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ErosAntEros cerca 2 figure per le attività di POLIS Teatro Festival e le proprie attività di produzione e distribuzione, da integrare all’interno dell’organico con una prospettiva di collaborazione stabile e duratura.
Le principali aree di competenza sono l’organizzazione, l’amministrazione e la comunicazione, da suddividere in organizzazione-amministrazione e comunicazione-organizzazione.

Sede di lavoro: Ravenna, con disponibilità a eventuali trasferte

A partire da: 17 novembre 2025

Principali mansioni:

Organizzazione:

  • segreteria generale
  • organizzazione
  • produzione 
  • distribuzione
  • logistica
  • redazione di preventivi e consuntivi per enti pubblici, privati e bandi
  • cura dei rapporti e promozione sul territorio locale, nazionale e internazionale
  • fundraising

Amministrazione: 

  • prima nota
  • bilanci
  • contratti
  • SIAE
  • rapporti con commercialista e consulente del lavoro

Comunicazione:

  • gestione di siti/social/newsletter
  • reperimento e revisione materiali
  • traduzione dei materiali (ita-eng)
  • impaginazione materiali
  • aggiornamento costante materiali e piattaforme
  • ufficio stampa
  • coordinamento con altri collaboratori per i materiali di comunicazione 

Requisiti richiesti:

• conoscenza e aderenza alla poetica di ErosAntEros e POLIS Teatro Festival
• desiderio di sposare il progetto e trasferirsi a Ravenna
• esperienza pregressa nell’ambito del teatro contemporaneo e nelle mansioni richieste
• conoscenza del sistema teatrale italiano ed europeo
• estrema precisione nel lavoro, motivazione, flessibilità e attitudine al problem solving
• autonomia nello svolgimento delle mansioni e nel raggiungimento degli obiettivi
• ottimo utilizzo degli strumenti informatici di base, in particolare:

  • Windows e Android
  • Google wokspace (Drive, Gmail, Calendar, Contatti, Fogli)
  • Libre Office (Writer, Calc)
  • Per la comunicazione: WordPress, Voxmail e basi di grafica (InDesign, Photoshop, Canva)
  • Per amministrazione e organizzazione: Fogli Google

• ottime competenze linguistiche in inglese e possibilmente in francese
• buone capacità nei rapporti interpersonali

Per candidarsi compilare il form con tutte le informazioni richieste: https://forms.gle/Lq55owM93jS68Tf96

Ecco il video finale della terza e ultima parte di POLIS 2025, ovvero quella relativa ai festeggiamenti per i 15 anni di ErosAntEros.

Grazie ancora a tutte le persone che sono state con noi.

Buona visione!

Video di Les Bompart

CONVERSAZIONE CON AGATA TOMŠIČ E DAVIDE SACCO. ErosAntEros: quindici anni di amore contro amore
Nicola Arrigoni, “Sipario”, 18 ottobre 2025
https://www.sipario.it/attualita/i-fatti/item/17003-conversazione-con-agata-tomsic-e-davide-sacco-erosanteros-quindici-anni-di-amore-contro-amore-di-nicola-arrigoni.html

“Erano poco più che ragazzi, animati dal medesimo amore per il teatro, nel 2010 si incontrano a Ravenna, in un laboratorio dei Motus organizzato da Fanny & Alexander. Non sanno ancora che quel dialogo iniziale diventerà un sodalizio artistico lungo quindici anni e una delle esperienze più coerenti e radicali del teatro italiano contemporaneo. Oggi, nel 2025, Agata Tomšič e Davide Sacco festeggiano i quindici anni di ErosAntEros con due nuovi lavori che segnano anche una fase di ricerca individuale: Materiale per Medea e Quelli che si allontanano da Omelas. Con loro si è deciso di ripercorrer la storia di una compagnia che ha fatto dell’immaginazione una forma di pensiero politico e che si caratterizza per una coerente tensione civile, ma anche per la volontà di aprirsi ai mondi diversi delle arte e intrecciare relazioni internazionali, nel segno di un comune vagare speranzoso per la vecchia Europa.

Come nasce ErosAntEros?
Agata Tomšič: «È una storia che parte nel gennaio 2010, a Ravenna. Io avevo ventitré anni, Davide trenta. Ci siamo conosciuti a un laboratorio dei Motus organizzato da Fanny & Alexander. Io ero studentessa al DAMS di Bologna, lui già lavorava con le Albe e con gli stessi Fanny. Frequentavamo da anni gli stessi teatri, gli stessi artisti, le stesse passioni. Io avevo appena scritto la mia tesi su di loro, quindi quando ci siamo incontrati è stato come riconoscersi in un paesaggio comune. Davide stava lavorando a Treno Fantasma, il suo primo spettacolo: mi sono unita al processo e lo abbiamo terminato insieme. Abbiamo debuttato a maggio dello stesso anno e, poco dopo, deciso di darci un nome».

E quel nome, “ErosAntEros”, come arriva?
Agata Tomšič: «Cercavamo qualcosa che rappresentasse il nostro modo di stare insieme artisticamente: la tensione tra due forze diverse che si incontrano e si scontrano. Giocando con la mitologia, abbiamo pensato al mito di Eros e Anteros: l’amore e l’amore corrisposto. Nel racconto antico, Eros non cresceva, e la madre Afrodite genera Anteros affinché il fratello, grazie alla forza dell’amore ricambiato, potesse diventare grande. Ci piaceva l’idea che dall’unione – o dallo scontro – potesse nascere qualcosa di vitale. Poi ci siamo accorti che nel nostro nome la seconda “E” è maiuscola, e quindi si può leggere anche come amore contro amore, in senso dialettico. Oggi questo doppio significato è diventato per noi quasi politico: crediamo che il conflitto, la divergenza, siano motori di crescita e non di distruzione». […]

Davide Sacco, come definirebbe oggi il cuore della vostra ricerca?

Davide Sacco
 «Lo scriviamo anche nella nostra biografia: ‘agganciare il teatro alla vita e fare dell’immaginazione un’arma per trasformare il reale’. Crediamo che il teatro debba restare uno spazio di pensiero collettivo, non un esercizio autoreferenziale. Ogni nostro spettacolo nasce da un’urgenza, da una questione che ci riguarda come cittadini, prima che come artisti. Parallelamente, lavoriamo sempre sulla forma. Ci interessa una drammaturgia plurilinguistica dove testo, suono, luce, immagine e corpo abbiano lo stesso peso. Ogni elemento è parte della costruzione del senso. È una ricerca costante di equilibrio, di tensione tra linguaggio e contenuto».

Allarmi è stato uno snodo importante in questa direzione.

