Polis Teatro Festival 24 – parte 2 – She She Pop, Le Cerbottane, Rimini Protokoll
Olindo Rampin, “PAC”, 21 maggio 2024
https://www.paneacquaculture.net/2024/05/21/polis-teatro-festival-24-parte-2-she-she-pop-le-cerbottane-rimini-protokoll/

“[…] È domenica mattina e siamo a Piangipane, nella campagna ravennate. Al Teatro Socjale, costruito nel 1920 grazie all’iniziativa dei braccianti riuniti nelle gloriose cooperative d’allora, debutta Millenovecento|89, firmato da Le Cerbottane, Laura Pizzirani e Francesca Romana Di Santo, in collaborazione con Ateliersi e Polis Teatro Festival. Racconto proteiforme e arguto della ingloriosa fine del Pci vista con gli occhi delle due interpreti, che in quegli anni erano bambine e figlie di militanti di base, è la prima tappa di una più ampia riflessione sul Novecento, L’alba dentro l’imbrunire.

La struttura dello spettacolo è eminentemente plurilinguistica: parodica, documentaria, narrativa, comica, drammatica, elegiaca, post-televisiva. È un collage di umoristiche tranches de vie, di inserti di realtà con documenti audiovisivi d’epoca, di sketch parodianti la struttura delle sit-com e delle soap, lucidamente additate, con un sorriso, come una delle spie dell’istupidimento collettivo alimentato dalla tv commerciale degli anni ‘80. Autoritratto saporoso e puntuto di una generazione traumatizzata in tenera età dal crollo del Muro di Berlino, Millenovecento|89 è un viaggio dolce-amaro nel decennio segnato dalla capitolazione della sinistra, inscenato con brio “popolareggiante”.

Le Cerbottane non si limitano però a parodiare la genesi dell’era turbo-liberista inaugurata dalla abominata Thatcher e inoculata in Italia dal berlusconismo politico-televisivo, potentemente rievocato anche con il gustoso montaggio di raccapriccianti epifanie di spot in tv a tubo catodico, dove la promozione di auto, profumi e articoli di cucina trasudava un ripugnante maschilismo. Hanno dei conti in sospeso anche con la loro parte, fatta oggetto di una ironia che riguarda ora le forme rigide della disciplina di partito, ora l’endemico maschilismo che escludeva le donne dal dibattito politico, ora i tempi e i modi e le ragioni della scelta di cambiare nome, restituita con un felice montaggio delle sbigottite telefonate degli elettori al Partito, le cui originali trascrizioni a penna sono proiettate su uno schermo. Ma alla scanzonata contestazione non sfugge neppure lo spettro stizzoso di Marx, prima contestato per i suoi ritardi culturali sulla questione femminile, infine burlescamente rieducato in chiave cool-pop e aggiornato sui Gender Studies e l’intersezionalità.

Torniamo a Ravenna, dove ai Giardini Pubblici, il German Focus propone The Walks dei tedeschi Rimini Protokoll. Ripudiato il teatro come spazio scenico, abiurata la rappresentazione-finzione, il rapporto tra artista e pubblico avviene qui nello spazio urbano, attraverso il genere della passeggiata audioguidata, con il fine di disvelare aspetti della realtà di solito sottratti all’osservazione. I nostri spostamenti, quando di rado avvengono a piedi, sono di solito volti a un fine, non sono disinteressati, errabondi, e sono quindi fatalmente dominati da uno sguardo distratto. La formazione tedesca è specializzata in questo linguaggio, che qui si traduce in una app che il fruitore scarica sullo smartphone e che viene attivata con un codice personale. […]”