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Torna il progetto Visionar* di Ravenna!
Dopo il successo delle precedenti edizioni, ErosAntEros rinnova la chiamata pubblica rivolta a tutte le persone appassionate o incuriosite dal teatro per scegliere due spettacoli da inserire nel programma di POLIS Teatro Festival 2025.

Che cos’è e come funziona L’Italia dei Visionari?
L’Italia dei Visionari è un progetto di formazione dello “spettatore attivo” promosso da CapoTrave/Kilowatt Festival al quale ErosAntEros aderisce dal 2020.

In ognuna delle città dei partner che si uniscono al progetto viene formato un gruppo di Visionar* incaricato di prendere visione dei video e delle schede artistiche degli spettacoli pervenuti attraverso un bando nazionale destinato a singol* artist*, compagnie emergenti e indipendenti, che operano professionalmente nel teatro contemporaneo, nella danza e nella performing art, per scegliere quelli da inserire nella programmazione di ciascuno degli enti/ teatri/ festival coinvolti (ciascun gruppo in completa autonomia rispetto agli altri gruppi).

Da chi è composto il gruppo di Visionar*?
Da spettator* che si impegnano a vedere le creazioni che le varie compagnie inviano in risposta al bando della rete nazionale L’Italia dei Visionari, persone che vivono nella provincia di Ravenna, appassionate dei linguaggi teatrali e delle arti performative, che pur non essendo operator* teatrali, possono selezionare tra i tanti spettacoli candidati quelli che desiderano vedere nei teatri della propria città.

Per entrare nel gruppo Visionar* di Ravenna non sono necessarie particolari competenze, ma curiosità e passione nei confronti del teatro, nonché la disponibilità a riunirsi tra dicembre 2024 e marzo 2025 per 4 incontri collettivi attraverso i quali scegliere gli spettacoli che verranno inseriti nel programma del festival.

Come si fa a diventare Visionari*?
Per unirti al gruppo, compila il modulo di iscrizione al link https://forms.gle/q6W8iiscnLuc6xpf7 entro il 4 dicembre 2024.


Partecipazione gratuita, riservata ai soci dell’associazone EROSANTEROS APS.

Per maggiori informazioni: info@polisteatrofestival.org

APERITIVO VISIONARIO
Primo incontro conoscitivo con presentazione del progetto e aperitivo:
4 dicembre 2024
, alle ore 20, presso CittAttiva, via G. Carducci 14 – Ravenna.
Gli incontri successivi verranno resi noti il 4 dicembre.

Il buffet dell’Aperitivo Visionario è gentilmente offerto da Conad, via Cesarea ang. via Serra (Ravenna).


ErosAntEros – POLIS Teatro Festival rinnova la collaborazione con il progetto L’Italia dei Visionari, lanciato da numerosi enti, tra teatri e festival italiani: CapoTrave / Kilowatt (Sansepolcro AR), Festival Le Città Visibili (Rimini), Progetto Fertili Terreni Teatro (Torino), Pilar Ternera/NTC (Livorno) e Ass. Cult. Madame Rebinè / Ricò (San Quirino PN).

La selezione è destinata ai singoli artisti e alle compagnie professionali indipendenti che operano professionalmente nel teatro contemporaneo, nella danza e nella performing art. Il bando si rivolge a tutti i tipi di gruppi, sia associazioni, cooperative o altro, sia gruppi informali e singoli artisti. Sono esclusi i gruppi amatoriali e i saggi di laboratorio.

Possono partecipare tutti i singoli e i gruppi che abbiano prodotto o stiano per produrre un nuovo lavoro. Per nuovo lavoro si intende uno spettacolo che ha debuttato o debutterà nel periodo compreso tra gennaio 2024 e l’estate 2025. Lavori che abbiano debuttato in periodi precedenti saranno insindacabilmente esclusi dalla selezione.

BANDO ARTISTI 2025

C’è tempo fino al 13 novembre 2024, alle ore 12 (mezzogiorno).

ErosAntEros cerca una figura organizzativo-amministrativa per le attività di POLIS Teatro Festival e le proprie attività di produzione e distribuzione, da integrare all’interno dell’organico con una prospettiva di collaborazione stabile e duratura.

Sede di lavoro: Ravenna, con disponibilità a eventuali trasferte.

Impegno richiesto: tempo pieno o parziale.

A partire da: settembre 2024.

Principali mansioni:

  • segreteria generale
  • organizzazione
  • produzione
  • distribuzione
  • logistica
  • redazione di preventivi e consuntivi per enti pubblici, privati e bandi
  • fundraising
  • amministrazione:
    • prima nota
    • bilanci
    • contratti
    • SIAE
    • rapporti con commercialista e consulente del lavoro
  • cura dei rapporti e promozione sul territorio
  • supervisione della biglietteria del festival

Requisiti richiesti:

  • conoscenza e aderenza alla poetica di ErosAntEros
  • esperienza pregressa nell’ambito del teatro contemporaneo e nelle mansioni richieste
  • conoscenza del sistema teatrale
  • estrema precisione nel lavoro, motivazione, flessibilità e attitudine al problem solving
  • autonomia nello svolgimento delle mansioni e nel raggiungimento degli obiettivi
  • ottimo utilizzo degli strumenti informatici di base, in particolare:
    • Windows e Android
    • Suite Google (Drive, Gmail, Calendar, Contatti, Fogli)
    • Libre Office (Writer, Calc)
  • ottime competenze linguistiche in inglese e possibilmente una seconda lingua

