Il minatore di Husino: Branko Šimić tra agit-pop e rivoluzione
Giorgia Maurovich intervista Branko Šimić, “Estranei”, 7 giugno 2023
https://www.estranei.org/2023/06/07/il-minatore-di-husino-larte-di-branko-simic-tra-agit-pop-e-rivoluzione/?fbclid=IwAR2iUTu6WVE16bZyKwD0IuxNR1bt74NqEBEcd7ScbjPkzKx9F16_vXXra1E

Se si pensa alla storia della lotta operaia nei Balcani, è impossibile non avere in mente il minatore di Husino, simbolo della rivoluzione di 7000 lavoratori contro lo sfruttamento degli industriali. Lo sciopero dei minatori del 1920, sfociato in rivolta armata e represso infine nel sangue dalle autorità locali, è una memoria ancora viva nelle terre ex-jugoslave, come testimoniato anche dallo spomenik eretto a Tuzla nel 1956 per commemorare l’evento.

Può un simbolo come il minatore di Husino essere ancora attuale? Se lo sfruttamento dei lavoratori è ancora una realtà, è possibile reinterpretare la storia per dimostrare nuovamente l’urgenza di una presa di posizione di fronte alle disuguaglianze? 

È questa la base da cui parte la ricerca di Branko Šimić, regista, attore e performer di Amburgo di origini bosniache che, in occasione del centenario della rivolta, ha lavorato sulla figura del minatore per interrogarsi sulle possibilità politiche del teatro e dell’immaginazione. Il risultato è Il minatore di Husino, performance che con la commistione di realismo socialista e disco music fa eco al celebre assunto di Emma Goldman “se non posso ballare non è la mia rivoluzione”.

Abbiamo avuto modo di fare quattro chiacchiere con l’artista durante il POLIS Teatro Festival di Ravenna, dove ha portato in scena il suo Minatore. Ringraziamo Anida Poljac per il lavoro di interpretariato durante la conversazione.

Ciao, Branko! Innanzitutto presentati, parlaci un po’ in generale del tuo lavoro e del tuo percorso come artista. 

Sono nato in Bosnia, a Tuzla, vicino Husino, che è il tema della performance ed è ormai diventato parte della mitologia locale. Ho poi studiato all’Akademija Scenskih Umjetnosti di Sarajevo, ma allo scoppio della guerra in Jugoslavia nel 1992 sono emigrato in Germania, ad Amburgo. All’inizio ho svolto dei lavori umili, anche pesanti, poi ho creato un collettivo con delle persone sul posto e mi sono iscritto all’esame per regia teatrale alla Theaterakademie di Amburgo. Sono stato il primo straniero a essere stato preso in accademia come regista teatrale, ed è stato un grande salto: sono passato da profugo di guerra a uno dei primi studenti di regia e di teatro in una città come Amburgo.

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