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Davide Sacco e Agata Tomšič / ErosAntEros ospiti di Laura Palmieri a “Teatri in prova” per parlare del volume Quale teatro per il domani? (Editoria & Spettacolo), testimonianza del convegno internazionale sul teatro di domani organizzato da POLIS Teatro Festival 2020.

In onda su RAI Radio3 lunedì 22 febbraio 2021 alle 23.

PODCAST QUI (dal minuto 33’50” in poi).

EROSANTEROS: DOMANDA SULLA DOMANDA
“Gagarin Orbite Culturali”, Michele Pascarella, 16 febbraio 2021
https://www.gagarin-magazine.it/2021/02/teatro/erosanteros-domanda-sulla-domanda

POLIS Teatro Festival nasce a Ravenna nel 2018 grazie al lavoro di una battagliera Compagnia indipendente, ErosAntEros, animata con pervicace entusiasmo da Davide Sacco e Agata Tomšič.

Nel 2020 il Festival ha realizzato un Convegno internazionale (online, causa Covid) dal titolo Quale teatro per il domani?.

Attori, registi, drammaturghi, scenografi, musicisti, docenti universitari, critici, direttori artistici e organizzatori hanno risposto durante il lockdown a cinque domande riguardanti lo spazio, le parole, le visioni, i linguaggi e i corpi del teatro di domani.

Cinquantasette contributi provenienti da undici Paesi diversi.

Da poco tutto ciò è diventato un libro, pubblicato da Editoria & Spettacolo.

Le brevi note a seguire intendono restituire qualche pensiero senza entrare nel merito di ciò che le decine di interventi -cuore del Convegno e della successiva pubblicazione- hanno espresso, e come: una tassonomia che ha riunito molti fra i più autorevoli nomi nel campo -invero affatto circoscritto- delle performing arts contemporanee, procurando alla lettura ciò che Eco chiamava vertigine della lista.

Si cercherà, piuttosto, di guardare a monte: all’intenzione, termine che nell’etimologia rimanda a una direzione da prendere, alla necessaria tensione e alla volontà di capire.

Nel bene e nel male la società teatrale -e i pochi che leggeranno queste righe certo lo sanno- è fatta di relazioni.

Ogni comunicazione, è noto, aumenta la propria efficacia se include nel proprio campo, in senso dialogico, l’interlocutore.

Tenendo bene a mente queste due ovvietà, la rigorosa azione curatoriale di ErosAntEros pare estremamente appropriata nell’aver dato forma a un sistema di valorizzazione, ascolto e messa in rete (sia metaforica che reale) di diverse prospettive e autorialità della società professionale di riferimento.

Con attitudine fenomenologica, Davide Sacco e Agata Tomšič hanno agglutinato fenomeni (termine che, vale forse ricordarlo, nell’origine evoca ciò che appare) attorno a parole-temi chiave, senza la pretesa di arrivare a definire essenze (ciò che è): una pratica curatoriale che muove verso una salutare epoché, sospensione del giudizio, partendo e valorizzando le prospettive di ciascun_, piuttosto che concetti o ideologie a priori.

Quale teatro per il domani? si pone dunque, con spiazzante limpidezza, come vera domanda aperta: non tesa a definire cosa sia teatro e cosa no (dunque, per estensione, cosa sia arte e cosa non lo sia), quanto a generare altre benefiche interrogazioni.

Come comprendere in una sistematica aperta definizioni e restituzioni di modi-mondi di intendere il teatro che lo siano altrettanto?

Ciò è possibile (o almeno auspicabile)?

L’azione culturale di ErosAntEros ha generato inedite relazioni, o almeno nuove domande, tra fenomeno e fenomeno, tra autore e autore?

Ancora -in linea con quanto Marco De Marinis esprime nella postfazione al volume- in quale specifica maniera e misura il mondo e ciò che vi sta accadendo hanno inciso sul dire di ciascuno?

In quale misura i soggetti che a diverso titolo costituiscono la società teatrale contemporanea -molti dei quali sono presenti in questo libro- sono disponibili a incontrare ciò che è altro da sé?