Per candidarsi compilare il form con tutte le informazioni richiestehttps://forms.gle/MwmvsDi6f1ouaDX67

Polis Festival, il teatro come lingua comune
Giulia Damiano, “Altre Velocità”, 18 giugno 2024
https://www.altrevelocita.it/polis-festival-il-teatro-come-lingua-comune/

“Dal 7 al 12 maggio 2024 si è tenuta, a Ravenna, la 7° edizione di Polis Teatro Festival, con un focus sulla scena contemporanea tedesca. Il festival, ideato e diretto da Davide Sacco e Agata Tomšič, della compagnia ErosAntEros, è dal 2018 un interessante scorcio per guardare l’affondo che l’arte può fare nel sociale e – verrebbe da dire, non dandolo per scontato in questo settore – viceversa. Tra gli intenti che il festival dichiara fin dalla sua prima edizione c’è quella di «offrire alla cittadinanza la possibilità di entrare in contatto con quelli che nella polis antica venivano chiamati i tecnici di Dioniso, ovvero coloro che attraverso l’arte teatrale, trasmessa per contagio da un dio, portavano i cittadini a condividere uno spazio e un tempo di riflessione sul presente». A partire dal 2022 il progetto si è aperto alla scena internazionale, con un focus sulla drammaturgia contemporanea francese. Il 2023 è stata la volta del Balkan Focus, e quest’anno si approda in Germania.

La locandina del festival di quest’anno ospita, come da tradizione, un disegno di Gianluca Costantini, fumettista ravennate noto per le sue opere di graphic journalism (famoso è diventato il ritratto che fece di Patrick Zaki), che per questa edizione di POLIS omaggia Il cielo sopra Berlino, film di Wim Wenders. L’angelo disegnato, dichiarano Sacco e Tomšič, è però anche l’Angelus Novus di Paul Klee, ripreso da Walter Benjamin con la sua teoria di “angelo della storia”. In questo senso l’angelo è sia testimone di una comunanza che valica i muri, i confini, sia uno sguardo sulle rovine che la storia macina. L’ambivalenza dell’angelo disegnato per POLIS rispecchia un po’ il riunirsi di artisti provenienti da realtà diverse, che osservano e riflettono le macerie del nostro presente, attraverso la lingua comune del teatro.

Il festival conta a Ravenna (in particolare Teatro Rasi, Artificerie Almagià e Teatro Socjale) diversi eventi, oltre agli spettacoli, tra cui due tavole rotonde (registrate e recuperabili online dal sito del festival) e momenti di confronto tra studiosi, artisti e operatori internazionali, senza escludere il motore partecipativo del progetto: gli spettatori.

Quanto agli spettacoli troviamo, tra le ospitalità internazionali del festival: Posseduto del collettivo femminista berlinese She She Pop; The Walks del collettivo berlinese Rimini Protokoll; Death and Birth in My Life dell’artista svizzero Mats Staub; Autodiffamazione della compagnia italo-tedesca Barletti-Waas. ErosAntEros presentano in prima assoluta Sulla difficoltà di dire la verità, tratto, come anche Santa Giovanna dei Macelli, dall’opera di Brecht. E tra le presenze nazionali e più giovani: Millenovecento/89 del duo Le Cerbottane e Still Alive di Caterina Marino.

Di seguito ripercorriamo alcuni dei vari spettacoli e momenti di condivisione di questa edizione avuti, in particolare, negli ultimi due giorni del festival, l’11 e il 12 maggio.

[…]

Ai partecipanti e alle partecipanti del festival viene proposta un’ultima prova di empatia con Death and Birth in My Life di Mats Staub al’Almagià di Ravenna. Le video installazioni pensate da Staub sono solo la fine di un lungo progetto che conta 85 interviste registrate tra Europa e Africa. Quella che l’artista svizzero propone è una selezione di ritratti racchiusi in otto interviste, che ruotano attorno alle domande di partenza: «Quali morti e quali nascite hanno influenzato e cambiato la mia vita finora? Chi ho accolto, chi ho perso e a chi ho detto addio, e che cosa mi è accaduto nel processo?».

Le installazioni audio-video sono organizzate in otto semicerchi formati da sedie rivolte, per ogni gruppo, verso due schermi verticali (uno per ogni interlocutore o interlocutrice). Il pubblico può, così, decidere di sedersi e ascoltare in cuffia una sola coppia delle otto.

Le luci basse, i piccoli gruppi in ascolto, le voci in cuffia, le pause che ogni persona lascia all’altra mentre questa si racconta, gli sguardi con le altre persone di quello o di altri gruppi, fanno sì che l’esperienza sia di un’inaspettata e rara intimità. A fine spettacolo, per chi lo avesse desiderato, era previsto un momento di raccoglimento tra spettatori e spettatrici (in alcune repliche con la presenza dello stesso Staub) per condividere storie e riflessioni su quanto appena sentito.

L’intervista fatta a Sharon & Hlengiwe in Sud Africa è piena di dolore e di ottimismo, in egual misura. Le due donne si confrontano sulle morti e sulle nascite che hanno vissuto nelle loro vite. Una delle due, di origini indiane, parla di un figlio nato morto, del senso di colpa impartitole dalla famiglia, della sfiducia provata nei confronti del suo corpo. La condivisione di esperienze porta le due a condividere riflessioni condivise «il nostro corpo non è una macchina che sforna panini. Va celebrato, è un miracolo» e ancora «quando partorisci c’è qualcosa in te che muore», «a volte la rabbia è importante», «la povertà ti priva di una vita dignitosa», «la povertà non è una cosa normale con cui vivere», «la tua vita non dovrebbe essere determinata da dove sei nata», «c’è morte e morte: la morte non è uguale per tutti» e alla fine «le esperienze con la morte ci hanno insegnato a vivere, ci hanno fatto apprezzare la vita». La vita, si chiedono, la capiremo mai?”