Davide Sacco
: «Sì, è stata la nostra prima produzione con un teatro stabile, l’Emilia Romagna Teatro. Ci ha permesso di affrontare su larga scala i temi che ci stavano più a cuore: la memoria, il consenso, i meccanismi del potere. Era un lavoro sul nazionalsocialismo calato nell’oggi, una riflessione su come la storia continui a ripetersi sotto altre forme. Da lì sono nate collaborazioni internazionali – dal Teatro Nazionale del Lussemburgo al Tancari Dom di Lubiana – che ci hanno fatto crescere anche come sguardo europeo».

Dopo tanti anni insieme, avete scelto di firmare due lavori distinti. Perché?

Davide Sacco
: «Non è una separazione, ma un’evoluzione naturale. Abbiamo sempre condiviso tutto, ma sentivamo la necessità di esplorare territori personali, pur restando nel solco di ErosAntEros. Per il nostro quindicesimo anniversario abbiamo deciso di presentare due progetti paralleli: Materiale per Medea di Agata e Quelli che si allontanano da Omelas mio. Entrambi nascono da un’urgenza etica, dal bisogno di interrogare la responsabilità individuale dentro una collettività». […]”

Gli ErosAntEros compiono 15 anni: si festeggia con due opere sperimentali
Marco De Marinis, “Il Fatto Quotidiano”, 13 ottobre 2025
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/10/13/erosanteros-teatro-sperimentale-ravenna-news/8151008/

“Il 26 e 27 settembre scorsi la compagnia ErosAntEros ha festeggiato a Ravenna i suoi primi quindici anni presentando in anteprima due nuovi lavori. Fondata in questa città nel 2010 da Agata Tomsic, attrice e dramaturg italo-slovena, e da Davide Sacco, music designer e regista, la compagnia ErosAntEros si è dedicata inizialmente a raffinate sperimentazioni su immagine e suono, che hanno tenuto in secondo piano la parola e che soprattutto facevano a meno di un vero e proprio testo.

Un significativo esito produttivo di questa fase è stato lo spettacolo Nympha, mane! (2010-2012), da cui si svilupperanno anche le ricerche universitarie, condotte da Tomsic presso il Dams bolognese, sul motivo della Ninfa nella cultura e nell’immaginario occidentali, con un riferimento dominante agli studi iconografici del grande storico dell’arte tedesco Aby Warburg.

Nel 2014, i due attuano una decisa svolta nel lavoro. E si tratta di una svolta duplice. Da un lato emerge in loro la necessità di conferire alla ricerca un taglio più esplicitamente impegnato dal punto di vista civile e politico, mediante una riflessione sul ruolo dell’artista nella società contemporanea. Dall’altro, con una coincidenza sicuramente non casuale, decidono di andare a un confronto più ravvicinato con la dimensione verbale e la drammaturgia scritta.

A fare da mentori di questo turning point, troviamo due figure emblematiche di intellettuali-artisti del secolo scorso, Brecht e Pasolini, e un gruppo teatrale ormai leggendario, sulla breccia da oltre sessant’anni: l’Odin Teatret, diretto da Eugenio Barba.

Nasce così Come le lucciole, un work in progress dal 2013 al 2015, con un evidente riferimento a PPP attraverso la rilettura fattane da Georges Didi-Huberman, warburghiano eretico, e Sulla difficoltà di dire la verità (2014), efficace mise-en-espace di uno dei testi più esplicitamente politici scritti da Brecht, quasi un manuale per l’aspirante rivoluzionario.

Dopo un’importante collaborazione con ERT, per la messa in scena di un testo di Emanuele Aldrovandi, da loro commissionato, sul neofascismo contemporaneo (Allarmi!, 2016), il lavoro successivo di Agata e Davide è continuato all’insegna di un teatro sempre più engagé, che però non rinuncia al valore estetico della forma. Si va da 1917, uno spettacolo-concerto in omaggio alla Rivoluzione d’Ottobre per il suo centenario, a una performance sul Sessantotto e i movimenti contemporanei (Vogliamo tutto!, 2018), e a Sconcerto per i diritti (2019), sulla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Ma vanno ricordati soprattutto i due lavori successivi, che segnano un ulteriore salto produttivo in chiave transnazionale: Confini (2020/21), una importante coproduzione italo-lussemburghese, sulle migrazioni del passato, del presente e del futuro (testo di Ian De Toffoli), e Santa Giovanna dei Macelli, di Brecht (2024), uno spettacolo in quattro lingue con la partecipazione della storica band slovena Laibach. In mezzo c’è stato Libia (2022), uno spettacolo-inchiesta creato a partire da un libro della giornalista Francesca Mannocchi e dell’artista-attivista Gianluca Costantini.

Da ultimo, ma certamente non per importanza, occorre ricordare il festival Polis, fondato nel 2018, che, confermando il respiro europeo della compagnia, ogni anno è dedicato a un Paese diverso della Ue.

Vale la pena di spendere qualche parola sulle due nuove produzioni. Perché con esse ErosAntEros rilancia e raddoppia, in più sensi. Intanto perché si tratta di lavori che vedono impegnati separatamente Agata e Davide. La prima è alle prese con i testi dedicati in momenti diversi a Medea dal drammaturgo tedesco Heiner Müller, riuniti col titolo Materiale per Medea. Il secondo come performer (cantante) in proprio in un monologo-concerto basato sull’adattamento di un racconto distopico di Ursula Le Guin (Quelli che si allontanano da Omelas). Due lavori di sicuro impatto e sofisticata confezione, pronti ad andare in tournée.

Nel primo, in particolare, colpiscono e inquietano – in alternanza con la band darkwave La Mano Sinistra – il volto e la voce di Eva Robin’s, catafratta nel ruolo di un fantascientifico storyteller immobile, come in una pièce di Beckett, ma sdoppiata tra presenza dal vivo e proiezione sul fondale. Nel secondo, giocato su di un ricercato dosaggio di buio e luci radenti, che alla fine “aggredirà” gli spettatori seduti in cerchio, stanandoli nel loro voyerismo da peep-show, Agata Tomsic, sola in scena, conferma la sua ammirevole crescita come regista e come attrice di grande intensità e precisione, capace di mettersi in gioco fisicamente come mai prima.

In modi diversi, per i temi evocati e i linguaggi utilizzati, queste due creazioni confermano la vocazione di ErosAntEros a interrogarsi sulle drammatiche questioni che opprimono il nostro presente (razzismo, violenza di genere, stermini…) e chiamano gli spettatori a una assunzione di responsabilità non più differibile.”

Sì è da poco conclusa, con tanti applausi e coinvolgimento del pubblico, operatori e giornalisti provenienti da tutta Europa, la parte finale di POLIS Teatro Festival di Ravenna, che ha festeggiato i 15 anni della compagnia ErosAntEros, con un evento straordinario: la presentazione, in anteprima di suoi due nuovi lavori, Materiale per Medea di Agata Tomšič, da Heiner Müller e Quelli che si allontanano da Omelas di Davide Sacco, da Ursula K. Le Guin.

