosAntEros, accolta nella città di Ravenna con 26 eventi, tra spettacoli, performance e incontri di approfondimento, diffusi tra Teatro Rasi, Artificerie Almagià, MAR – Museo d’Arte della città e lo storico Teatro Socjale di Piangipane; ma anche le biblioteche e librerie della città hanno partecipato al Balkan Focus, e la casa editrice Editoria&Spettacolo ha partecipato al festival alle Artificerie Almagià.

Epilogo straordinario del festival, il 10 e 11 giugno 2023 al Teatro Alighieri in collaborazione con Ravenna Festival, sarà la prima nazionale di GAIA, la nuova produzione di ErosAntEros sul cambiamento climatico, che vede in scena anche non-professionisti del territorio.

Intanto dal Ministero della Cultura (FUS) arriva un riconoscimento, con l’assegnazione al festival della qualità artistica più alta tra i Festival di teatro italiani (art. 17) e il punteggio totale più alto tra le Prime istanze triennali della stessa categoria, riassunta in fondo anche dai numeri di questa edizione che ha fatto registrare oltre 1350 spettatori e 330 biglietti Under30 venduti, oltre alla presenza di operatori e giornalisti sia nazionali che internazionali (tra cui anche una troupe televisiva del principale canale nazionale sloveno).

Qui il video reportage:

Contro-storie di guerra in una «Polis» balcanica
Gianni Manzella, “il manifesto”, 13 maggio 2023
https://ilmanifesto.it/contro-storie-di-guerra-in-una-polis-balcanica

È una sorta di pellegrinaggio slavo, per rubare il titolo a un lontano incontro fra Jerzy Grotowski e Anatolji Vasil’ev, l’edizione di quest’anno del festival Polis che si è concluso nei giorni scorsi a Ravenna. Un focus su un oriente, quello dei paesi balcanici, che sta in realtà alle nostre porte. Dove, malgrado gli anni già passati, è ancora viva la memoria delle guerre che hanno sconvolto il paesaggio umano (oltre che politico) della ex Jugoslavia. Illuminando per la sua parte un’altra guerra in atto, nel millenario scontro fra oriente e occidente. Non è un caso che al Nemico sia intitolato il lavoro che il collettivo francese ZONE -poème- ha composto attraversando i Balcani o che il tema del traditore sia al centro dello spettacolo feroce e derisorio che del regista bosniaco-croato Oliver Frljic. Così come non sorprende più, dopo un po’, che le origini etniche siano il primo elemento qualificativo degli artisti.

Kosovaro è Jeton Neziraj che nello stile di un nostalgico «terzo teatro» ha allestito la scombinata vicenda di una drag queen volata a Londra. Bosniaco è Branko Simic, autore di un’installazione performativa che mette letteralmente al centro dell’angusto spazio scenico la statua rotante e rivestita di specchietti del Minatore di Husino, eroe armato di lotte operaie di un secolo fa calato in mezzo a musica disco e luci strobo a interrogarsi su dove sono finite le rivoluzioni d’antan. E le origini familiari sono l’oggetto del monologo del giovane italo-albanese Klaus Martini che proietta nel Friuli della madre di Pasolini il paese di sua madre.

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POLIS Teatro Festival
Maria Dolores Pesce, “dramma.it”, 12 maggio 2023
http://www.dramma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=34836:polis-teatro-festival&catid=40:articoli&Itemid=12