Polis Teatro Festival 2024: intervista ai direttori artistici Agata Tomšič e Davide Sacco
Sara Perniola, “PAC”, 15 giugno 2024
https://www.paneacquaculture.net/2024/06/15/polis-teatro-festival-2024-intervista-ai-direttori-artistici-agata-tomsic-e-davide-sacco-paneacquaculture/

Com’è nato questo lavoro e come si è sviluppato nelle residenze artistiche e nella lunga lista di collaborazioni dal respiro internazionale che hanno strutturato il festival e che lo caratterizzano?

Agata: POLIS è nato nel 2018 come piccolo progetto del territorio, il primo che abbiamo fatto a Ravenna, dopo 8 anni in cui risiedevamo qui come compagnia: da questo momento abbiamo creato delle piccole co-produzioni internazionali e il progetto, fin da subito, è stato caratterizzato da spettacoli che affrontano dei temi importanti nel contenuto, ma, al contempo, portano avanti una ricerca radicale sulla forma. Dal 2022 in poi, dopo aver acquisito anche una certa stabilità grazie ai finanziamenti, abbiamo dato al Festival un taglio dal più ampio respiro internazionale, scegliendo ogni anno un’area geografica diversa su cui concentrarci, molto spesso legata a ciò che stavamo facendo come artisti e con professionisti con cui eravamo già in contatto. Quest’anno, ad esempio, c’è stato il German Focus e uno dei co-produttori dello spettacolo Santa Giovanna dei Macelli è stato il Teatro Mladinsko Gledališče di Lubiana, di cui abbiamo ospitato due produzioni lo scorso anno per il Balcan Focus. Quindi relazioni con realtà già avviate, con cui condividiamo visioni, lavori e idee.                                          L’edizione di POLIS di quest’anno ha portato in scena progetti e spettacoli prevalentemente di lingua tedesca – penso a Brecht e alla rinnovata collaborazione con il Teatro Nazionale del Lussemburgo – e ha cercato di far conoscere al pubblico artisti e spettacoli nuovi, e provando a portare a teatro tutti e tutte, grazie, ad esempio, alle agevolazioni per gli Under30 o ai biglietti sospesi. Una doppia apertura, quindi: verso l’Europa da una parte, e verso la città dall’altra.

[…]

Da queste vostre risposte si evince una parte del messaggio e della speranza di questa edizione di POLIS, che, da sempre, si direziona verso la sensibilizzazione di concetti intensi, stratificati, necessari in questi tempi duri. Cosa POLIS ha bisogno di raccontare ancora?

Agata: POLIS ha il privilegio di condividere lo spazio e il tempo straordinari dati dal teatro, nell’essere qui e ora con delle persone per riflettere su delle questioni che ci riguardano tutti e tutte. Ho pensato molto a questa questione del teatro ed è una cosa che è venuta fuori in molti spettacoli (penso, ad esempio, al collettivo femminista She she pop, che ripropone ogni volta il lavoro ideato adattandolo al contesto in cui viene presentato), i quali portano in scena anche una dimensione collettiva, relativa al prendere parola e caricarsi di responsabilità, in relazione all’appartenenza di un gruppo all’interno di una comunità più ampia, che è la nostra società. Riuscire a farlo in teatro ed esponendosi su temi importanti come il possesso, la proprietà, la libertà – grazie a una commistione di generi e a dispositivi teatrali non canonici – è stato sicuramente uno dei temi centrali del Festival. È così che siamo riusciti a esplorare nuove forme di relazione sull’essere comunità, riflettendo su noi stessi e realizzando un atto politico. […]”

Dare voce al non detto: un monologo ispirato da Brecht
李慧 Li Hui, 28 maggio 2024

Contributo creato all’interno del workshop OBSERVING THE CATASTROPHE, condotto da Tom Mustroph durante POLIS 2024, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e in particolare con il Master in International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage.

“Rumori disincarnati che emergono dall’ombra, fotografie di donne che protestano per strada, il passamontagna rosso sull’artista che recita il monologo: sono queste le immagini che rimangono più impresse nell’ultima produzione di ErosAntEros, “Sulla difficoltà di dire la verità” al POLIS Teatro Festival al Teatro Rasi, Ravenna.

Questo spettacolo intreccia arte, politica e verità, fondendo suono, voce e performance dal vivo per dare vita al saggio fondamentale di Bertolt Brecht “Cinque difficoltà per chi scrive la verità”. Ben al di là di una semplice pièce teatrale, lo spettacolo emerge come un manifesto politico vivido e dinamico che risuona profondamente nel clima socio-politico odierno.”

L’articolo completo, scritto in inglese, è disponibile qui: https://polisteatrofestival.org/news/hui-li-on-on-the-difficulty-of-telling-the-truth-may-28-2024/?lang=en


POLIS Teatro Festival 2024 è terminato, superando con successo un’altra sfida: si è consolidato come festival di teatro contemporaneo internazionale, mettendo al centro un German Focus, ma mantenendo sempre viva l’anima partecipativa del festival, che vede al centro lo spettatore e il suo coinvolgimento attivo.