Con questo evento speciale la compagnia ha celebrato 3 importanti anniversari: 15 anni di ErosAntEros, 30 anni dalla morte di Heiner Müller e 50 anni dalla pubblicazione di Quelli che si allontanano da Omelas di Ursula K. Le Guin. Lo fa sviluppando un’articolata programmazione, posta all’attenzione internazionale anche grazie a una nuova collaborazione con ATER Fondazione, e accompagnata da numerosi eventi collaterali come: una Tavola rotonda internazionale su Heiner Müller e una Tavola rotonda per celebrare l’anniversario della fondazione di ErosAntEros.

Un progetto di ErosAntEros e POLIS Teatro Festival, sostenuto da Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna e reso possibile da numerose collaborazioni: con il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’UniBo (sede di Forlì) per la realizzazione dei soprattitoli in inglese che renderanno accessibili gli spettacoli anche agli operatori internazionali presenti; con gli enti linguistici Goethe-Institut Mailand e ACIT – Ass. Cult. Italo-Tedesca, che sostengono e promuovono l’iniziativa.

Grazie a tutte le persone che sono state con noi!

Di seguito alcuni scatti di Dario Bonazza.

15 ANNI DI EROSANTEROS

venerdì 26 settembre 2025


sabato 27 settembre 2025

ErosAntEros festeggia i suoi quindici anni…
Chantal Boiron, “UBU Scènes d’Europe / European Stages”, 6 ottobre 2025
https://ubu-apite.org/erosanteros-fete-ses-quinze-ans/

“In Europa e altrove esistono strutture artistiche indipendenti che svolgono un lavoro straordinario, impegnativo e impegnato, con un team ristretto e pochi mezzi. È il caso della compagnia italiana ErosAntEros, animata da Agata Tomšič e Davide Sacco, che quest’anno festeggia i suoi quindici anni.

Per celebrare il suo anniversario, ErosAntEros ha proposto, in anteprima, il 26 e 27 settembre 2025, al pubblico di Ravenna, dove la compagnia ha sede, due nuove creazioni: Materiale per Medea di Heiner Müller, uno spettacolo di e con Agata Tomšič, e Quelli che si allontanano da Omelas tratto dal romanzo dell’americana Ursula K. Le Guin, con la regia di Davide Sacco, oltre a due tavole rotonde.

Una di queste tavole rotonde era dedicata proprio alla storia e all’evoluzione di ErosAntEros, tra tradizione e avanguardia. L’altra, all’opera di Heiner Müller.

Materiale per Medea

Materiale per Medea di Heiner Müller è costituito da tre frammenti di testi che il drammaturgo tedesco ha riunito: Riva abbandonata, Materiale per Medea e Paesaggio con Argonauti (VERKOMMENES UFER MEDEAMATERIAL LANDSCHAFT MIT ARGONAUTEN). Un trittico di nove pagine, dalla forma indefinita, per raccontare la vita e la morte, l’amore e l’odio, la lotta accanita di un uomo e una donna… E per parlarci di un mondo, in particolare dell’Europa, in fase di disgregazione e delle rovine della Storia. Nel 1983 Müller stesso ha messo in scena il suo trittico, un vero e proprio paesaggio poetico, con la complicità del regista Matthias Langhoff, allo Schauspielhaus Bochum, nell’ambito del Theatertreffen di Berlino. Matthias Langhoff rimetterà in scena l’opera molto più tardi, nel 2023 alla Comédie de Caen, con Frédérique Loliée e Marcial Di Fonzo Bo. Nel frattempo, nel 2002, c’era stata la versione struggente del russo Anatoli Vassiliev, con Valérie Dréville.

Con Agata Tomšič, regista e interprete, abbiamo lo sguardo di un’artista donna su una delle figure più oscure della mitologia greca. Amante e assassina, maga e infanticida, sacerdotessa barbarica e prostituta emigrata, Medea porterà a termine la sua vendetta contro Giasone. Nella sua messa in scena, è il pubblico, seduto in cerchio, a costituire il dispositivo scenico. Questa intimità si adatta molto bene al trittico di Heiner Müller. Il cerchio è lo spazio della fiaba, della narrazione. Ma qui è anche il luogo da cui si guarda, lo spazio del voyeur. Giasone non è l’unico visitatore del peepshow di cui lui stesso parlava nel suo testo. Ogni spettatore diventa un voyeur. Al centro del cerchio è stato installato un minuscolo palco, una sorta di leggio, dove c’è spazio solo per un microfono e due palloncini dorati, uno più grande e uno più piccolo, che rappresentano i due figli che lei ha avuto con Giasone. È da lì che Medea parlerà. Ma prima, nel buio totale, si sente la voce di Agata Tomšič, che gira intorno al cerchio, intorno a noi spettatori. Non la vediamo, ma sentiamo il suo respiro, proprio dietro di noi. La sua voce è amplificata dai microfoni. È il grido di rabbia e dolore di una donna abbandonata vigliaccamente dall’uomo che ama. Il lavoro realizzato sulla musica, firmata da Matevž Kolenc, è notevole. […]

Quelli che si allontanano da Omelas

L’aspetto musicale è fondamentale negli spettacoli della compagnia ErosAntEros. Davide Sacco ha messo in scena Quelli che si allontanano da Omelas, tratto dal romanzo di fantascienza della scrittrice americana Ursula K. Le Guin, con dei musicisti ed Eva Robin’s, un’attrice iconica in Italia, che qui fa un magnifico lavoro di narratrice e solista. È teatro musicale, tra letteratura e realtà. I tre musicisti de La Mano Sinistra (Giuseppe Lo Bue, Gianluca Lo Presti e lo stesso Davide Sacco) suonano dal vivo, sono eccellenti e questo arricchisce molto lo spettacolo. Si potrebbe pensare alle canzoni di Brecht, su ritmi di oggi.

Il terzo elemento, molto importante, nella messa in scena di Davide Sacco, è il video con immagini di guerra, immagini violente che riflettono l’attualità. Si vedono bambini soli, abbandonati. Le luci, che giocano sul nero e sul grigio, creano un’atmosfera misteriosa e malinconica.