In contesti e con significati diversi, e anche con sfumature talora contraddittorie, i Balcani sono stati spesso definiti la “ferita d’Europa”, una ferita che, come sorta di stimmata identitaria, talvolta riprende a sanguinare. Luogo da sempre di transito tra Oriente e Occidente, luogo di antichissime e più recenti migrazioni per sua stessa natura geografica, invece di essersi trasformato in un fecondo bacino di fusione di identità singole e collettive, invece di definirsi cioè quale luogo di scambio, è diventato e si è quasi sempre caratterizzato come luogo di scontro. Anzi direi come “il luogo”, in senso fisico ma anche in senso spirituale o mentale, dello scontro, scontro di civiltà e scontro di etnie, scontro di individui e scontro di Stati, come l’ultima tragica fiammata che lo ha attraversato negli anni 90 del novecento, alla caduta di quella Jugoslavia rivelatasi laboratorio promettente ma poi, per cause diverse, frantumatosi. Oggi, infine, è ancora la terra di transito, il percorso (la cosiddetta “rotta balcanica”) di una migrazione disperata che vuole solo attraversarla, quella terra, per poter poi andare oltre, verso il miraggio di una Europa Felix che i Balcani, come sempre anticipano, difendono ma insieme ingannano. Polis, il festival internazionale ideato e diretto da Davide Sacco e Agata Tomsic/ErosAntEros, svoltosi a Ravenna dal 2 al 7 maggio, è appunto dedicato ai Balcani, visti e anche giudicati con la lente dell’arte scenica che, deformandoli visionariamente e trasfigurandoli esteticamente, rende più trasparenti anche i movimenti della Storia, soprattutto li rende più comprensibili ed elaborabili oltre le asprezze e le rigidità esistenzialmente, e inevitabilmente, introiettate.

È la sua vocazione, iscritta nel suo stesso nome che rievoca ed insieme auspica, attraverso un teatro che vuole essere appunto politico nel senso più alto del termine, un vivere collettivo che sia condivisione, e comune comprensione nell’arte, degli eventi che ci circondano e che spesso si perdono nella liquidità opaca dell’oggi.
Tra l’altro proprio in questi giorni si è avuta notizia che “il Ministero della Cultura (Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo) ha assegnato a POLIS Teatro Festival la qualità artistica più alta tra i Festival di teatro italiani (art. 17) e il punteggio totale più alto tra le Prime istanze triennali della stessa categoria”.
Ospiti d’onore del 2023, dunque, i Balcani e gli artisti, non solo balcanici, che li hanno amati o solo percorsi con interesse; una settimana non soltanto di spettacoli, che comunque sono ciò che dà vero senso a tutto quello che sta attorno, ma ovviamente anche di dibattiti, incontri, installazioni per analizzare, condividere e anche, perché no, giudicare la Storia e le storie, nei diversi punti di incontro dentro la città.

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«Ti senti più albanese o più italiano»?
I Balcani al centro del festival Polis che si è svolto a Ravenna dal 2 al 7 maggio

Antonio Audino, “Il Sole 24 Ore”, 12 maggio 2023
https://www.ilsole24ore.com/art/ti-senti-piu-albanese-o-piu-italiano-AEPommSD

Il festival Polis, che si è svolto a Ravenna dal 2 al 7 maggio, occupa un posto tutto particolare nella rete delle manifestazioni teatrali italiane, per un suo specifico carattere, per le chiare linee di riflessione e di programmazione, per quel clima piacevole capace di dar vita a un vitale scambio di idee, intrecciate nel passare da un teatro all’altro, tra un dibattito e un incontro dopo lo spettacolo, tra operatori, artisti e pubblico. La rassegna, organizzata dalla compagnia ErosAntEros, si dedica ogni anno ad un ambito geografico particolare, andando ad indagare sulle questioni più scottanti di una determinata zona del mondo.

Balcani

Quest’anno la lente veniva posta sui Balcani, un territorio tanto complesso, per questioni politiche e sociali, quanto ricco di storia e di tradizioni culturali. Così arrivavano in diversi spazi della città elaborazioni sceniche con al centro alcuni dei temi più scottanti riguardo a quelle terre, il più evidente dei quali rimane, comunque, quello delle identità etniche dopo la rovinosa caduta della Jugoslavia, che teneva in qualche modo e forzatamente unite le tante diversità.