Per concludere: l’immagine di copertina -la celebre foto di Yoko Ono e John Lennon abbracciati, rivista da Gianluca Costantini- pare affatto appropriata, sia pensando alle azioni politiche della coppia sia, su un piano individuale, ricordando ciò che il lavoro di Ono dentro e fuori Fluxus ha teso ad attivare, nella direzione dell’esperienza e della conoscenza.

IL TEATRO, LA PANDEMIA E LA VOGLIA DI FUTURO. «QUALE TEATRO PER IL DOMANI?»: UN VOLUME POLIFONICO PER NON DARSI PER VINTI
Nicola Arrigoni, “Sipario”, 9 febbraio 2021
https://www.sipario.it/attualita/i-fatti/item/13598-il-teatro-la-pandemia-e-la-voglia-di-futuro-quale-teatro-per-il-domani-un-volume-polifonico-per-non-darsi-per-vinti-di-nicola-arrigoni.html

È diventato una sorta di tormentone: non è possibile più pensare il teatro nei modi pre-pandemia. Nulla sarà più come prima. Bisognerà tener conto delle esperienze online, dello streaming, anche quando tutto sarà finito. Ovvero quando sarà possibile tornare in sala. Eppure i segnali di sopravvivenza sono quelli di un ritorno o affanno produttivo non diverso dal solito. Le grandi istituzioni teatrali stanno ferme, se va bene producono in attesa di riaprire e come atto di visibilità sociale – se riescono – accendono le luci della ribalta in favore di telecamera, Rai 5, o di streaming. Ad un anno dalla chiusura dei teatri, il 24 febbraio 2020, la casa editrice Editoria & Spettacolo dà alle stampe Quale teatro per il domani?, a cura di Agata Tomšič di ErosAntEros (pagine 268 – 16 Euro).
Si tratta di un volume che raccoglie le testimonianze di registi, attori, critici, organizzatori culturali che hanno offerto il loro punto di vista, sollecitata da Polis Teatro Festival, kermesse diretta da Agata Tomšič e Davide Sacco, che dal 2018 a Ravenna «indaga la relazione tra l’artista e lo spettatore attraverso spettacoli, progetti formativi e partecipativi, che ambiscono a far riacquisire al teatro quel ruolo fondamentale che aveva nella polis antica come luogo di incontro della comunità e di riflessione sul presente», si legge nell’introduzione diAgata Tomšič. Tutto ciò – ovviamente – con lo scoppiare della pandemia è venuto meno, ma non è venuta meno la voglia di ErosAntEros di interrogarsi sul teatro e sul suo ruolo comunitario. Sono saltati i laboratori, gli spettacoli, ma non la voglia di confrontarsi e così tra il 20 e 24 maggio 2020 sul canale web ErosAntEros ed Emilia Romagna Creativa ha preso corpo il convegno online volto a trovare una risposta a Quale domani per il teatro? I vari relatori si sono interrogati e hanno riflettuto su spazio, parole, visioni, linguaggi e corpi del teatro che verrà. Quelle giornate di confronto sono ora diventate un libro, i relatori hanno in parte rivisto i loro interventi per la pagina scritta e ne è uscito uno spaccato interessante e denso di contributi – eterogenei per la loro stessa natura – ma tutti con un fine: chiedersi quale sarà il domani possibile del teatro.
La ricchezza del volume sta nella natura eterogenea degli autori, nelle forme liberissime di intervento che in un certo qual modo finiscono col rappresentare gli autori stessi. Ciò che mette insieme il volume curato da Agata Tomšič è un concerto polifonico, è un atto di amore nei confronti del teatro i cui temi abusati: la necessità dell’arte, il teatro indispensabile, la centralità del corpo, la centralità della parole, il ruolo dello spettatore si intrecciano, si rincorrono, a tratti si ripetono, ma offrono pur sempre uno spaccato di quel mondo del teatro che da un giorno all’altro ha visto la sua stessa esistenza essere sospesa, chiusa fino a data da destinarsi… una brusca interruzione che se nel primo lockdown è parsa choccante ma carica di occasioni di riflessione, oggi rischia di essere una lenta e inesorabile agonia senza fine.
In tanti hanno voluto prestare la loro testimonianza: Csaba Antal, Penny Arcade, Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, Chris Baldwin, Anna Bandettini, Federico Bellini, Nicola Borghesi, Elena Bucci, Roberta Carreri, Luigi Ceccarelli, Ascanio Celestini, Claudio Cirri, Silvia Costa, Ian De Toffoli, Elena Di Gioia, Francesca D’Ippolito, Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola, Federica Fracassi, Renzo Francabandera, Lucia Franchi e Luca Ricci, Martina Gamboz, Piergiorgio Giacché, Eugenio Giorgetta, Hervé Goffings, Raimondo Guarino, Gerardo Guccini, Florian Hirsch, Frank Hoffmann, Bojan Jablanovec, Borut Jerman, Chiara Lagani, Licia Lanera, Roberto Latini, Miloš Latinović, Vincent Jean Emile Longuemare, Marco Lorenzini, Maria Federica Maestri, Lorenzo Mango, Marco Martinelli, Lucia Medri, Silvia Mei, Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, Luca Micheletti, Ermanna Montanari, Anna Maria Monteverdi, Laura Palmieri, Silvia Pasello, Maria Dolores Pesce, Andrea Pocosgnich, Pascal Rambert, Amedeo Romeo, Daniela Sacco, Benedetta Saglietti, Attilio Scarpellini, Marco Sgrosso, Magda Siti e Stefano Vercelli, Julia Varley. Si tratta di un bello spaccato del mondo delle arti performative, si tratta di una polifonia di voci che se a tratti sembra voler suonare il medesimo brano, nell’approccio soggettivo alla pandemia e alla comune condizione di sospensione esistenziale regala punti di vista curiosi, in alcuni tratti divertiti e leggeri.
Certo a leggere oggi quei diari in forma di relazione – a un anno dalla chiusura dei teatri – l’urgenza di testimoniare, di dire per essere ha il sopravvento sulla risposta da dare all’interrogativo che compone il titolo. Le parole da maneggiare con cura indicate da Nicola Borgesi, gli interrogativi sulla visione che siamo, siamo stati e saremo, posti da Roberto Latini, oppure il più tranchant «Niente, zero, vedo nero (…) Forse ha ragione la Duse, a parlarne troppo d’arte, se ne perde il profumo», scrive Elena Bucci rappresentano alcuni esempi delle diverse temperature che contraddistinguono le voci raccolte nel libro. In questa diversità interna e interiore sta il bello di Quale teatro per il domani? E anche dopo la lettura dei 57 contributi, sugellati dalla postfazione in forma di diario di Marco De Marinis rimane l’amarezza per i teatri chiusi, la sensazione di aver dato ascolto a voci che urlano nel deserto… mentre c’è chi lamenta anche nel nascituro governo Draghi un silenzio assordante sulla cultura… E allora chiedersi Quale teatro per il domani? diventa un atto di resistenza, diventa un proferir parola per dire di esistere, per resistere insieme e l’abbraccio in copertina fra Lennon e Yoko Ono ti butta in faccia il bisogno di fisicità, ti butta in faccia una fragilità che è non solo del teatro, ma è dell’uomo…