Grazie a tutte le persone che sono state con noi e ci hanno sostenuto!

Di seguito alcuni scatti di Dario Bonazza della settima edizione di POLIS.


PROLOGO – mercoledì 24 aprile 2024


GIORNO #1 – martedì 7 maggio 2024


GIORNO #2 – mercoledì 8 maggio 2024


GIORNO #3 – giovedì 9 maggio 2024


GIORNO #4 – venerdì 10 maggio 2024


GIORNO #5 – sabato 11 maggio 2024


GIORNO #6 – domenica 12 maggio 2024

Ecco il video finale di POLIS 2024, che si è concluso con successo.

Grazie ancora a tutte le persone che sono state con noi per questa settima edizione del festival.

Buona visione!

La verità come un’arma
Maria Leskova, 18 maggio 2024

Contributo creato all’interno del workshop OBSERVING THE CATASTROPHE, condotto da Tom Mustroph durante POLIS 2024, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e in particolare con il Master in International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage.

“La coincidenza del caso e della fortuna mi ha portato a POLIS Teatro Festival di Ravenna venerdì sera (10/05/2024). Un’altra prova che le coincidenze non esistono, perché ciò che ho visto mi ha catturato la mente e lo spirito.

Lo spettacolo di ErosAntEros, della durata di 45 minuti, è basato su un saggio di Bertolt Brecht scritto nel 1934. È passato quasi un secolo, ma i suoi contenuti valgono ancora la pena di essere riletti. La storia si ripete, o come disse un famoso storico “la storia non è un insegnante ma un supervisore – non insegna, ma punisce severamente chi non impara le lezioni”. […]

L’articolo completo, scritto in inglese, è disponibile qui: https://polisteatrofestival.org/news/maria-leskova-on-on-the-difficulty-of-telling-the-truth-may-18-2024/?lang=en

Polis Teatro Festival 24 – parte 2 – She She Pop, Le Cerbottane, Rimini Protokoll
Olindo Rampin, “PAC”, 21 maggio 2024
https://www.paneacquaculture.net/2024/05/21/polis-teatro-festival-24-parte-2-she-she-pop-le-cerbottane-rimini-protokoll/

“[…] È domenica mattina e siamo a Piangipane, nella campagna ravennate. Al Teatro Socjale, costruito nel 1920 grazie all’iniziativa dei braccianti riuniti nelle gloriose cooperative d’allora, debutta Millenovecento|89, firmato da Le Cerbottane, Laura Pizzirani e Francesca Romana Di Santo, in collaborazione con Ateliersi e Polis Teatro Festival. Racconto proteiforme e arguto della ingloriosa fine del Pci vista con gli occhi delle due interpreti, che in quegli anni erano bambine e figlie di militanti di base, è la prima tappa di una più ampia riflessione sul Novecento, L’alba dentro l’imbrunire.

La struttura dello spettacolo è eminentemente plurilinguistica: parodica, documentaria, narrativa, comica, drammatica, elegiaca, post-televisiva. È un collage di umoristiche tranches de vie, di inserti di realtà con documenti audiovisivi d’epoca, di sketch parodianti la struttura delle sit-com e delle soap, lucidamente additate, con un sorriso, come una delle spie dell’istupidimento collettivo alimentato dalla tv commerciale degli anni ‘80. Autoritratto saporoso e puntuto di una generazione traumatizzata in tenera età dal crollo del Muro di Berlino, Millenovecento|89 è un viaggio dolce-amaro nel decennio segnato dalla capitolazione della sinistra, inscenato con brio “popolareggiante”.

Le Cerbottane non si limitano però a parodiare la genesi dell’era turbo-liberista inaugurata dalla abominata Thatcher e inoculata in Italia dal berlusconismo politico-televisivo, potentemente rievocato anche con il gustoso montaggio di raccapriccianti epifanie di spot in tv a tubo catodico, dove la promozione di auto, profumi e articoli di cucina trasudava un ripugnante maschilismo. Hanno dei conti in sospeso anche con la loro parte, fatta oggetto di una ironia che riguarda ora le forme rigide della disciplina di partito, ora l’endemico maschilismo che escludeva le donne dal dibattito politico, ora i tempi e i modi e le ragioni della scelta di cambiare nome, restituita con un felice montaggio delle sbigottite telefonate degli elettori al Partito, le cui originali trascrizioni a penna sono proiettate su uno schermo. Ma alla scanzonata contestazione non sfugge neppure lo spettro stizzoso di Marx, prima contestato per i suoi ritardi culturali sulla questione femminile, infine burlescamente rieducato in chiave cool-pop e aggiornato sui Gender Studies e l’intersezionalità.

Torniamo a Ravenna, dove ai Giardini Pubblici, il German Focus propone The Walks dei tedeschi Rimini Protokoll. Ripudiato il teatro come spazio scenico, abiurata la rappresentazione-finzione, il rapporto tra artista e pubblico avviene qui nello spazio urbano, attraverso il genere della passeggiata audioguidata, con il fine di disvelare aspetti della realtà di solito sottratti all’osservazione. I nostri spostamenti, quando di rado avvengono a piedi, sono di solito volti a un fine, non sono disinteressati, errabondi, e sono quindi fatalmente dominati da uno sguardo distratto. La formazione tedesca è specializzata in questo linguaggio, che qui si traduce in una app che il fruitore scarica sullo smartphone e che viene attivata con un codice personale. […]”

POLIS Teatro Festival 24 – parte 1 – Mats Staub e ErosAntEros
Olindo Rampin, “PAC”, 17 maggio 2024
https://www.paneacquaculture.net/2024/05/17/polis-teatro-festival-24-parte-1-mats-staub-e-eros-anteros/

“C’è un’ispirazione neo-umanistica, un sentore di rinnovati echi spiritualistici di derivazione esistenzialista in Death and Birth in My Life, la video-installazione realizzata dall’artista bernese ma residente a Berlino Mats Staub e presentata a POLIS, il festival ravennate diretto da Davide Sacco e Agata Tomšič/ErosAntEros. Focus di quest’anno: la scena contemporanea tedesca.