Così in Dannato sia il traditore della patria sua! di Oliver Frlijć realizzato dagli attori dallo Slovensko Mladinsko Gledalisce di Lubiana, vengono mostrate le tensioni interne allo stesso gruppo artistico, in cui ci si interroga l’un l’altro con sospetto, chiedendo se i genitori siano serbi, croati, o sloveni, per connotare in questo modo chi si ha davanti, riaprendo la traccia ancora viva di conflitti sanguinosi, rivivificando odi viscerali, nell’ostinata e impossibile ricerca di un ben preciso solco per delimitare confini e diversità.

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POLIS Teatro Festival 2023 è terminato, vincendo con successo la sfida di un’edizione ancora più ampia e internazionale.

POLIS si è consolidato come festival di teatro contemporaneo europeo, mantenendo sempre viva l’anima partecipativa del festival, che vede al centro lo spettatore e il suo coinvolgimento attivo.

Grazie per la partecipazione e il supporto che ci avete dimostrato.

Ecco alcuni scatti di Dario Bonazza della sesta edizione di POLIS.


GIORNO #1 – martedì 2 maggio 2023


GIORNO #2 – mercoledì 3 maggio 2023


GIORNO #3 – giovedì 4 maggio 2023


GIORNO #4 – venerdì 5 maggio 2023


GIORNO #5 – sabato 6 maggio 2023


GIORNO #6 – domenica 7 maggio 2023

È tempo di dichiarazioni dei redditi e, con esse, è possibile sostenere le attività di ErosAntEros – POLIS Teatro Festival in maniera semplice e veloce.

Come?

  • Destina il tuo 5 x 1000 all’associazione
    • indica in dichiarazione dei redditi il CF 92083450392
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    • un’iniziativa del Ministero della Cultura che promuove il mecenatismo a favore del patrimonio culturale con un credito d’imposta pari al 65% dell’importo donato
    • tutti possono donare, sia persone fisiche, sia enti e società
    • la donazione può essere effettuata tramite carta di credito o bonifico bancario e il mecenate può ottenere un’autodichiarazione inserendo i dati della sua donazione nel portale artbonus.gov.it, dove sono presenti tutte le informazioni riguardanti questo semplice strumento per effettuare erogazioni liberali a sostegno della cultura
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POLIS Teatro Festival, diretto da Agata Tomšič e Davide Sacco / ErosAntEros dal 2018 a Ravenna, ottiene nuovamente la qualità artistica più alta tra i Festival di teatro italiani (art. 17) e il punteggio totale più alto tra le Prime istanze triennali della stessa categoria all’interno del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo del Ministero della Cultura.

Un grande successo e un grande traguardo per un festival che in soli sei anni è cresciuto tantissimo, fino a consolidarsi come festival internazionale.

POLIS Teatro Festival è sostenuto da Ministero della Cultura, Regione Emilia-RomagnaComune di Ravenna – Assessorato alla CulturaFondazione del Monte di Bologna e RavennaOtto per Mille della Chiesa ValdeseFondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea e Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.

PPP ti presento l’Albania al Teatro Socjale di Piangipane
Valentina Barisano, “Limina”, 11 maggio 2023
https://www.liminarivista.it/oltre-la-soglia/ppp-ti-presento-lalbania-al-teatro-socjale-di-piangipane/?cli_action=1683714760.052

Dalla sua nascita a Ravenna nel 2018 alla sesta edizione del 2023, POLIS Teatro Festival si presenta come una rassegna con due intenzioni illuminate; la prima, più squisitamente politica, aspira a rimettere al centro temi quali difesa di diritti civili, le migrazioni, le guerre e il cambiamento climatico. La seconda, altrettanto politica ma anche sociale, vuole riavvicinare il pubblico al teatro contemporaneo e riportare sotto il palco anche cittadini che per motivi sia economici che culturali non vi mettono piede, adottando misure inclusive come il contenimento dei prezzi.

Quest’anno i due ideatori e direttori, Davide Sacco e Agata Tomšič della compagnia ErosAntEros, hanno scelto di porre il focus sull’eterogeneo panorama dei paesi balcanici. Dal 2 al 7 maggio in cartellone si sono tenuti eventi diffusi nella città, favorendo «artisti provenienti da Bosnia, Croazia, Kosovo, Slovenia, Albania e compagnie che su quel territorio hanno deciso di indagare e riflettere».

