Contro-storie di guerra in una «Polis» balcanica
Gianni Manzella, “il manifesto”, 13 maggio 2023
https://ilmanifesto.it/contro-storie-di-guerra-in-una-polis-balcanica

È una sorta di pellegrinaggio slavo, per rubare il titolo a un lontano incontro fra Jerzy Grotowski e Anatolji Vasil’ev, l’edizione di quest’anno del festival Polis che si è concluso nei giorni scorsi a Ravenna. Un focus su un oriente, quello dei paesi balcanici, che sta in realtà alle nostre porte. Dove, malgrado gli anni già passati, è ancora viva la memoria delle guerre che hanno sconvolto il paesaggio umano (oltre che politico) della ex Jugoslavia. Illuminando per la sua parte un’altra guerra in atto, nel millenario scontro fra oriente e occidente. Non è un caso che al Nemico sia intitolato il lavoro che il collettivo francese ZONE -poème- ha composto attraversando i Balcani o che il tema del traditore sia al centro dello spettacolo feroce e derisorio che del regista bosniaco-croato Oliver Frljic. Così come non sorprende più, dopo un po’, che le origini etniche siano il primo elemento qualificativo degli artisti.

Kosovaro è Jeton Neziraj che nello stile di un nostalgico «terzo teatro» ha allestito la scombinata vicenda di una drag queen volata a Londra. Bosniaco è Branko Simic, autore di un’installazione performativa che mette letteralmente al centro dell’angusto spazio scenico la statua rotante e rivestita di specchietti del Minatore di Husino, eroe armato di lotte operaie di un secolo fa calato in mezzo a musica disco e luci strobo a interrogarsi su dove sono finite le rivoluzioni d’antan. E le origini familiari sono l’oggetto del monologo del giovane italo-albanese Klaus Martini che proietta nel Friuli della madre di Pasolini il paese di sua madre.

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