UN VOLUME PER GUARDARE AL FUTURO DA POLIS TEATRO FESTIVAL
57 contributi da 11 paesi diversi
“Palcoscenico”, Reclam, dicembre 2020
https://issuu.com/reclam_ravenna/docs/palcoscenico_2020_web/48

Dal 24 febbraio 2020 tutte le attività di spettacolo dal vivo in Italia, sono state sospese per contenere la diffusione del Covid-19. Una data spartiacque che ha segnato fortemente il già martoriato e precario sistema teatrale italiano, colpendo in primis le sue realtà più fragili. Il convegno internazionale di POLIS Teatro Festival 2020, Quale teatro per il domani?, di cui questo volume è testimonianza, nasce durante quelle complesse settimane.
Attori, registi, drammaturghi, scenografici, musicisti, docenti universitari, critici, direttori artistici, organizzatori, hanno risposto durante il lockdown a cinque domande riguardanti lo spazio, le parole, le visioni, i linguaggi e i corpi del teatro di domani. Un totale di 57 contributi provenienti da 11 Paesi diversi, donati con generosità per provare a trasformare un momento di grande difficoltà in un’opportunità per ripensare lo stato dell’arte del teatro e offrire spunti per immaginare un dopo. Il volume, edito da Editoria & Spettacolo, nella collana “Visioni” (16 auero, 270 pagine) contiene anche una postfazione dello studioso di teatro Marco de Marinis.