L’intento di portare a Ravenna il teatro nella sua dimensione europea si sposa con quello di animare non solo la città ma anche le aree limitrofe. Ed è per questo che con una navetta messa a disposizione dall’organizzazione si può raggiungere il Teatro Socjale di Piangipane, sede dello spettacolo di Klaus Martini, PPP ti presento l’Albania. La cornice della messa in scena è parte della suggestione generale e si lega perfettamente col filo politico del programma di POLIS: al centro della landa padana si innalza, in un piccolo paesino, un palazzo costruito da una cooperativa di braccianti a inizio Novecento, i quali nella loro concezione collettivistica della produzione erano persuasi che la realizzazione di spazi destinati alla comunità permettessero l’elevazione culturale delle masse contadine. 

Oltrepassando la prima saletta del palazzo, ci si ritrova direttamente in teatro. Sul palco appare una scenografia essenziale, composta da tavolo e sedia bianchi, libro, lampadine e una serie di foto. Per Klaus Martini, nato in Albania e cresciuto in Italia tra Umbria e Friuli Venezia Giulia, non è il primo lavoro che coinvolge la figura di Pier Paolo Pasolini, avendo precedentemente figurato tra i ruoli principali in La Morteana con la regia di Massimo Somaglino. In questa occasione, il suo incontro con Pasolini lo porta a sviluppare un monologo autobiografico composto di storie personali, scritti di Pasolini e ritocchi autoriali.

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«Vergine giurata», occhi delicati per comprendere le burneshe dell’Albania
Silvia Manzani, “Parola Aperta Magazine”, 7 maggio 2023
https://parolapertamagazine.it/vergine-giurata-occhi-delicati-per-comprendere-le-burneshe-dellalbania/

Non è un fenomeno esotico, non è una storia da programmi tv in prima serata. Non è nemmeno, a questo punto, un facile oggetto da ricerca antropologica in un Paese considerato meno civilizzato del nostro. Piuttosto, è un retaggio della tradizione di una certa zona settentrionale dell’Albania che forse ha molto da raccontarci sul genere, sui ruoli, sull’identità, sulla società patriarcale e su tutte le rigidità che abbiamo nella testa quando parliamo di maschi e femmine, uomini e donne.

Avevo già letto «Vergine giurata» di Elvira Dones, un libro bellissimo da cui è stato tratto l’omonimo film di Laura Bispuri interpretato da Alba Rohrwacher. Un libro e un film che a tutto ti portano fuorché a credere che quello delle burneshe, le donne albanesi che decidono di vivere come uomini per vari motivi (dal non volersi sposare, assoggettandosi ai mariti, al sentirsi in un corpo maschile) sia un tema da esposizione e da “circo”. Ieri all’Almagià lo spettacolo Vergine giurata di Jeton Neziraj, interamente interpretato in lingua albanese (e sottotitolato in italiano e inglese) ha proprio messo in evidenza come, per conoscere e capire il perché e il percome delle burneshe, sia necessario uno sguardo delicato, intimo, che prova ad approfondire e che, soprattutto, non fa paragoni con altri contesti.

Dannato sia il traditore della patria sua! In scena la discussa opera di Oliver Frljić
Anna Cavallo, “Pagina Tre”, 7 maggio 2023
https://www.paginatre.it/dannato-sia-il-traditore-della-patria-sua-in-scena-la-discussa-opera-di-oliver-frljic/

La follia del pregiudizio, sia tra gli abitanti della stesse Repubbliche Federali della ex Jugoslavia sia tra gli slavi e l’Europa occidentale, sia tra gli attori della compagnia e il pubblico. La violenza e lo humor grottesco, il senso di sgomento delle persone di fronte alla scabrosità e alla sfrontatezza di questo spettacolo.