Promotore di una poetica della realtà incompatibile con il teatro come rappresentazione, Staub ha allestito una raccolta di video-racconti di dialoghi autobiografici tra persone reali, realizzati in Paesi diversi, dal Sudafrica all’Irlanda, intorno all‘Alfa e all’Omega della vita umana. Nel suo percorso formativo Staub ha all’attivo anche studi religiosi, che forse hanno contribuito a nutrire l’aura spiritualeggiante che avvertiamo nel suo lavoro.

All’ingresso in sala viene proposta la scelta di uno degli otto video fruibili. L’atmosfera è intima e vi contribuisce lo “spirito del luogo”, le Artificerie Almagià, un ex opificio dove si stoccava lo zolfo che somiglia a una cattedrale antica, come spesso accade in Emilia-Romagna, dove anche i poderi rurali oggi in triste abbandono sembrano chiese. La penombra della “navata” centrale, le luci soffuse e le poltrone poste di fronte ai due schermi verticali su cui scorrono le confessioni di due interlocutori rendono la visione stranamente pacificata. Il pubblico in attesa parla a voce bassa, come si fa per rispetto nei momenti che precedono la celebrazione di un rito.

[…]

Dal quartiere della darsena camminiamo verso il centro storico di Ravenna e raggiungiamo il Teatro Rasi, dove Davide Sacco e Agata Tomšič, i due artisti e direttori del festival, dopo il recente debutto della loro versione di Santa Giovanna dei Macelli, continuano l’itinerario di una meritoria riscoperta di Bertolt Brecht, stavolta non con un’opera teatrale ma con uno degli scritti polemici che riguardano il rapporto tra arte e politica: Cinque difficolta nello scrivere la verità, apparso nel 1935, da cui hanno tratto lo spettacolo Sulla difficolta di dire la verità.

Giovanna Dark, la “filantropa” che troppo tardi comprende la ferocia del capitalismo e muore canonizzata come Santa Giovanna dei Macelli, “risorge” qui propugnatrice appassionata e battagliera delle “istruzioni” per scrivere bene la verità che Brecht rivolge ad artisti e intellettuali nei primi anni dell’esilio. «Eroe bastonato» dalle circostanze, così definiva Benjamin il personaggio del teatro epico brechtiano per differenziarlo dall’eroe tragico, Giovanna/Agata Tomšič in un certo senso rinasce con un abito grigio di ascetica semplicità e gli anfibi militari, tra il monacale e l’attivista. Bersaglio polemico di Brecht sono gli intellettuali che denunciano la barbarie senza spiegare la ragione che la provoca, e cioè il fatto che «i rapporti di proprietà non vengono modificati». Così, per scrivere la verità, sono necessari non solo il coraggio ma anche l’accortezza di saperla riconoscere, l’arte di renderla maneggevole, l’avvedutezza di saperla scrivere per qualcuno che possa servirsene, l’astuzia di saperla divulgare eludendo la sospettosa vigilanza dello stato.

Diversamente da quel che si potrebbe pensare a prima vista, un testo di questa natura è tutt’altro che estraneo al teatro e alla lirica brechtiane. È felice quindi la scelta di inframmezzare la lettura di questa prosa polemica con due assaggi poetici. Si pensi al fatto che la «vecchia donna» ridotta in povertà protagonista de L’acquirente decide con coraggio di tornare nei negozi anche se non ha soldi, «per far sapere come stanno le cose», cioè per dire efficacemente la verità. Similmente, le parole d’ordine di Lode dell’imparare incarnano la «pietrificazione formale» (Fortini) delle proposizioni marxiste che serviva a tradurle in contenuti pratici: «Impara l’a b c; non basta ma imparalo! (…) Tu devi prendere il potere!»

La cifra interpretativa messa a punto da Agata Tomšič si esprime in una dizione inesorabile, dalla tonalità severa e incalzante, screziata di una rabbia controllata, ritmata come un metronomo, ma che a tratti prende fuoco in acuti di una vocalità contagiosamente audace. Sono originali fughe gorgheggianti, che culminano in un trillo d’uccello, con dentro una vena esplosiva. Esse si uniscono felicemente con le sonorità elettroniche di Davide Sacco e con le fotografie di Michele Lapini che scorrono sul fondale: immagini di manifestazioni e di lotte, di cariche della polizia, spesso ribollenti, in sintonia con la musica, in un processo di disgregazione grafica, materica e cromatica, che commenta acutamente le punte espressive della pregevole ricerca vocale-interpretativa.
A tratti la performer si allontana dal microfono e in un’area della scena in penombra cambia il registro vocale e passa a un tono sussurrato, privato, in intima comunione con il pubblico. La figura sottile e nervosa, il volto esangue, mobilissimo, ora severo ora inquieto o dolce, il profilo affilato, gli occhi chiari resi iridescenti dalla luce teatrale, Agata Tomšič sembra discendere “per li rami” da genealogie attoriali dell’avanguardia primonovecentesca e mitteleuropea, famiglie teatrali di energica irrequietezza e di caparbia tenacia.”