Nel romanzo di Ursula K. Le Guin, Omelas è apparentemente una città utopica, una città da favola dove regnano la prosperità e una forma di umanesimo. Nessun re, nessun schiavo, nessuna gerarchia. Ma tutto questo ha un prezzo molto alto: tacitamente, la felicità della città si basa sulla miseria, sulle disgrazie di un bambino, una sorta di capro espiatorio. Le sue sofferenze sono tali che chi lo vede lascia Omelas e non torna mai più. Dove vanno? Non lo sappiamo. Ma non importa. Senza dubbio hanno fatto la scelta “giusta”. Ursula K. Le Guin si inserisce in una filosofia morale. Alcuni sostengono che si sia ispirata ai Fratelli Karamazov di Dostoevskij, ma la scrittrice ha sempre affermato di aver trovato il tema del bambino capro espiatorio nello psicologo e filosofo americano William James. Se è difficile affermare che la questione del bene e del male sia presente nello spettacolo di Davide Sacco, vi si ritrova invece la questione della tolleranza e del rispetto dell’altro. Le immagini di guerra nei video evocano la guerra in Ucraina, le atrocità di Gaza, i paradossi delle nostre società moderne che inseguono una felicità artificiale e che, nonostante la loro prosperità, si chiudono sempre più in se stesse e rifiutano di vedere la sofferenza degli altri. […]”

«La nostra passione per il teatro lunga 15 anni. Qui ci si può esercitare a fare la rivoluzione»
Alessandro Fogli, “Ravenna&Dintorni”, 26 settembre 2025
https://www.ravennaedintorni.it/cultura/2025/09/26/erosanteros-intervita-15-anni/

Com’è nata ErosAntEros?
Agata Tomšič:
 «Davide e io ci siamo conosciuti a un laboratorio dei Motus organizzato a Ravenna dai Fanny & Alexander, nel gennaio del 2010. Lì è nato il desiderio di iniziare a collaborare, partendo da un progetto che Davide stava portando avanti da sei mesi con altre collaborazioni sul territorio, ossia asprakounelia (Treno Fantasma), che poi debuttò nel maggio del 2010. All’epoca ero ancora una studentessa del Dams di Bologna e le grandi compagnie del territorio – oltre Fanny e Motus anche Valdoca, Albe, Teatrino Clandestino, Socìetas – avevano fatto nascere in me il desiderio di fare teatro nella vita. Davide invece lavorava in ambito teatrale già da alcuni anni. Conoscendoci ci siamo resi conto non solo di avere un’enorme passione per il teatro ma anche un gusto estetico comune, che arrivava dall’aver seguito gli stessi gruppi e gli stessi spettacoli per anni. Questo fuoco, questa passione enorme ci hanno portati a essere ancora qui dopo 15 anni».

Dopo asprakounelia e i seguenti due spettacoli, TraScendere e Nympha, mane!, ho ravvisato una sorta di cambio di direzione nel vostro approccio drammaturgico, che da performativo e molto visivo si è avvicinato molto al teatro di parola, al politico.
Davide Sacco:
 «È vero. Già Nympha, mane!, del 2012, era una riflessione sul potere delle immagini, però dopo quello c’è in effetti stato un cambiamento importante con il percorso di Come le lucciole, che era comunque partito anch’esso nel 2012 per poi arrivare a una forma presentata al pubblico nel 2015».
AT: «In realtà anche Brecht aleggiava in qualche modo in Come le lucciole, per quanto Brecht non fosse direttamente nello spettacolo ma finì per portarci alla creazione di Sulla difficoltà di dire la verità, del 2014».
DS: «Questi spettacoli, anche se hanno debuttato in anni diversi, erano poeticamente molto intrecciati. Come le lucciole ha assunto varie forme intessendo diverse collaborazioni in scena; Sulla difficoltà invece si è strutturato subito come una lettura musicale con una sola attrice; minimale, ma poco tradizionale, con un lavoro approfondito sull’elettronica, un modo di portare la voce molto simile a un concerto, in qualche modo espressionista».
AT: «Lo spettacolo nasceva anche da un mio desiderio personale di lavorare più attorialmente, perché come dicevi i dispositivi scenici che portavamo prima non erano costruiti attorno all’attore ma al dispositivo visivo esterno».
DS: «Già in Come le lucciole la situazione cambia completamente: nei nostri primi tre spettacoli non c’è una parola detta dal vivo, da lì abbiamo invece iniziato a trasformare il gesto artistico in atto politico, rivolgendolo tutto verso l’altro».
AT: «Dopo due anni che lavoravamo insieme ci siamo chiesti quale fosse, come teatranti, il nostro ruolo nella società, una domanda enorme, che però poi ha generato, dopo i primi tre spettacoli, una poetica esteticamente non completamente diversa ma sicuramente più impegnata, e anche più esposta».

In questi 15 anni quali sono stati i momenti più critici e quelli più soddisfacenti?
DS:
 «I momenti di difficoltà sono costanti, in Italia c’è un sistema sfasciato e che sta nella miseria».
AT: «È veramente precario il ruolo che noi lavoratori dello spettacolo dal vivo abbiamo in Italia, un settore intero che è veramente da sempre in difficoltà, almeno da quando ci lavoro io. Però ci sono state tantissime cose positive e soddisfazioni, anche se più i progetti sono grandi e ambiziosi e più problematiche si generano. Facciamo fatica, ma credo che la questione riguardi un po’ tutti. Però l’anno scorso con Santa Giovanna dei Macelli abbiamo realizzato una produzione internazionale in quattro lingue, con sul palco i Laibach, la band che ascoltavo da adolescente. Questo direi che è il nostro risultato maggiore, la cosa più follemente ambiziosa che siamo riusciti a mettere insieme». […]


Intervista a Davide Sacco / ErosAntEros in occasione degli eventi per i 15 anni di compagnia.

In onda su Radio Città Fujiko, a cura di William Piana, il 26 settembre 2025.

PODCAST 

Intervista a ErosAntEros in occasione degli eventi per i 15 anni di compagnia.

In onda su Radio3Suite – Panorama, a cura di Marco Cosci, il 25 settembre 2025.

PODCAST (da 7′)

ErosAntEros – POLIS Teatro Festival rinnova la collaborazione con il progetto L’Italia dei Visionari, lanciato da numerosi enti, tra teatri e festival italiani: CapoTrave / Kilowatt (Sansepolcro AR), Festival Le Città Visibili (Rimini), Progetto Fertili Terreni Teatro* (Torino), Pilar Ternera/NTC (Livorno) e Ass. Cult. Madame Rebinè / Ricò (San Quirino PN).

La selezione è destinata ai singoli artisti e alle compagnie professionali indipendenti che operano professionalmente nel teatro contemporaneo, nella danza e nella performing art. Il bando si rivolge a tutti i tipi di gruppi, sia associazioni, cooperative o altro, sia gruppi informali e singoli artisti. Sono esclusi i gruppi amatoriali e i saggi di laboratorio.

Possono partecipare tutti i singoli e i gruppi che abbiano prodotto o stiano per produrre un nuovo lavoro. Per nuovo lavoro si intende uno spettacolo che ha debuttato o debutterà nel periodo compreso tra gennaio 2025 e l’estate 2026. Lavori che abbiano debuttato in periodi precedenti saranno insindacabilmente esclusi dalla selezione.