Tutto questo è stato Dannato sia il traditore della patria sua! in scena sabato 6 maggio al Teatro Rasi nell’ambito del festival di teatro europeo contemporaneo Polis Teatro Festival di ErosAnteros di Ravenna. Balkan Focus, il titolo della rassegna targata 2023, apre uno squarcio sul mondo ancora non abbastanza conosciuto dell’Europa orientale e, nel caso dell’opera del regista Oliver Frljić, tra le più rappresentate nei teatri a livello internazionale, riporta alla memoria la guerra dell’ex Jugoslavia, che ha insanguinato le Repubbliche dal 1990 e il 1995 con oltre 100mila morti.

Classe 1976, di origine bosniaca ma cresciuto professionalmente in Croazia, dove è stato direttore artistico del teatro nazionale di Fiume, Frljić è stato ancora una volta fedele al suo stile provocatorio. Irriverente verso la morte (quando trattata dai mass media) fino ai limiti della dissacrazione, tanto da aprire lo spettacolo con la ridondante sequela dei ricordi degli attori su cosa stavano facendo nel momento in cui tv e giornali diedero la notizia della morte di Tito, con Dannato sia il traditore della patria sua! porta all’attenzione del pubblico le ambiguità dell’Europa occidentale sulla guerra dei Balcani e sull’Europa dell’Est. Un atteggiamento  fondato su desiderio di unità e solidarietà, su un progressivo avvicinamento e una sempre più sinergica collaborazione, tanto decantatati nelle parole quanto traditi nei fatti.

Eppure, fa dire Frljić ai suoi attori, da noi ora non c’è più traccia della  civiltà  che vi ha reso grandi e magnificenti nel mondo, di Leonardo e di Michelangelo, ci sono invece le  fagocitanti diatribe nazionalistiche ed etiche alimentate ad arte da personaggi politici. Se sono state queste ad aver causato la guerra, voi dove eravate? Gli attori questo all’inizio  lo chiedevano alla Slovenia, la prima a sganciarsi dalla Federazione dopo il crollo del Muro di Berlino e l’indebolimento della compagine slava. Ora che lo spettacolo va in scena in Italia, altro Paese confinante, lo chiedono anche agli italiani.

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Se non avete ancora capito chi è lo scafista, leggete (o guardate) «Libia»
Silvia Manzani, “Parola Aperta Magazine”, 6 maggio 2023
https://parolapertamagazine.it/se-non-avete-ancora-capito-chi-e-lo-scafista-leggete-o-guardate-libia/

Se volete capire perché oggi la Libia è proprio quella Libia lì, dei trafficanti di uomini e degli accordi con il Governo italiano, dei gommoni che partono senza che importi se affonderanno o meno, non dovreste perdervi la graphic novel omonima, «Libia» appunto, di Gianluca Costantini e Francesca Mannocchi, un libro indispensabile che ieri sera, al Teatro Rasi di Ravenna, è stato portato in scena da ErosAntEros.

C’è un concetto chiave, al centro del racconto e dello spettacolo: quello di scafista. Un uomo descritto, nella narrazione occidentale, come alla stregua del trafficante, quello che guadagna sulla pelle e il futuro di migliaia di uomini a caccia di un sogno. Ma davvero siamo così stupidi da pensare che il trafficante, dopo essersi intascato i soldi, rischi la vita nel Mediterraneo? Davvero non abbiamo ancora capito che lo scafista, criminalizzato da noi che stiamo da questa parte, è solo un migrante come gli altri, a cui viene regalato o scontato il passaggio verso l’italia, e a cui viene messo in mano un Gps puntato verso Lampedusa? Davvero non abbiamo ancora fatto nostra l’idea che probabilmente lo scafista non è mai stato alla barra di un timone in vita sua?

