ErosAntEros festeggia i suoi quindici anni…
Chantal Boiron, “UBU Scènes d’Europe / European Stages”, 6 ottobre 2025
https://ubu-apite.org/erosanteros-fete-ses-quinze-ans/
“In Europa e altrove esistono strutture artistiche indipendenti che svolgono un lavoro straordinario, impegnativo e impegnato, con un team ristretto e pochi mezzi. È il caso della compagnia italiana ErosAntEros, animata da Agata Tomšič e Davide Sacco, che quest’anno festeggia i suoi quindici anni.
Per celebrare il suo anniversario, ErosAntEros ha proposto, in anteprima, il 26 e 27 settembre 2025, al pubblico di Ravenna, dove la compagnia ha sede, due nuove creazioni: Materiale per Medea di Heiner Müller, uno spettacolo di e con Agata Tomšič, e Quelli che si allontanano da Omelas tratto dal romanzo dell’americana Ursula K. Le Guin, con la regia di Davide Sacco, oltre a due tavole rotonde.
Una di queste tavole rotonde era dedicata proprio alla storia e all’evoluzione di ErosAntEros, tra tradizione e avanguardia. L’altra, all’opera di Heiner Müller.
Materiale per Medea
Materiale per Medea di Heiner Müller è costituito da tre frammenti di testi che il drammaturgo tedesco ha riunito: Riva abbandonata, Materiale per Medea e Paesaggio con Argonauti (VERKOMMENES UFER MEDEAMATERIAL LANDSCHAFT MIT ARGONAUTEN). Un trittico di nove pagine, dalla forma indefinita, per raccontare la vita e la morte, l’amore e l’odio, la lotta accanita di un uomo e una donna… E per parlarci di un mondo, in particolare dell’Europa, in fase di disgregazione e delle rovine della Storia. Nel 1983 Müller stesso ha messo in scena il suo trittico, un vero e proprio paesaggio poetico, con la complicità del regista Matthias Langhoff, allo Schauspielhaus Bochum, nell’ambito del Theatertreffen di Berlino. Matthias Langhoff rimetterà in scena l’opera molto più tardi, nel 2023 alla Comédie de Caen, con Frédérique Loliée e Marcial Di Fonzo Bo. Nel frattempo, nel 2002, c’era stata la versione struggente del russo Anatoli Vassiliev, con Valérie Dréville.
Con Agata Tomšič, regista e interprete, abbiamo lo sguardo di un’artista donna su una delle figure più oscure della mitologia greca. Amante e assassina, maga e infanticida, sacerdotessa barbarica e prostituta emigrata, Medea porterà a termine la sua vendetta contro Giasone. Nella sua messa in scena, è il pubblico, seduto in cerchio, a costituire il dispositivo scenico. Questa intimità si adatta molto bene al trittico di Heiner Müller. Il cerchio è lo spazio della fiaba, della narrazione. Ma qui è anche il luogo da cui si guarda, lo spazio del voyeur. Giasone non è l’unico visitatore del peepshow di cui lui stesso parlava nel suo testo. Ogni spettatore diventa un voyeur. Al centro del cerchio è stato installato un minuscolo palco, una sorta di leggio, dove c’è spazio solo per un microfono e due palloncini dorati, uno più grande e uno più piccolo, che rappresentano i due figli che lei ha avuto con Giasone. È da lì che Medea parlerà. Ma prima, nel buio totale, si sente la voce di Agata Tomšič, che gira intorno al cerchio, intorno a noi spettatori. Non la vediamo, ma sentiamo il suo respiro, proprio dietro di noi. La sua voce è amplificata dai microfoni. È il grido di rabbia e dolore di una donna abbandonata vigliaccamente dall’uomo che ama. Il lavoro realizzato sulla musica, firmata da Matevž Kolenc, è notevole. […]
Quelli che si allontanano da Omelas
L’aspetto musicale è fondamentale negli spettacoli della compagnia ErosAntEros. Davide Sacco ha messo in scena Quelli che si allontanano da Omelas, tratto dal romanzo di fantascienza della scrittrice americana Ursula K. Le Guin, con dei musicisti ed Eva Robin’s, un’attrice iconica in Italia, che qui fa un magnifico lavoro di narratrice e solista. È teatro musicale, tra letteratura e realtà. I tre musicisti de La Mano Sinistra (Giuseppe Lo Bue, Gianluca Lo Presti e lo stesso Davide Sacco) suonano dal vivo, sono eccellenti e questo arricchisce molto lo spettacolo. Si potrebbe pensare alle canzoni di Brecht, su ritmi di oggi.
Il terzo elemento, molto importante, nella messa in scena di Davide Sacco, è il video con immagini di guerra, immagini violente che riflettono l’attualità. Si vedono bambini soli, abbandonati. Le luci, che giocano sul nero e sul grigio, creano un’atmosfera misteriosa e malinconica.
Nel romanzo di Ursula K. Le Guin, Omelas è apparentemente una città utopica, una città da favola dove regnano la prosperità e una forma di umanesimo. Nessun re, nessun schiavo, nessuna gerarchia. Ma tutto questo ha un prezzo molto alto: tacitamente, la felicità della città si basa sulla miseria, sulle disgrazie di un bambino, una sorta di capro espiatorio. Le sue sofferenze sono tali che chi lo vede lascia Omelas e non torna mai più. Dove vanno? Non lo sappiamo. Ma non importa. Senza dubbio hanno fatto la scelta “giusta”. Ursula K. Le Guin si inserisce in una filosofia morale. Alcuni sostengono che si sia ispirata ai Fratelli Karamazov di Dostoevskij, ma la scrittrice ha sempre affermato di aver trovato il tema del bambino capro espiatorio nello psicologo e filosofo americano William James. Se è difficile affermare che la questione del bene e del male sia presente nello spettacolo di Davide Sacco, vi si ritrova invece la questione della tolleranza e del rispetto dell’altro. Le immagini di guerra nei video evocano la guerra in Ucraina, le atrocità di Gaza, i paradossi delle nostre società moderne che inseguono una felicità artificiale e che, nonostante la loro prosperità, si chiudono sempre più in se stesse e rifiutano di vedere la sofferenza degli altri. […]”