Prima della pandemia, il programma del festival 2020 avrebbe dovuto essere dedicato al tema dei diritti umani, con un denso programma di spettacoli, incontri e progetti partecipativi. Per questo si è scelto come sua immagine guida un ritratto di Yoko Ono e John Lennon dell’artista-attivista Gianluca Costantini che, nel tempo complicato che stiamo vivendo, ci ricorda l’essenzialità di un gesto profondamente umano come l’abbraccio e la forza politica che esso può sprigionare. L’opera dell’artista ravennate è ora anche copertina del libro appena pubblicato.

Questo importante traguardo nell’anno dei 10 anni di compagnia di ErosAntEros, restituisce dignità a un settore artistico messo profondamente in crisi dalla pandemia, e si somma ai riconoscimenti avuti negli ultimi mesi a livello internazionale da Davide Sacco e Agata Tomšič all’interno del percorso di candidatura di “Piran-Pirano 4 Istria 2025” a Capitale Europea della Cultura.
Il volume raccoglie i contributi di artisti, critici e studiosi dell’orizzonte teatrale italiano e internazionale: Csaba Antal, Penny Arcade, Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, Chris Baldwin, Anna Bandettini, Federico Bellini, Nicola Borghesi, Elena Bucci, Roberta Carreri, Luigi Ceccarelli, Ascanio Celestini, Claudio Cirri, Silvia Costa, Ian De Toffoli, Elena Di Gioia, Francesca D’Ippolito, Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola, Federica Fracassi, Renzo Francabandera, Lucia Franchi e Luca Ricci, Martina Gamboz, Piergiorgio Giacché, Eugenio Giorgetta, Hervé Goffings, Raimondo Guarino, Gerardo Guccini, Florian Hirsch, Frank Hoffmann, Bojan Jablanovec, Borut Jerman, Chiara Lagani, Licia Lanera, Roberto Latini, Miloš Latinović, Vincent Jean Emile Longuemare, Marco Lorenzini, Maria Federica Maestri, Lorenzo Mango, Marco Martinelli, Lucia Medri, Silvia Mei, Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, Luca Micheletti, Ermanna Montanari, Anna Maria Monteverdi, Laura Palmieri, Silvia Pasello, Maria Dolores Pesce, Andrea Pocosgnich, Pascal Rambert, Amedeo Romeo, Daniela Sacco, Benedetta Saglietti, Attilio Scarpellini, Marco Sgrosso, Magda Siti e Stefano Vercelli, Julia Varley.

Maria Dolores Pesce, “Dramma.it”, 24 dicembre 2020
http://www.dramma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=30472:quale-teatro-per-il-domani-a-cura-di-agata-tomsic&catid=53&Itemid=45

Un “festival mancato” quello di ErosAntEros POLIS che, senza COVID19, avrebbe dovuto tenersi la primavera scorsa a Ravenna, un festival che come ogni “atto mancato” ha prodotto un effetto/esito inatteso. È diventato, grazie alla fantasia e alla costanza di Agata Tomsic e Davide Sacco, fondatori della Compagnia e promotori dell’evento, un convegno che è riuscito per una volta a riunire molte, 57 per l’esattezza, delle voci disperse di un teatro un po’ attonito a causa della chiusura e delle restrizioni, tutti ostacoli che sono purtroppo ritornati anche oggi dopo una fin troppo breve apertura.
È stata un occasione per artisti, docenti e studiosi, critici e direttori artistici di 11 paesi diversi per ritrovarsi seppure a “distanza” e discutere di un futuro ancora opaco e difficile rispondendo alle 5 domande che ErosAntEros ha loro proposto. Si sono così alternate visioni e parole, spazi, linguaggi e corpi per disegnare insieme un orizzonte del teatro di domani, con un respiro ed una dimensione europea. Ne è nato il volume che esce in questi giorni, per la collana Visioni di Editoria & Spettacolo, curato da Agata Tomsic / ErosAntEros, che quegli interventi e quelle proposte raccoglie e propone in una successione agile ma anche ricca di profondità, che ci sentiamo di consigliare a chi ha a cuore il teatro, il ‘suo’ teatro. Chiude un “diario politico della quarantena”, paradossale postfazione di Marco De Marinis che, rifiutandosi di parlare direttamente di teatro, ci racconta, attraverso le sue lettere mai pubblicate ad un quotidiano, lo sfondo di tutte le nostre e sue preoccupazioni.