Come al solito, i racconti semplificati non aiutano a capire. «Libia», invece, è complesso, estremamente complesso. Lo è nel descrivere il regime di Gheddafi e la frantumazione del Paese dopo la sua caduta (2011), lo è nel restituirci lo scenario attuale, dove non si capisce chi governa chi, dove le milizie armate hanno possesso delle banche, delle carceri, degli aeroporti, dei siti estrattivi. Dove nonostante la ricchezza, per prelevare 90 dollari bisogna aspettare una settimana, sempre se hai come amico un funzionario della banca. Dove la dittatura, per chi ne ha subito le peggiori conseguenze, ti perseguita ancora e sembra che sia sempre lì, alle tue calcagna, a spiarti e a origliare quello che dici. Dove a chi ripensa a che cos’era il Paese con Gheddafi, tocca quasi provare nostalgia, perché anche se si viveva zitti e a capo chino, soggiogati al volere di un uomo solo, almeno quell’uomo provvedeva. E dove l’unica economia che oggi forse sa rimanere in piedi, è quella del commercio di uomini.: migranti che preferiscono prendersi il rischio di morire in mare, piuttosto che morire a casa propria.

C’è un punto altissimo, nel racconto. Ed è quando la giornalista Francesca Mannocchi, interpretata da Agata Tomšič, entra in un centro di detenzione libico dove sono stipate 1200 persone. L’odore è un misto di vomito, urina, malattie mai curate, sangue rattrappito. E anche se non si riesce a respirare, Mannocchi non segue il consiglio delle guardie, che la invitano a mettersi le mani davanti alla faccia per attutire il fetore. […]

POLIS Teatro Festival: “Abbiamo un’attrazione verso il teatro del sud-est europeo”
Natasha Tripney, “Seestage”, 5 maggio 2023
https://seestage.org/interview/erosanteros-polis-teatro-festival-ravenna/

Perché avete deciso di fondare POLIS Teatro Festival nel 2018? Dite di voler portare il teatro più vicino alla società – cosa intendete?

Da 13 anni come ErosAntEros portiamo avanti un teatro estetico-politico che utilizza fonti e linguaggi espressivi disparate, con l’obiettivo di agganciare il teatro alla vita e fare dell’immaginazione uno strumento per trasformare il reale.

Quando nel 2018 abbiamo fondato il festival è stato per noi naturale ricercare queste peculiarità anche negli artisti che ospitiamo, cercando di portare a Ravenna lavori di artisti che utilizzano i linguaggi performativi contemporanei per riflettere su temi che sentiamo importanti da condividere con le persone. Non solo spettacoli dei protagonisti della scena europea, ma anche artisti emergenti, progetti formativi e partecipati, che vogliono garantire l’accesso al teatrale a tutte le fasce della popolazione, dai giovani a chi di solito non mette piede nei luoghi della cultura per motivi economici o sociali.

Si tratta di una questione a cui teniamo molto e per la quale tutti gli anni POLIS svolge una duplice azione: a livello internazionale con le proprie produzioni e gli spettacoli internazionali, a livello locale coinvolgendo un grande numero di collaborazioni sul territorio, con Università, scuole, cooperative sociali, associazioni culturali, all’interno di progetti partecipativi e formativi che coprono tutto l’anno e culminano nel momento del festival. Da qui il nome POLIS, che persegue l’utopia di far tornare il teatro al centro della vita della società, stimolando i cittadini a essere spettatori attivi e consapevoli.

Perché avete scelto un focus sui Balcani quest’anno? Perché il lavoro fatto in questa aerea vi appassiona?

Pensiamo che i Balcani siano uno specchio privilegiato attraverso il quale abbiamo la possibilità di riflettere sull’Europa di oggi, i conflitti che la attraversano, le barriere che la circondano. Il luogo in cui fino all’anno
scorso si era svolta l’ultima guerra fratricida europea e passaggio di una delle tratte più importanti e violente che i migranti affrontano per tentare di entrare in Europa a godere di una piccola parte dei privilegi di cui noi cittadini europei godiamo tutti i giorni senza farci caso, spesso a scapito dei territorio da cui queste persone che stanno scappando.