In ognuna delle città coinvolte nel progetto, verrà formato un gruppo di spettatori locali detti “I Visionari”, cioè persone che non sono ad alcun titolo “addetti-ai-lavori”, ma cittadini appassionati o incuriositi dal teatro o dalla danza. I Visionari vedranno tutti i materiali video pervenuti, per arrivare a selezionarne alcuni per la programmazione 2026/2027 di ciascuno degli enti/teatri/festival coinvolti. L’idea e lo sviluppo di questa particolare modalità di selezione è stata elaborata dal regista e drammaturgo Luca Ricci e nasce nel 2007 all’interno del Kilowatt Festival di Sansepolcro.

BANDO ARTISTI 2026

C’è tempo fino al 12 novembre 2025, alle ore 12 (mezzogiorno).

ErosAntEros – POLIS Teatro Festival rinnova la partecipazione alla rete nazionale di teatri, festival e istituzioni di In-Box, che seleziona e promuove alcune delle esperienze produttive più interessanti della scena emergente italiana, sostenendo la crescita di una domanda e un’offerta teatrali ampie e qualificate attorno al teatro emergente e ai linguaggi del contemporaneo, favorendo il ricambio generazionale.

La rete In-Box nel suo complesso è composta da oltre 80 partner distribuiti in 15 regioni italiane dal Trentino alla Sardegna e alla Sicilia, con un cuore pulsante in Toscana: teatri, festival, circuiti, spazi off, soggetti “storici” e nuove leve, grandi centri urbani o medie e piccole realtà di provincia; l’eterogeneità e la trasversalità sono tratti fondamentali del partenariato e ne costituiscono i punti di forza. 

Il bando In-Box 2025-26 è online ed è rivolto ad artisti, artiste e compagnie emergenti di ogni età.
Entro e non oltre le ore 12.00 dell’8 ottobre 2025 i soggetti interessati dovranno completare la procedura di iscrizione on-line. In palio un massimo di 93 repliche, tra cui anche una data a POLIS Teatro Festival 2027!

Tutte le info su: https://www.inboxproject.it/

Utopia e autonomia. Polis Teatro Festival a Ravenna
Sergio Lo Gatto, “teatroecritica”, 8 giugno 2025
https://www.teatroecritica.net/2025/06/utopia-e-autonomia-polis-teatro-festival-ravenna-2025/

“Indipendente e sovrana, affezionata alla propria identità ma cosmopolita, difesa e allenata a difendersi da attacchi non solo militari, ma anche culturali. Così era la polis, la città-stato greca mito di fondazione della nostra civiltà occidentale. Luogo d’incontro e di scambio, di sosta e riflessione, di attività febbrile e di apertura del pensiero. Ma la caratteristica più forte è quella dell’autonomia, che dall’indipendenza compie un passo in avanti, cominciando a farsi le leggi da sé. Molte di queste spinte programmatiche sembrano stare alla base del progetto di ErosAntEros (al secolo Davide Sacco e Agata Tomšič), che quest’anno ha regalato alla città di Ravenna l’ottava edizione di Polis Teatro Festival. Incentrata su temi fortemente contemporanei come guerra, diritti civili, migrazioni e cambiamento climatico, la kermesse ha da subito messo in atto una strenua ricerca di linguaggi diversificati, tra il nuovo e il meno nuovo. Dopo essersi interrogato, nel 2021, sulla sorte dei teatri alla riapertura post-Covid e aver dedicato un focus alla drammaturgia francese nel 2022, Polis Festival ha trovato un’identità ancora più personale, occupandosi di aprire una finestra su una geografia artistica diversa ogni anno: i Balcani nel 2023, la Germania nel 2024, la Penisola Iberica in questo nuovo maggio sono stati i terreni di atterraggio di un pensiero curatoriale che sorvola i quartieri dell’arte effettuando un attento scouting. […]

Su un contenuto non troppo lontano agisce il più riuscito Copla. Un cabaret spagnolo, installato alla perfezione nel Teatro Socjale di Piangipane, la cui storia militante affonda le radici nell’iniziativa della Cooperativa Agricola Braccianti, animatrice dello spazio fin dal 1921. Da allora la storia del luogo non si è persa e oggi il teatro è un Circolo Arci aperto alle forme di spettacolo più diverse, dal varietà alla musica jazz, in un’atmosfera informale che sostituisce alla platea una manciata di tavolini da kabarett viennese. È il contesto perfetto per l’appassionato viaggio di Alejandro Postigo, un vero e proprio “animale da palcoscenico”, spagnolo ma trapiantato a Londra e impegnato (anche alla guida del collettivo HisPanic Breakdown) in un intelligente recupero di tradizioni popolari e folkloristiche altrimenti destinate all’oblio. La copla è la forma musical nata in Spagna appositamente per dare spazio a quelle soggettività al limite, cellule della controcultura queer e migrante, evitate dai bigotti riflettori dello star system. Ne risulta un folle viaggio nel tempo, a metà strada tra una conferenza-spettacolo (Postigo ha un PhD alla RCSSD londinese ed è Senior Lecturer alla University of West London), un concerto per (sorprendente) voce e piano e violino (Jack Elson e Violeta Valladares) e uno sfrenato re-enactment di playback e live che attraversa interi decenni di censure e soprusi, fino al quiz interattivo e un gran finale con un commovente numero di drag queen. Anche qui il nucleo centrale è la Spagna di Franco e la sua tagliola culturale, ma Postigo riesce a far percepire come ancora oggi certe spinte identitarie siano soppresse e quanto chiunque lasci la propria terra sarà sempre e comunque un misfit, come la copla che non si esegue più da venticinque anni. […]”

Di cosa è davvero capace l’essere umano
Eleonora Poli, “Ateatro”, 5 giugno 2025
https://www.ateatro.it/2025/06/05/di-cosa-e-davvero-capace-lessere-umano/

“Alla sua ottava edizione, Polis Teatro Festival, a cura della compagnia ErosAntEros, sceglie un programma che vede al suo centro la penisola iberica e si scontra con una grande domanda che tutto il teatro contemporaneo si sta ponendo: di che cosa è capace l’uomo?
Anche se non esplicitamente recitata a voce alta, la domanda si insinua e cattura la mente degli spettatori. Dieci giorni di eventi con più di 35 appuntamenti tra spettacoli, incontri, performance e dibattiti in cui aleggia un invisibile filo doppio che arriva direttamente dalla penisola iberica. Due, infatti, i temi principali al centro degli eventi di questo ricco programma, entrambi realizzati dall’uomo: l’intergenerazionlità e le dittature moderne.
“Il sonno della ragione genera mostri”, diceva Francisco Goya, a cui si ispira il manifesto grafico dell’edizione di quest’anno curato da Gianluca Costantini. Le sue streghe avvolgono e trascinano verso l’alto l’anima di chi, alla ragione, aveva dedicato tutta la vita. Metafora di chi si avvicina troppo al fuoco? Forse. Sicuramente un monito per chi in un ideale ripone troppa cieca fiducia.