Quale teatro per il domani?
a cura di Agata Tomsic
Editoria & Spettacolo 2020
pagg. 270 € 16,00
Acquista il libro

a cura di Agata Tomšič / ErosAntEros

Dal 24 febbraio 2020 tutte le attività di spettacolo dal vivo in Italia, sono state sospese per contenere la diffusione del Covid-19. Una data spartiacque che ha segnato fortemente il già martoriato e precario sistema teatrale italiano, colpendo in primis le sue realtà più fragili. Il convegno internazionale di POLIS Teatro Festival 2020, Quale teatro per il domani?, di cui questo volume è testimonianza, nasce durante quelle complesse settimane.
Attori, registi, drammaturghi, scenografici, musicisti, docenti universitari, critici, direttori artistici, organizzatori, hanno risposto durante il lockdown a cinque domande riguardanti lo spazio, le parole, le visioni, i linguaggi e i corpi del teatro di domani. Un totale di 57 contributi provenienti da 11 Paesi diversi, donati con generosità per provare a trasformare un momento di grande difficoltà in un’opportunità per ripensare lo stato dell’arte del teatro e offrire spunti per immaginare un dopo.

Contributi di Csaba Antal, Penny Arcade, Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, Chris Baldwin, Anna Bandettini, Federico Bellini, Nicola Borghesi, Elena Bucci, Roberta Carreri, Luigi Ceccarelli, Ascanio Celestini, Claudio Cirri, Silvia Costa, Ian De Toffoli, Elena Di Gioia, Francesca D’Ippolito, Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola, Federica Fracassi, Renzo Francabandera, Lucia Franchi e Luca Ricci, Martina Gamboz, Piergiorgio Giacché, Eugenio Giorgetta, Hervé Goffings, Raimondo Guarino, Gerardo Guccini, Florian Hirsch, Frank Hoffmann, Bojan Jablanovec, Borut Jerman, Chiara Lagani, Licia Lanera, Roberto Latini, Miloš Latinović, Vincent Jean Emile Longuemare, Marco Lorenzini, Maria Federica Maestri, Lorenzo Mango, Marco Martinelli, Lucia Medri, Silvia Mei, Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, Luca Micheletti, Ermanna Montanari, Anna Maria Monteverdi, Laura Palmieri, Silvia Pasello, Maria Dolores Pesce, Andrea Pocosgnich, Pascal Rambert, Amedeo Romeo, Daniela Sacco, Benedetta Saglietti, Attilio Scarpellini, Marco Sgrosso, Magda Siti e Stefano Vercelli, Julia Varley

postfazione di Marco De Marinis

copertina disegno di Gianluca Costantini

editore Editoria & Spettacolo, Spoleto (PG) collana “Visioni”

prezzo 16,00 € pagine 270 pp.

https://www.editoriaespettacolo.com/prodotto/quale-teatro-per-il-domani/

POLIS rinnova la collaborazione con il progetto L’Italia dei Visionari, ideato da Kilowatt Festival, e promosso congiuntamente da CapoTrave / Kilowatt (Sansepolcro AR), Festival Le Città Visibili (Rimini), TiPì Stagione di Teatro Partecipato (Area Nord Modena), Utovie Teatrali (Macerata), Associazione Sosta Palmizi (Cortona AR), MTM-Manifatture Teatrali Milanesi gestito da Fondazione Palazzo Litta per le Arti Onlus (Milano), Progetto Fertili Terreni Teatro (Torino), Cantieri Danza / festival Ammutinamenti e ErosAntEros / POLIS Teatro Festival (Ravenna), Spazio Off (Trento), Teatro TRAM (Napoli).

Ogni anno viene lanciato un bando destinato ai singoli artisti e alle compagnie emergenti e indipendenti che operano professionalmente nel teatro contemporaneo, nella danza e nella performing art:
BANDO artisti 2021.

In ognuna delle città coinvolte nel progetto viene formato un gruppo di spettatori attivi, cittadini appassionati di teatro e di danza, detti i Visionari, incaricati di visionare tutti i materiali pervenuti:
CALL VISIONARI Ravenna 2021.