I lavori di Oliver Frljic, Ziga Divjak, Jeton Neziraj, Branko Simic che ospitiamo al festival quest’anno sono emblematici per questa capacità che hanno di permetterci di specchiarci e anche entrare in relazione anche con altri temi fondamentali del nostro presente, come la rotta migratoria mediterranea che affrontiamo nel nostro ultimo lavoro LIBIA, il concetto di nemico esplorato dalla compagnia di teatro-danza Zone -poème- dopo una lunga permanenza dell’ex-Jugoslavia per comprendere attraverso di essa i conflitti di oggi. Per riflettere su questi temi anche da altre prospettive abbiamo organizzato una tavola rotonda in collaborazione con l’Università di Bologna, in cui alcuni docenti universitari di scienze politiche, geografia, sono invitati a dialogare con alcuni degli artisti ospiti al festival.

Un altro progetto lanciato quest’anno di cui siamo molto fieri è una collaborazione con alcune biblioteche e librerie della città, che da diverse settimane stanno esponendo degli approfondimenti bibliografici sui Balcani, in loco e online, per sensibilizzare le persone su questi temi e consentire agli spettatori che lo desiderano di approfondirli.

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L’EUROPA VISTA DAI BALCANI: A RAVENNA LA SESTA EDIZIONE DI POLIS TEATRO FESTIVAL
Ilaria Cecchinato, “Gagarin”, 4 maggio 2023
https://www.gagarin-magazine.it/2023/05/teatro/leuropa-vista-dai-balcani-a-ravenna-la-sesta-edizione-di-polis-teatro-festival/

Conflittuale, eterogeneo e a tratti ambiguo, il territorio dei Balcani diventa una lente d’ingrandimento sull’Europa contemporanea nella sesta edizione di POLIS Teatro Festival, che fino al 7 maggio animerà la città di Ravenna con spettacoli di artisti e compagnie italiane e internazionali, diffusi tra il Teatro Rasi, Artificerie Almagià, MAR – Museo d’Arte della città, Teatro Socjale e Teatro Alighieri. Ad arricchire il programma, anche numerose iniziative – dal dialogo con gli artisti a incontri di approfondimento con esperti, critici e studiosi sulla storia e sul teatro contemporaneo dei Balcani – e un epilogo straordinario in collaborazione con Ravenna Festival il 10 e 11 giugno 2023.

La direzione artistica è a cura di Agata Tomšič e Davide Sacco della compagnia ErosAntEros, che qui illustrano l’ideazione del festival, si addentrano nella programmazione e raccontano la loro idea di teatro.

L’immagine del festival è iconica e significante. Cosa ci dice della sesta edizione di Polis Teatro Festival?

Agata: Si tratta di un disegno del fumettista Gianluca Costantini, che dal 2018 trova o crea da zero un’opera da donare al festival. Quest’anno Polis è dedicato ai Balcani, un territorio eterogeneo e complesso: ci siamo dunque confrontati a lungo con Gianluca per riuscire a trovare un’immagine che non fosse divisiva per quest’area geografica. A un certo punto è arrivata questa bambina con in mano una stella, che in passato e in altri luoghi ha avuto altri colori, ma che noi abbiamo voluto tingere di giallo, come le stelle della bandiera europea. In questo senso, ci siamo rifatti al concetto di “immagine dialettica” di Walter Benjamin, secondo cui una figura o un’illustrazione tratta dal passato, se inserita in un nuovo contesto, può assumere nuovi significati. Il desiderio è stato di proporre un’immagine iconica e positiva, per invitare a riflettere attorno alla nostra idea di Europa con la stessa fiducia, gioia e sogno di un futuro migliore di una bambina. Il disegno richiama inoltre l’idea di Ravenna come città ponte, dal momento che la stella è un simbolo che accomuna Oriente e Occidente.