Nell’ormai consueta location delle Artificierie Almagià, in un caldo tramonto primaverile, ci accolgono cinque QR Code. Sotto questi codici, un range d’età in cui identificarsi e una parola: “Inquadrami”. In pochi secondo l’app Kalliôpé prende il controllo del nostro telefono, lo fa muovere, illuminare, emettere suoni: scrive una drammaturgia scenica autonoma senza alcun comando esterno. Inizia poi a farci delle domande, consapevole di averci spaventato con il suo ruolo autoritario e che dunque deve rimediare. Ci chiede dove vorremmo innamorarci, oppure a quale caratteristica del nostro carattere saremmo disposti a rinunciare. Fa sorridere pensare che il proprio telefono, con cui abbiamo condiviso tanti momenti della nostra vita, si stia in qualche modo aprendo con noi. E, improvvisamente, ci fidiamo.
Ci porta all’interno di uno spazio buio, illuminato solo da colori bioluminescenti (che, giustamente, un’intelligenza artificiale può riconoscere). In quel vuoto, diventiamo attori di una voce robotica che ci analizza e fa quello che noi umani facciamo con i suoi simili: ci classifica. Quelli nati prima del 1950 sono la generazione silenziosa e rientrano nel triangolo arancione, ci sono poi i baby boomers nel quadrato rosso, i millenials nel cerchio giallo. Infine ci sono loro, i cattivi della storia che un computer sta scrivendo: i teenager. Scansafatiche, arroganti, pericolosi, violenti… Questa generazione viene presa di mira dalle altre che li osservano e li additano mentre sugli schermi dei ragazzi compare una frase soltanto “Reggete la pressione”.
Un’Odissea Teen della compagnia catalana La Mecánica debutta con un’esperienza teatrale immersiva che pone al centro dell’interazione i propri smartphone, grazie all’innovativa app Kalliôpé, creata dalle leggende del teatro catalano La Fura dels Baus – Fundació Èpica. Una riflessione impattante, destabilizzante e altamente personale, con un effetto diverso per ognuno degli attori/spettatori. L’inevitabile passaggio intergenerazionale accoglie il futuro e dimentica, accompagnandolo alla sua fine, il passato. […]”

Qualche recensione e una conferenza stampa
Silvia Napoli, “il manifesto”, 26 maggio 2025
https://www.ilmanifestoinrete.it/2025/05/26/qualche-recensione-e-una-conferenza-stampa/

“Come sapete, miei pochi o tanti lettori, si sono chiuse le programmazioni del festival Polis in quel di Ravenna, quest’anno arricchito, vitaminizzato ed energizzato dalla sezione Neon, che ha registrato un prevedibile successo di pubblico appunto giovane e probabilmente più trasversale di quello che segue i dotti dibattiti sulla natura e le sorti delle pratiche teatrali planetarie.

Grandi soddisfazioni ha comunque riservato il core vero e proprio di questa edizione che era poi costituito dal focus iberico. Ovvero un affondo sulle forme drammaturgiche del contemporaneo inerenti la Spagna, comprendendo le Isole Baleari, gloriosamente rappresentate dalla Mecanica, il gruppo energico ed energizzante che raccoglie per alcuni aspetti l’eredità della Fura dels Baus, e del Portogallo, paese che già da qualche anno ci sorprende dal punto di vista culturale, con una elaborazione teatrale che riflette sul passato colonialista e sulle forme implicite assunte da ogni tipologia di intolleranza fascistoide.

Dicevamo della Mecanica, che ha comunque performato all’Almagià, coinvolgendo il pubblico in trasversalità generazionale andando a confrontare e mescolando diverse ondate musicali di moda e di successo: non per caso lo spettacolo titolava Un’Odissea teen. Non sono mancati i momenti di approfondimento sia nella fase Neon, che nelle seguenti a partire da subito, con l’incontro tavola rotonda E dopo la generazioneT?, poi con L’ultima rivoluzione della vecchia Europa, dedicato naturalmente al Portogallo e al lavoro di Hotel Europa dal titolo Il Portogallo non è un paese piccolo.

Molto partecipata naturalmente la tavola rotonda di sabato 10 maggio, sul teatro della penisola iberica, che ha messo al tavolo i principali esponenti di questa nuova scena sia spagnola che portoghese fortemente impegnata sul fronte di una rilettura politico-antropologica della cultura e del costume dei rispettivi paesi

Intanto al Mar, sabato e domenica con varie repliche per piccoli nuclei di spettatori in diverse fasce orarie, grazie alla collaborazione dei giovanissimi di spazio A, abbiamo potuto ascoltare, in sale e corridoi e passaggi di assoluta suggestione e bellezza evocativa quali interni ai Mosaici artistici di Ravenna questi testi di Isabel Costa/ Os Possessos, Manifesti per dopo la fine del mondo: dei veri e propri statements, in forma lirica, quasi testamenti spirituali poetici per le future generazioni. Una riflessione anche su tutte le nostre intersezioni, convergenze, illusioni e delusioni da attivisti che lascia il segno, come per esempio nella serrata apologia della Donna cattiva, ovvero la donna non compiacente, non assoggettabile, non prevedibile pertanto fuori da uno schema comportamentale patriarcale. Ecologia dei viventi, fluidità di pensiero, posture intrise di queerness, decolonizzazione, ribaltamento delle categorie logiche e semantiche, sono gli ingredienti cardine di moltissimi dei lavori presentati. […]”

POLIS Teatro Festival 2025 è terminato, superando una doppia sfida. In occasione della sua ottava edizione, ha infatti messo al centro due grandi sorprese: POLIS NEON, sezione under35 del festival, e l’IBERIAN FOCUS con ospiti internazionali.

Grazie a tutte le persone che sono state con noi e ci hanno sostenuto!

Di seguito alcuni scatti di Dario Bonazza.


POLIS NEON

venerdì 2 maggio 2025

sabato 3 maggio 2025


IBERIAN FOCUS

martedì 6 maggio 2025

mercoledì 7 maggio 2025

giovedì 8 maggio 2025

venerdì 9 maggio 2025

sabato 10 maggio 2025

domenica 11 maggio 2025

Ecco il video finale di POLIS 2025, che si è concluso con successo.

Grazie ancora a tutte le persone che sono state con noi per questa ottava edizione del festival.

Buona visione!