Dopo il successo della prima edizione, il progetto Visionari di Ravenna si apre alla danza!
POLIS Teatro Festival e Ammutinamenti – Festival di danza urbana e d’autore decidono di instaurare una nuova collaborazione per permettere ai cittadini appassionati di teatro e danza di scegliere uno degli spettacoli che verranno programmati a POLIS a maggio 2021 e una delle creazioni che verranno ospitate ad Ammutinamenti a settembre 2021. Questo nuovo corso del progetto Visionari desidera unire gli spettatori di teatro e di danza, rendendoli protagonisti di un percorso partecipativo inedito sul territorio ravennate.

Che cos’è e come funziona L’Italia dei Visionari?
Ogni anno viene aperto un bando nazionale destinato ai singoli artisti e alle compagnie emergenti e indipendenti che operano professionalmente nel teatro contemporaneo, nella danza e nella performing art.
In ognuna delle città dei partner che aderiscono al progetto viene formato un gruppo di spettatori attivi, cittadini appassionati di teatro e di danza, i Visionari, incaricati di esaminare i video e le schede artistiche degli spettacoli pervenuti per scegliere quelli da inserire nella programmazione di ciascuno degli enti/ teatri/ festival coinvolti (ciascun gruppo in completa autonomia rispetto agli altri gruppi).

In che modo partecipano POLIS Teatro Festival e Ammutinamenti – Festival di danza urbana e d’autore?
Uno spettacolo di teatro da programmare all’interno di POLIS Teatro Festival 2021 e uno di danza da inserire nel programma di Ammutinamenti Festival 2021, saranno scelti dai Visionari di Ravenna, persone che vivono nella provincia di Ravenna appassionate dei linguaggi teatrali e della danza che pur non essendo operatori teatrali, potranno scegliere tra i tanti spettacoli candidati quelli che desiderano vedere nei teatri della propria città.

Chi sono i Visionari?
Visionari sono un gruppo di spettatori che si impegnano a vedere i lavori che le varie compagnie hanno inviato in risposta al bando della rete nazionale L’Italia dei Visionari.
Per entrare nel gruppo dei Visionari di Ravenna non sono necessarie particolari competenze, ma curiosità e passione nei confronti del teatro e della danza, nonché la disponibilità a riunirsi tra dicembre 2020 e marzo 2021 per 3-4 incontri collettivi attraverso i quali scegliere gli spettacoli che verranno inseriti nel programma di POLIS Teatro Festival a maggio 2021 e di Ammutinamenti – Festival di danza urbana e d’autore a settembre 2021.

Come si fa a diventare Visionari*? 
Per unirti al gruppo dei Visionari invia NOME, COGNOME, TELEFONO, INDIRIZZO E-MAIL a visionariravenna@gmail.com entro il 14 dicembre 2020.

Primo incontro operativo:
lunedì 21 dicembre 2020, dalle 18 alle 20
c/o Artificerie Almagià, 2 – Ravenna

Gli incontri successivi si svolgeranno con cadenza mensile e verranno resi noti il 21 dicembre.
L’organizzazione si riserva la possibilità di svolgere parte degli incontri in streaming in caso di necessità.

Sabato 25 luglio
10:30 – 16:30 (Auditorium Santa Chiara)
Visionari d’Italia, unitevi!
Kilowatt Festival di Sansepolcro
http://www.kilowattfestival.it/

Incontro pubblico che chiama a raccolta le voci e i pensieri di alcuni tra gli oltre 400 Visionari degli 11 gruppi disseminati in tutta Italia: una giornata dedicata allo scambio, alla conoscenza reciproca e allo sviluppo di nuove sfide dei processi partecipati.

Oltre a POLIS Teatro Festival i partner de L’Italia dei Visionari sono il capofila del progetto CapoTrave / Kilowatt nell’ambito del progetto europeo “Be SpectACTive!” (Sansepolcro AR) e il Festival Le Città Visibili (Rimini), Pilar Ternera/Nuovo Teatro delle Commedie (Livorno), TiPì Stagione di Teatro Partecipato (San Felice sul Panaro, MO), Utovie Teatrali (Macerata), Associazione Sosta Palmizi (Cortona AR), MTM-Manifatture Teatrali Milanesi gestito da Fondazione Palazzo Litta per le Arti Onlus (Milano), Progetto Fertili Terreni Teatro (Torino), Spazio Off (Trento), Teatro TRAM (Napoli).