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Polis 2023, i Balcani conquistano Ravenna
Anna Bandettini, “la Repubblica”, 3 maggio 2023
https://bandettini.blogautore.repubblica.it/2023/05/03/polis-2023-i-balcani-conquistano-ravenna/

“É un festival a suo modo unico, perché è interamente organizzato da una giovane formazione del teatro italiano, ErosAntEros, cioè Davide Sacco e Agata Tomsic, regista e attrice, con la non diffusa dote di saper stringere relazioni, di andare in giro per l’Europa a vedere il teatro che si fa, di non chiudersi nel recinto del proprio “ombelico” artistico. Entrambi con una forte vocazione organizzativa, Sacco e Tomsic da sei anni organizzano a Ravenna, la loro città, utilizzando diversi luoghi, dal prestigioso Teatro Alighieri alle belle Artificerie Almagià, “Polis”, un festival che vuole soprattutto aprire finestre su realtà geografiche disparate attraverso il teatro indipendente.

L’edizione di quest’anno, iniziata ieri (nonostante le condizioni atmosferiche che stanno creando problemi ai trasporti) con 25 appuntamenti tra cui il 5 il lavoro multidisciplinare degli stessi ErosAntEros, Libia, tratto dall’omonima graphic novel di Francesca Mannocchi e Gianluca Costantini (qui il programma), ha la particolarità di essere interamente dedicato a un’area geografica da noi quasi del tutto sconosciuta, i Balcani e l’est europeo.
E lo spettacolo-simbolo di questa edizione è il 6 Dannato sia il traditore della patria sua! un lavoro del 2010 diventato un classico, realizzato da un nome celebre anche a livello europeo come il regista bosniaco-croato Oliver Frljic. […]”

«La contabilità sull’anima» di Srebrenica, l’orrore raccontato 28 anni dopo
Silvia Manzani, “Parola Aperta Magazine”, 3 maggio 2023
https://parolapertamagazine.it/la-contabilita-sullanima-di-srebrenica-lorrore-raccontato-28-anni-dopo/

«Cosa c’è dall’altra parte del mare?», chiede la bambina.
«Una terra come la nostra»
, risponde la nonna in dialetto.

Una terra di cui, però, sappiamo poco o niente. E in cui Roberta Biagiarielli, oltre 25 anni dopo, ci riporta con tutta la crudeltà, l’orrore, l’assurdità di una guerra che stava a un’ora di volo da noi, ma forse non ci faceva poi così tanta specie.

A come Srebrenica, ieri sera al Teatro Rasi di Ravenna all’interno del focus sui Balcani di Polis Teatro Festival, è uno spettacolo impressionante. Per come l’attrice tiene il palco, sola, per 80 minuti e passa. Per come sente il dolore, la disumanità e «l’odore di morte» mentre racconta dell’assedio, e poi del massacro di Srebrenica, la piccola cittadina della Bosnia-Erzegovina dove nel luglio del 1995 avvenne il genocidio di 8mila uomini e ragazzi musulmani. Per come ci ricorda che tra tutte le cose terribili, forse la più terribile è proprio l’uomo. Per come narra, per come piange, per come grida, per come denuncia, per come dà voce.

Viene una gran rabbia, uscendo da teatro. Ma perché non sapevamo, così nel dettaglio, cosa succedeva di là? Perché nessuno, a scuola, ci ha mai spiegato i Balcani, la ex Jugoslavia, Milošević? Perché non ci hanno mostrato dove sta Sarajevo, sulla mappa? Perché i caschi blu dell’Onu promisero alla gente di Srebrenica di proteggerla, ma poi la abbandonarono a se stessa? Perché si arriva a seppellire vivi quelli che di punto in bianco diventano i nostri nemici, a sparare al vicino, a dover lasciare casa propria, a sgozzare i bambini? […]”

A causa del forte maltempo, la data del 2 maggio 2023 alle ore 18.30 della performance itinerante Muoio come un paese di Gemma Hansson Carbone è posticipata a giovedì 4 maggio 2023 alle ore 18 (sempre con partenza davanti al Teatro Rasi).

Per le persone che avevano già acquistato il biglietto per la data di oggi, il biglietto è automaticamente valido per la replica di giovedì alle ore 18.

Ecco un recap delle date di Muoio come un paese, tutte con partenza dal Teatro Rasi:
-> 03/05 ore 18.30
+ a seguire incontro con l’artista e Alessandro Iachino
-> 04/05 ore 18
-> 04/05 ore 19.30