A, B, C DELLA DEMOCRAZIA. C COME COSTITUZIONE / Luoghi e passioni dell’altra Ravenna. Due intense giornate, fra lavoro, ambiente e arte
Maria Paola Patuelli, “Ravenna Notizie”, 14 maggio 2024
https://www.ravennanotizie.it/rubriche/a-b-c-democrazia/2024/05/14/a-b-c-della-democrazia-c-come-costituzione-luoghi-e-passioni-dellaltra-ravenna-due-intense-giornate-fra-lavoro-ambiente-e-arte/

“[…] Ma ho avuto un altro momento di intensa partecipazione al Teatro Rasi, nella serata dello stesso giorno. Nel programma del Festival Polis della compagnia ErosAntEros ho trovato uno spettacolo che mi ha richiamato con forza, tratto da un saggio politico di Bertolt Brecht, scritto nel 1934. Nel 1933 Brecht aveva lasciato la Germania nazista. Il titolo del saggio Come dire la verità ai deboli e combattere la menzogna dei potenti è diventato, nello spettacolo, Sulla difficoltà di dire la verità, un monologo detto con forte intensità da Agata Tomsic. Mentre ascoltavo, mi chiedevo. Allora, il tempo non è passato? Brecht è tornato fra noi? Ancora ci vuole coraggio per dire la verità? E ci vuole  molta attenzione nel riconoscerla, perché spesso è avvolta da fitta nebbia? E una volta riconosciuta, come comunicarla bene? Inoltre, a chi comunicarla? Un destinatario non vale l’altro. […]

Farsi trasformare dalle visioni
Michele Pascarella, “Gagarin”, 7 maggio 2024
https://www.gagarin-magazine.it/2024/05/incontro-ravvicinato/farsi-trasformare-dalle-visioni-conversazione-con-agata-tomsic-e-davide-sacco-erosanteros-polis-teatro-festival/

“Dal 7 al 12 maggio torna a Ravenna POLIS Teatro Festival, che ha aperto la settima edizione con lo spettacolo Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht, in un prologo andato in scena il 24 aprile al Teatro Alighieri.

[…]

In base a quali principi avete scelto ciò che sarà presentato a Polis Teatro Festival 2024? 

Agata: L’idea iniziale è nata proprio dalla coproduzione internazionale di Brecht che stavamo mettendo in piedi negli ultimi anni e che avrebbe debuttato ad aprile 2024, supportata dai rapporti che abbiamo costruito nell’area di lingua tedesca negli anni: già nel 2015 siamo stati coinvolti in un progetto formativo presso lo Schaubuhne di Berlino, con il Theatre National du Luxembourg siamo con Santa Giovanna alla seconda coproduzione, da diversi anni siamo in dialogo con Milo Rau per cercare di ospitarlo a POLIS (neanche questa volta ci siamo riusciti, ma ritenteremo!), mentre l’estate scorsa abbiamo conosciuto Stefan Kaegi e iniziato con lui uno lungo scambio per capire quale opera di Rimini Protokoll portare a Ravenna quest’anno. Con altri artisti e operatori è stato invece proprio il festival a fare da motore per generare nuove amicizie e collaborazioni. Il sistema teatrale tedesco è molto diverso da quello italiano (dedicheremo a questo argomento addirittura una tavola rotonda, sabato 11 alle 15 al Teatro Rasi!), il che ci ha spinto ad affacciarci maggiormente alla scena indipendente portando nella nostra città alcuni degli artisti più interessanti della scena europea, come, le berlinesi She She Pop e lo svizzero Mats Staub, con opere che sperimentano diversi linguaggi espressivi, forme multidisciplinari, come video-installazioni, camminate, monologhi partecipativi, che più esplicitamente rompono le convenzioni teatrali tradizionali.

Per chi fosse estraneə alle astruserie del contemporaneo: quali sono le opere più facilmente accessibili, tra quelle in programma?

Agata: Sorprendentemente, forse, sono gli artisti emergenti delle due reti nazionali Visionari e In-box, di cui POLIS è partner, e che ospiteremo nei primi giorni, a essere più “tradizionali” dal punto di vista formale. Detto ciò, però, ci tengo a sottolineare che le “astruserie contemporanee” che proponiamo a POLIS sono estremamente fruibili, a volte anche “leggere”, quasi giocose, seppur sempre intelligenti e collegate al tempo presente a livello di contenuti, come nel caso di The Walks di Rimini Protokoll, Posseduto di She She Pop e Millenovecento/89 di Le Cerbottane; altre volte più profonde e commoventi, come nel caso di Death and Birth in My Life di Mats Staub; altre ancora algide o provocatorie, come Autodiffamazione di Barletti/Waas e il nostro nuovissimo Sulla difficoltà di dire la verità, entrambi figli di due grandi drammaturghi del ‘900 come Peter Handke e, ancora una volta, Bertolt Brecht.

[…]

Infine: con quale attitudine è consigliabile venire a un Festival esplicitamente militante come Polis? 

Agata: Con la voglia di farsi sorprendere e “trasformare” dalle visioni che seguiranno, ma anche di passare insieme a noi un tempo speciale fatto di sorrisi, incontri, scambi internazionali, un tempo speciale e sospeso che è quello proprio del festival: dove per una manciata di giorni solo il teatro esiste, e ora dopo ora, minuto dopo minuto, tutto ruota attorno ad esso: parole, sogni, caffè, aperitivi, cappelletti, ma anche mosaici, mostre fotografiche e ovviamente libri, spettacoli, ascolti sonori.”