Video di Les Bompart

Polis teatro festival 2025
Maria Dolores Pesce, “dramma.it”, 19 maggio 2025
https://www.dramma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=39264:polis-teatro-festival-2025&catid=40&Itemid=12

“Da qualche anno o forse anche decennio è diffuso un certo ‘pudore’, ed è in parte un eufemismo, a parlare, scrivere e praticare un teatro ‘politico’ quasi che questa nobilissima parola e pratica portasse lo stimma ‘riprovevole’ di un’epoca di contrapposizione, sanata prima dal disimpegno e poi dall’arricchitevi di berlusconiana memoria cui tutti siamo stati chiamati a partecipare, ovviamente con i diversi e immutati handicap di classe solo mascherati e ‘obliati’.
D’altra parte l’oblio del ‘politico’, anche quando, pur positivamente, trasfigurato in ricerca e innovazione drammaturgica, ha privato, con un grande assist alle vecchie e nuove ‘egemonie’ che ora guidano la nazione, prima il teatro e poi la cultura italiana in generale di uno strumento fondamentale per la loro funzione rispetto alla comunità, che non è solo quella di guardarsi un forse ‘bellissimo’ ombelico ovvero il dito puntato sulla luna nascosta, ma bensì quella di elaborare e magari indirizzare per quanto possibile con onestà la Polis, appunto, perchè sia consapevole di sé nelle sue decisioni, personali e comunitarie, per il ‘bene’ collettivo (detto senza vergogna) e, perché no, anche per quello individuale.
La Storia infatti, checchè se ne dica, è tutt’altro che finita e nei conflitti di classe comunque denominati si sarà persa qualche battaglia ma forse non ancora la guerra e il teatro, come avrebbe detto Edoardo Sanguineti, serve a conservarne la ‘Coscienza’.
Il lettore scuserà questa un po’ lunga premessa, ma “POLIS TEATRO FESTIVAL” di Ravenna, a partire dal suo stesso nome, è ancora un luogo che continua a non vergognarsi, di essere politico (o se ci piace di più ‘civile’), in una commistione rara tra tendenza ‘formale’ alla innovazione e alla ricerca teatrale e scelta di contenuti che di noi parlano, della Storia, delle ‘nostre’ storie, delle relazioni e dell’influenza che queste hanno sulla collettività, modificandola ed essendone modificate, insomma ci parla della vita immaginata che si fa vita praticata.
È il segno che i due direttori artistici, Agata Tomsic e Davide Sacco, custodiscono nonostante le sempre maggiori difficoltà nei rapporti della cultura, dell’arte e del teatro stesso, con le Istituzioni (“David di Donatello” docet), cercando di conservare, e noi insieme a loro, uno sguardo europeo e ‘democratico’ sul mondo, sulla ‘città’ e sulla vita che, come si diceva una volta, è personale proprio perché è politica.
Visto che il mondo è grande, l’edizione di quest’anno ha scelto di indirizzare il suo ‘focus’ sulla penisola iberica, uscita dopo di noi e come noi da decennali (e sanguinose) Dittature, in questo ma non solo in questo immergendoci.
Dal 2 all’11 maggio Ravenna ne è stata, per così dire attraversata. […]”

Traumi, utopie e desideri: la nuova scena iberica al Polis Teatro Festival
Olindo Rampin, “PAC – Paneacquaculture”, 18 maggio 2025
https://www.paneacquaculture.net/2025/05/18/traumi-utopie-e-desideri-la-nuova-scena-iberica-al-polis-teatro-festival/

“Tra il Portogallo e l’utopia c’è un’antica trama di corrispondenze. Non può essere un caso, infatti, che Rui Pina Coelho, studioso e performer di Èvora che ascoltiamo in una saletta del Teatro Rasi di Ravenna, sia conterraneo di Raffaele Itlodeo, il personaggio portoghese che alla fine del Primo Libro di Utopia di Tommaso Moro descrive all’autore come è fatta la città ideale. Anche Pina Coelho è esperto di utopie, ma le racconta al pubblico del Polis Teatro Festival, valentemente diretto da Davide Sacco e Agata Tomšič, quest’anno dedicato alla nuova scena iberica.

UTOPIE E ALTRI DESIDERI
Icaria, Icaria, Icaria: una conferenza su un desiderio chiamato utopia e altri superpoteri. Così si intitola l’intervento di Pina Coelho, che prende le mosse dal Voyage en Icarie, un romanzo di Étienne Cabet, utopista francese dell’Ottocento: una di quelle figure irreali che non sembrano poter essere davvero esistite, come Charles Fourier, l’inventore dei falansteri, che sedusse il giovane Dostoevskij, prima che questi espiasse il suo socialismo utopistico con i lavori forzati, si convertisse alla slavofilia, dirigesse un giornale reazionario e scrivesse una manciata di capolavori.
Il sottotitolo la annuncia come una «conferenza performativa», ma la natura di Giano bifronte, di professore e di autore, dell’artista portoghese sembra maggiormente calamitata verso il primo dei due volti da una inesauribile voracità culturale e dalla natura frontale, oracolare, della sua orazione. Si viene così erigendo, davanti ai nostri occhi, pietra dopo pietra, una specie di strana piramide azteca fatta di blocchi simpaticamente sghembi: una panòplia di citazioni a cannocchiale, da Krishan Kumar a Fredric Jameson, da Charles Fourier a Peter Weiss, da Richard Schechner a Brian Kulick, da Cornelius Castoriadis a Jill Dolan, per  menzioniarne solo alcuni. […]”

Dittature, colonialismo e forza rigeneratrice della Polis
Anna Cavallo, “Theatron 2.0”, 13 maggio 2025
https://webzine.theatronduepuntozero.it/dittature-colonialismo-e-forza-rigeneratrice-della-polis/

“Spagna e Portogallo, due ex dittature dal passato ingombrante, sono state le protagoniste dell’ottava edizione a Ravenna del Polis Teatro Festival di ErosAntEros, compagnia teatrali tra le più innovative, nata nel 2010 per volontà della drammaturga e attrice Agata Tomsic e del regista e sound designer Davide Sacco.
Due gli spettacoli-evento, andati in scena il 9 e 10 maggio al Rasi di Ravenna e ai quali è dedicato l’approfondimento, tra gli oltre 35 appuntamenti: Il Portogallo non è un paese piccolo, della compagnia ceco-portoghese  Hotel Europa e Signora Dittatura della spagnola Hermanas Picohueso.

Il primo, costruito con materiale documentario raccolto attraverso le interviste a emigranti portoghesi nelle colonie africane di Angola, Mozambico, Guinea Bissau e India orientale, per ricostruire un’identità storica nel suo difficile percorso di riappropriazione e metabolizzazione del fenomeno coloniale.
Il secondo che indaga, attraverso la figura di Carmen Polo, moglie di Francisco Franco, l’eredità morale della dittatura spagnola nella società attuale, esplorando il tema della caccia, nelle sue declinazioni più disparate, attraverso una narrazione permeata da humor nero e l’utilizzo di un dispositivo multidisciplinare ispirato alla rivista spagnola di gossip iHola!

