Farsi trasformare dalle visioni
Michele Pascarella, “Gagarin”, 7 maggio 2024
https://www.gagarin-magazine.it/2024/05/incontro-ravvicinato/farsi-trasformare-dalle-visioni-conversazione-con-agata-tomsic-e-davide-sacco-erosanteros-polis-teatro-festival/

“Dal 7 al 12 maggio torna a Ravenna POLIS Teatro Festival, che ha aperto la settima edizione con lo spettacolo Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht, in un prologo andato in scena il 24 aprile al Teatro Alighieri.

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In base a quali principi avete scelto ciò che sarà presentato a Polis Teatro Festival 2024? 

Agata: L’idea iniziale è nata proprio dalla coproduzione internazionale di Brecht che stavamo mettendo in piedi negli ultimi anni e che avrebbe debuttato ad aprile 2024, supportata dai rapporti che abbiamo costruito nell’area di lingua tedesca negli anni: già nel 2015 siamo stati coinvolti in un progetto formativo presso lo Schaubuhne di Berlino, con il Theatre National du Luxembourg siamo con Santa Giovanna alla seconda coproduzione, da diversi anni siamo in dialogo con Milo Rau per cercare di ospitarlo a POLIS (neanche questa volta ci siamo riusciti, ma ritenteremo!), mentre l’estate scorsa abbiamo conosciuto Stefan Kaegi e iniziato con lui uno lungo scambio per capire quale opera di Rimini Protokoll portare a Ravenna quest’anno. Con altri artisti e operatori è stato invece proprio il festival a fare da motore per generare nuove amicizie e collaborazioni. Il sistema teatrale tedesco è molto diverso da quello italiano (dedicheremo a questo argomento addirittura una tavola rotonda, sabato 11 alle 15 al Teatro Rasi!), il che ci ha spinto ad affacciarci maggiormente alla scena indipendente portando nella nostra città alcuni degli artisti più interessanti della scena europea, come, le berlinesi She She Pop e lo svizzero Mats Staub, con opere che sperimentano diversi linguaggi espressivi, forme multidisciplinari, come video-installazioni, camminate, monologhi partecipativi, che più esplicitamente rompono le convenzioni teatrali tradizionali.

Per chi fosse estraneə alle astruserie del contemporaneo: quali sono le opere più facilmente accessibili, tra quelle in programma?

Agata: Sorprendentemente, forse, sono gli artisti emergenti delle due reti nazionali Visionari e In-box, di cui POLIS è partner, e che ospiteremo nei primi giorni, a essere più “tradizionali” dal punto di vista formale. Detto ciò, però, ci tengo a sottolineare che le “astruserie contemporanee” che proponiamo a POLIS sono estremamente fruibili, a volte anche “leggere”, quasi giocose, seppur sempre intelligenti e collegate al tempo presente a livello di contenuti, come nel caso di The Walks di Rimini Protokoll, Posseduto di She She Pop e Millenovecento/89 di Le Cerbottane; altre volte più profonde e commoventi, come nel caso di Death and Birth in My Life di Mats Staub; altre ancora algide o provocatorie, come Autodiffamazione di Barletti/Waas e il nostro nuovissimo Sulla difficoltà di dire la verità, entrambi figli di due grandi drammaturghi del ‘900 come Peter Handke e, ancora una volta, Bertolt Brecht.

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Infine: con quale attitudine è consigliabile venire a un Festival esplicitamente militante come Polis? 

Agata: Con la voglia di farsi sorprendere e “trasformare” dalle visioni che seguiranno, ma anche di passare insieme a noi un tempo speciale fatto di sorrisi, incontri, scambi internazionali, un tempo speciale e sospeso che è quello proprio del festival: dove per una manciata di giorni solo il teatro esiste, e ora dopo ora, minuto dopo minuto, tutto ruota attorno ad esso: parole, sogni, caffè, aperitivi, cappelletti, ma anche mosaici, mostre fotografiche e ovviamente libri, spettacoli, ascolti sonori.”