QUI SI FA LA STORIA
Anna Bandettini all’interno della sua newsletter “Post Teatro – La Repubblica”, 3 maggio 2024

“L’altro festival è POLIS, un piccolo miracolo: nato a Ravenna nel 2018 con spirito arrembante e corsaro, è cresciuto molto in fretta nell’attenzione non banale verso artisti e compagnie indipendenti e  nelle relazioni internazionali che mette in campo, quest’anno con un focus sul teatro contemporaneo dell’area di lingua tedesca, ispirato anche dalle recente messa in scena di Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht del collettivo ErosAntEros cioè Davide Sacco e Agata Tomsic, il tandem organizzativo del festival.

In programma in vari spazi a Ravenna dal 7 al 12 maggio, “Polis” prevede 25 eventi, tra cui, nomi di punta della scena teatrale europea, a partire dal collettivo femminista con base a Berlino She She Pop con Posseduto – Un monologo collettivo  (11 maggio) e i Rimini Protokoll con The Walks,  (9-12 maggio). Altri nomi interessanti, oltre a un bel gruppo di giovani artisti italiani, lo svizzero Mats Staub con Death and Birth in My Life (9-12 maggio) e la compagnia italo-tedesca Barletti/Waas con il loro cult Autodiffamazione di Peter Handke (10 maggio).”

POLIS Teatro Festival su Radio Popolare all’interno di CULT, a cura di Ira Rubini.

PODCAST per risentire la presentazione del festival, con l’intervista ad Agata Tomšič. Dal minuto 21 e 12 secondi.

ErosAntEros, in scena Santa Giovanna dei Macelli
Anna Cavallo, “Theatron 2.0”, 3 maggio 2024
https://webzine.theatronduepuntozero.it/erosanteros-in-scena-santa-giovanna-dei-macelli/

”Brecht è sempre meno presente sulla scena teatrale, primo perché è rimasto marxista fino all’ultimo e secondo perché è stato liquidato come drammaturgo impegnato nel teatro civile, dimenticandosi che lui era anche molto altro. ErosAntEros ha avuto il coraggio e il merito di riproporre un autore che ha ancora tanto da dirci sul capitalismo neoliberista, anche questa una parola ormai caduta in disuso. Brecht non ha mai smesso di dire che il capitalismo è strettamente legato al nazismo e al fascismo”. Lui è il professore Marco De Marinis, docente di Discipline teatrali all’Università di Bologna e direttore del Centro Teatrale La Soffitta, oltre che giornalista de Il Fatto Quotidiano.

Lo spettacolo è Santa Giovanna dei Macelli di ErosAntEros, in scena al Teatro Alighieri di Ravenna dopo il debutto all’Arena del Sole di Bologna. L’incontro con gli attori della compagnia, l’attrice e drammaturga Agata Tomšič e il regista Davide Sacco, poco prima dello spettacolo, ha indagato le tematiche politiche e sociali che connotano fin dagli esordi la loro produzione, insieme alla ricerca estetica, alla multidisciplinarietà, alla sfida del multilinguismo in scena e alle molteplici collaborazioni che li sta proiettando verso un profilo sempre più internazionale.

“Non è la prima volta che affrontiamo Brecht – spiega Tomšič – . Nel 2014 abbiamo portato in scena il suo saggio politico-letterario Cinque difficoltà per chi scrive la verità, attraverso una lettura-concerto che riprenderemo anche quest’anno nel corso del Polis Teatro Festival l’8 maggio, ma in una nuova forma e insieme alle immagini del fotografo attivista Michele Lapini. […]”

Festival Polis: il genio immortale di Bertolt Brecht nell’attualità di ErosAntEros
Alessandro Fogli, “Ravenna & Dintorni”, 2 maggio 2024
https://www.ravennaedintorni.it/cultura/2024/05/09/teatro-festival-polis-brecht-erosanteros/

“Dal prologo di “Santa Giovanna dei Macelli”, con un’ispiratissima Agata Tomsic, alle “Cinque difficoltà per chi scrive la verità” con live electronics e le foto di Michele Lapini

In un’edizione del festival Polis dedicata a un focus internazionale sul teatro contemporaneo dell’area di lingua tedesca, la compagnia ErosAntEros si affida al genio immortale di Bertolt Brecht, con il prologo straordinario Santa Giovanna dei Macelli (andato in scena il 24 aprile) e la ripresa di Sulla difficoltà di dire la verità (tratto dal saggio politico-letterario Cinque difficoltà per chi scrive la verità), che la compagnia aveva portato in scena in forma di lettura concerto nel 2014 e che diventa ora uno spettacolo strutturato. Altra coproduzione del festival presentata in prima nazionale, Sulla difficoltà di dire la verità va in scena il 10, l’11 e il 12 maggio dalle 20 al ridotto del teatro Rasi).