Entrambi sono recitati in lingua originale e connotati da un ritmo sostenuto, in cui si incrociano linguaggi espressivi come la danza, la performance art e il teatro documentario. […]”

Polis festival 25: scena, corpi e tecnologie tra gioventù e apocalisse
Renzo Francabandera, “PAC”, 10 maggio 2025
https://www.paneacquaculture.net/2025/05/10/polis-festival-25-scena-corpi-e-tecnologie-tra-gioventu-e-apocalisse/

“Qui si respira sempre, da sempre, aria di gioventù e di progettualità internazionale. Passano gli anni ma il tempo sembra restare sempre giovane in questo festival. Negli ultimi anni, il POLIS Teatro Festival di Ravenna si è affermato come uno spazio di riferimento per un teatro contemporaneo che intreccia estetica delle nuove generazioni e impegno civile con una cifra sovranazionale. Sotto la direzione artistica di ErosAntEros, ovvero Davide Sacco e Agata Tomšič, il festival ha proposto una programmazione che affronta temi quali diritti civili, migrazioni, guerre, cambiamento climatico e il ruolo dell’arte nella società, sfruttando in forma ampia i legami intessuti dai due nel loro continuo girare per l’Europa e non solo a tessere nuovi legami artistici.

L’edizione 2025 del festival, l’ottava, ha presentato oltre 35 appuntamenti tra spettacoli, incontri e tavole rotonde, con otto prime nazionali e la partecipazione di artisti, studiosi e operatori internazionali. Il festival ha coinvolto vari luoghi culturali di Ravenna, come il Teatro Rasi, il MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna, le Artificerie Almagià e il Teatro Socjale di Piangipane. Tra le iniziative di rilievo, l’introduzione di POLIS NEON, una sezione dedicata alla scena teatrale italiana under 35, realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura e di SIAE nell’ambito del programma Per Chi Crea. Inoltre, il festival ha promosso l’accessibilità culturale attraverso progetti come i biglietti sospesi, permettendo a un pubblico più ampio di partecipare agli eventi.

L’apertura della serata dell’8 maggio è stata affidata a Un’Odissea Teen, nuova creazione della compagnia catalana La Mecànica, in prima nazionale presso le Artificerie Almagià, all’interno della sezione Iberian Focus. Il titolo gioca su una duplice suggestione: da un lato evoca il viaggio mitico e formativo dell’Odisseo omerico; dall’altro, pone subito al centro il suo pubblico di riferimento, i “teen”, ovvero quella fascia d’età dove ogni percorso di crescita può assumere i contorni di un’odissea intima e, insieme, collettiva.

Il progetto si presenta come una performance immersiva che fonde teatro fisico e interazione digitale attraverso l’impiego dell’applicazione Kalliôpé, realizzata dalla Fundació Èpica di La Fura dels Baus – storico collettivo catalano noto per la sua radicale sperimentazione performativa. L’uso dell’app da parte del pubblico non è un mero orpello tecnologico, ma costituisce l’ossatura interattiva dell’intero evento: i telefoni cellulari non banditi ma incorporati nello spazio scenico, diventando protesi attive e strumenti di drammaturgia partecipata. Il meccanismo è quello di Domini public di Roger Bernat, che a quasi quindici anni dalla sua creazione continua a vantare numerosi epigoni, curiosi e di qualità. Nel lavoro di Bernat avevamo le cuffie e ci spostavamo sulla base di domande che ci venivano fatte. Qui le domande sono a cellulare, si risponde a quesiti a scelta multipla e poi, in base alle risposte date, ci si sposta in uno spazio buio ma illuminato con lampade di Wood trasportate sulla cima di lunghe aste che i performer muovono nello spazio scenico.

Un’Odissea Teen non si limita a parlare dei legami intergenerazionali, dividendo i partecipanti per generazione, ma cerca di coinvolgerne direttamente il linguaggio e i codici, ricorrendo al mezzo tecnologico con cui intrattengono il loro rapporto quotidiano con il mondo. Non si tratta tuttavia di un esercizio retorico o di un richiamo all’innovazione fine a sé stesso. La tecnologia – come nel migliore teatro post-drammatico – diventa dispositivo di messa in discussione del ruolo dello spettatore, che viene reso parte integrante del racconto. Alcune cose più a fuoco, altre magari solo accennate ma nel complesso l’azione resta coinvolgente per i partecipanti.

[…]

Ci spostiamo al Teatro Rasi per lo spettacolo di Annachiara VispiSei la fine del mondo (letteralmente) – Visioni ecofemministe tra corpo, ironia e collasso, spettacolo scritto e diretto da Annachiara Vispi, e interpretato da Valentina Ghelfi e Selene Demaria. L’opera si imposta fin dalle prime battute come una riflessione feroce, stratificata e non priva di ironia sulle implicazioni politiche, etiche ed esistenziali del pensiero ecofemminista. Siamo di fronte a una performance che non si lascia facilmente catalogare: né teatro di parola né performance art in senso stretto, ma un ibrido consapevole in cui corpo, linguaggio e immagine video si intrecciano per disegnare un atlante distorto – e per questo lucido – del nostro presente.

All’ingresso in sala ci accolgono le due figure femminili vestite di shorts e top color carne, quasi a spogliarle di qualsiasi connotazione che vada oltre la loro corporeità e che, di lì in poi, costruiscono e decostruiscono continuamente relazioni, discorsi, ruoli. Il dispositivo scenico è essenziale, ma denso di riferimenti tramite proiezioni a video che seguono in loop il parlato: uno schermo sul fondo trasmette immagini che si fanno talvolta controcampo visivo, talvolta amplificazione simbolica di ciò che le attrici dicono o agiscono. La parola – che mantiene un tono tagliente, quasi aforistico – è usata per smontare pezzo dopo pezzo le narrazioni del capitalismo neoliberista, della cultura patriarcale e dell’antropocentrismo che regolano il nostro rapporto con il pianeta.

Vispi costruisce un discorso drammaturgico che vuole accogliere – talvolta con più efficace linearità, altre finendo per mettere molta carne al fuoco – il paradosso, la comicità, l’assurdo, in piena continuità con la lezione del teatro postmoderno e delle avanguardie performative femministe. Il linguaggio scenico si avvicina a quello della lecture performance, per poi provare comunque di tanto in tanto a deviare, in favore di una corporeità che si ribella alla pura funzione illustrativa. Le due interpreti, poi, non offrono personaggi, ma soggettività frantumate che oscillano tra l’interpretazione e il commento, tra l’identificazione e la distanza. […]”