“VOGLIAMO TUTTO”
Così il ’68 di Balestrini rivive sul palcoscenico

Elisa Bianchini, “Corriere Romagna”, 23 maggio 2019

ErosAntEros porta in scena lo spettacolo al Rasi
E dal 21 giugno la mostra alla Biblioteca Classense
un omaggio al grande sperimentatore scomparso

Nanni Balestrini, scrittore, poeta e saggista, è scomparso pochi giorni fa, lasciando un’eredità intellettuale ricca e importante.
A Ravenna, due sono le iniziative che coinvolgono l’opera di Balestrini. Per prima, Vogliamo tutto, nuova produzione della compagnia ErosAntEros di Davide Sacco e Agata Tomsic in scena questa sera alle 21 al teatro Rasi nell’ambito di POLIS teatro festival. Un’opera che racconta il Sessantotto, a partire dal romanzo di Nanni Balestrini che porta lo stesso nome: «Compagni rifiutiamo il lavoro – scrive Balestrini –. Vogliamo tutto il potere vogliamo tutta la ricchezza. Sarà una lunga lotta di anni con successi e insuccessi con sconfitte e avanzate. Ma questa è la lotta che noi dobbiamo adesso cominciare, una lotta a fondo dura e violenta. Dobbiamo lottare perché non ci sia più il lavoro. Dobbiamo lottare per la distruzione violenta del capitale. Dobbiamo lottare contro uno stato fondato sul lavoro. Diciamo sì alla violenza operaia».

Parte anche qui il lavoro di ErosAntEros di ricerca e studio su un periodo chiave della storia italiana: «Non volevamo soltanto raccontare un evento storico – spiega Agata Tomsic – ma cercare di tracciare dei nessi, ricercare analogie e rotture tra lo spirito e le azioni che portavano avanti i giovani del Sessantotto e quello che fanno i militanti, i giovani che hanno la stessa età di quei protagonisti oggi. Per questo abbiamo fatto diverse fasi di lavoro. Una prima fase di studio, di libri e documenti storici, interviste dei vari leader del movimento studentesco, e una seconda in cui abbiamo posto le stesse domande ai giovani che hanno fra i venti e i trent’anni oggi che militano in gruppi e collettivi di diverse città italiane».

Com’è costruito lo spettacolo?
«E’ costruito da un testo in cui sono confluite le testimonianze dei protagonisti di cinquant’anni fa, portate in scena attraverso la parola e i gesti. Il testo affronta vari fatti storici che vanno dall’autunno 1967 al 12 dicembre 1969, la strage di piazza Fontana, che per tutti i protagonisti che abbiamo sentito è stato un punto di rottura, dopo il quale nulla è più stato come prima. Il testo è tutto al presente, ho tolto tutti i riferimenti temporali per rendere quelle parole attuali, ma anche per mettere in discussione il tempo che ci separa da loro. Al testo si aggiunge un video, che nasce dal montaggio di immagini d’archivio con avvenimenti degli ultimi dieci anni che per analogie visive o tematiche abbiamo accostato agli eventi del passato, su suggerimento delle interviste che abbiamo realizzato con i ragazzi di oggi. A questo si aggiunge un lavoro, fatto da Davide Sacco, sulle canzoni di lotta degli anni Sessanta e di oggi».

Come entra nel vostro lavoro l’opera di Nanni Balestrini?
«Abbiamo letto il romanzo di Balestrini mentre stavamo ancora studiando e ci è piaciuto moltissimo. Io ne ho utilizzato alcuni brani nella costruzione del testo dello spettacolo. E’ un testo molto forte ma anche commovente per la concretezza delle parole che utilizza, per la ricerca linguistica».