Santa Giovanna dei Macelli fu scritto da Brecht tra il 1929 e il 1931, dopo il successo de L’opera da tre soldi e durante il periodo del suo radicale lavoro sperimentale con i Lehrstücke, forma di teatro modernista sviluppata con i suoi collaboratori dagli anni ‘20 alla ne degli anni ‘30. Economia, capitale, speculazione finanziaria, sfruttamento dei lavoratori sono i grandi temi al centro del dramma, scritto in seguito al crollo della borsa di New York del 1929, che portò gli Stati Uniti prima e l’Europa poi a dieci anni di crisi economica, fallimenti di industrie, abbandono delle terre, disoccupazione, miseria, fino alla Seconda guerra mondiale. In questa versione della storia di Giovanna d’Arco, Brecht la trasforma in Joan Dark, un membro dei Cappelli Neri (un gruppo simile all’Esercito della Salvezza) nella Chicago del XX secolo, questi ultimi impersonati nel lavoro di ErosAntEros dai Laibach, band cult slovena che ha spesso nutrito i lavori della compagnia ravennate. La pièce racconta la battaglia di Joan (un’ispiratissima Agata Tomšic) con Pierpont Mauler (Danilo Nigrelli, perfetto nel ruolo) l’untuoso proprietario di uno stabilimento di confezionamento carni. Come la sua omonima, Joan è una donna condannata, una martire e (almeno inizialmente) un’innocente in un mondo di scioperanti, grassatori e operai squattrinati. Come molte delle opere di Brecht, Santa Giovanna dei Macelli è costellata di umorismo e canzoni come parte della sua struttura drammaturgica epica e tratta il tema dell’emancipazione dalla sofferenza materiale e dallo sfruttamento.

In Cinque difficoltà per chi scrive la verità, del 1935, invece, il drammaturgo tedesco, ormai in esilio, rivolgendosi agli artisti e agli intellettuali, enuncia le regole programmatiche (quasi un manuale di strategia militare) per dire la verità ai deboli e combattere la menzogna dei potenti. ErosAntEros qui decide di divulgare il testo assieme ad alcune poesie dello stesso autore, in una forma che si concentra sul piano sonoro-vocale, con la performance vocale di Agata Tomšic e il live electronics di Davide Sacco, e sul piano visivo con la proiezione di immagini di realtà del fotografo Michele Lapini, sensibile osservatore delle questioni sociali, ambientali e politiche che caratterizzano il mondo attuale. «Chi ai nostri giorni voglia combattere la menzogna e l’ignoranza e scrivere la verità – scrive Brecht – deve superare almeno cinque difficoltà. Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché essa venga ovunque soffocata; l’accortezza di riconoscerla, benché venga ovunque travisata; l’arte di renderla maneggevole come un’arma; l’avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; l’astuzia di divulgarla fra questi ultimi».”

La Santa Giovanna di Brecht va in scena con le musiche dei Laibach
Laura Bevione, “Artribune”, 25 aprile 2024
https://www.artribune.com/arti-performative/teatro-danza/2024/04/erosanteros-intervista-compagnia-teatrale/

Com’è avvenuto il vostro incontro con Brecht?
Agata Tomšič: Il nostro incontro con Brecht risale a parecchio tempo fa: nel 2014 abbiamo debuttato con una lettura-concerto tratta da un suo saggio politico-letterario, Cinque difficoltà per chi scrive la verità, che è stato un momento molto importante del nostro percorso artistico perché ha segnato l’inizio di una nuova modalità di ricerca sulla voce. A distanza di dieci anni abbiamo voluto riprendere anche questo lavoro più piccolo con cui debutterò a Polis l’8 maggio ma in una nuova forma, affiancata dalle immagini di realtà del fotografo e attivista Michele Lapini.

E perché proprio il Santa Giovanna dei Macelli?
Tornando a Santa Giovanna, abbiamo iniziato a ragionarci con Davide già nel 2017: allora avevamo debuttato con una produzione di ERT intitolata Allarmi sul tema del neofascismo che ci aveva fatto venir voglia di lavorare su un classico del Novecento e abbiamo subito pensato a Brecht e a questo testo. È stato un percorso lungo: Santa Giovanna è scritto per un cast potenzialmente di cento attori e dunque complesso anche dal punto di vista produttivo, soprattutto per una compagnia che, come la nostra, proviene dall’ambito di quello che una volta si chiamava teatro di ricerca. Abbiamo provato per un po’ fino a che, quando Valter Malosti è diventato direttore di ERT, l’abbiamo incontrato e lui ha accettato di affiancarci in questa ambiziosa follia e ci ha spinti a farne un progetto internazionale, anche per sperimentare il multilinguismo in scena. Grazie anche al Slovensko Mladinsko Gledališče di Lubiana e al Théâtre National du Luxemburg il progetto ha iniziato a prendere forma. 

[…]

Lo spettacolo, dopo il debutto a Bologna, è in cartellone anche nel vostro festival Polis: quale sarà il focus dell’edizione di quest’anno?
Davide Sacco: Lo spettacolo è il prologo di Polis Teatro Festival che si svilupperà poi dal 7 al 12 maggio e avrà un focus sull’area di lingua tedesca – German Focus. Polis, infatti, è un festival di teatro contemporaneo internazionale, dedicato ogni anno a una particolare area geografica. Per noi German Focus vuol dire artisti, produzioni, compagnie provenienti dall’area geografica di lingua tedesca ma anche realtà che portano spettacoli tematicamente legati a quest’area. Fra i tanti spettacoli, avremo la prima nazionale di Posseduto del collettivo She She Pop, in cui protagonisti saranno gli spettatori; poi i Rimini Protokoll con una performance che si dispiegherà all’interno di un parco pubblico; l’artista svizzero Mats Staub con un lavoro a metà tra performance e installazione video. Ci saranno poi, Autodiffamazione del gruppo italo-tedesco Barletti-Waas, ma anche i più giovani Le Cerbottane con il loro 1989 che parlerà della caduta del muro di Berlino.”