Non potevamo mancare!

Nell’ultima serata di POLIS 2020, domenica 24 maggio, subito dopo il convegno, è stato annunciato lo spettacolo scelto dai POLITAI VISIONARI, i cittadini che da novembre si sono riuniti periodicamente per prendere visione dei quasi 300 spettacoli arrivati tramite bando nazionale L’Italia di Visionari e decidere quello che avremmo dovuto programmare al festival quest’anno e che a causa della pandemia verrà programmato nella prossima edizione di POLIS a maggio 2021.

Lo spettacolo scelto dai POLITAI VISIONARI che verrà presentato a POLIS 2021 è Il bambino con la bicicletta rossa (voci da un rapimento) di Virus Teatrali.

testo – regia Giovanni Meola
con Antimo Casertano

Il Bambino con la Bicicletta Rossa nasce, a 50 anni esatti da allora, dall’intuizione di un giovane attore che affida alla penna di un drammaturgo la sua piccola ossessione, ricostruire cioè la vicenda, dimenticata e sepolta nonostante il clamore enorme dell’epoca, e raccontarne i retroscena e i perché della sua scomparsa dalla memoria pubblica odierna.
Quell’autore si è fatto a sua volta prendere da quella piccola ossessione, facendola propria, e ha immaginato delle ‘voci’, nove voci da un rapimento, per l’esattezza.
Quelle dei veri protagonisti di questa intricata vicenda.
Ma le ha immaginate trasfigurate, ognuna con una sua specifica caratteristica in sede di scrittura, ognuna coniugata in uno stile diverso (prosa, versi sciolti, rime, anafore, ecc.).
Nove voci affidate a volto, corpo e voce di quello stesso attore ancora oggi alle prese con quella ossessione che, in scena, anche attraverso un inesausto lavorio fisico, potrà finalmente domare per raccontare quella che forse fu proprio l’infanzia delle stragi, come scrisse qualcuno in quegli anni, Cassandra inascoltata o forse volutamente trascurata.
In fondo, l’Italia non continua ancora oggi ad essere il paese dei misteri irrisolti?


Si è conclusa con grande successo la terza edizione di POLIS Teatro Festival di Ravenna, trasformata dalla direzione artistica di Davide Sacco e Agata Tomsic di ErosAntEros, in un grande convegno internazionale sul teatro di domani, interamente online dal 20 al 24 maggio 2020 e tutt’ora disponibile sulla pagina Facebook ErosAntEros, il canale Youtube ErosAntEros, il sito di polisteatrofestival.org e sui canali di emiliaromagnacreativa.it.

Il convegno che ha visto di più di 60 interventi da parte dei più significativi artisti, studiosi, giornalisti e operatori del settore teatrale e della cultura, dall’online passa al cartaceo grazie alla pubblicazione in forma di libro di questa speciale edizione di POLIS, con Editoria & Spettacolo, una delle più importanti case editrici teatrali italiane.

Ecco un po’ di numeri a un mese dal lancio di POLIS 2020: 108.000 persone raggiunte, 12.000 visualizzazioni dei video (con 14.000 interazioni), 70 ospiti da 12 nazioni, 25 politai visionari, 16 spettatori ideali, 6 giornate, 5 domande, 1 sogno condiviso.

Il ricco programma di Quale teatro per il domani? ha suscitato interesse a livello locale, nazionale e internazionale. Oltre che sulla stampa locale, il festival ha ricevuto attenzione da RAI Radio3 e TV Koper-Capodistria. Un’esperienza assolutamente positiva che dà nuova linfa alla direzione artistica per tessere collaborazioni future e dare a POLIS un respiro sempre più internazionale, come lo è ormai da tempo il lavoro artistico della compagnia ErosAntEros.

Davide Sacco / ErosAntEros ospite di “Voci fuori scena” di RAI Radio 3 Suite, per parlare dell’edizione speciale di POLIS Teatro Festival, che quest’anno si trasforma in Convegno internazionale sul teatro di domani.

L’intervista andrà in onda in diretta su RAI Radio 3 il 20 maggio, dopo la prima serata del Convegno, alle ore 20.10 circa.

Il podcast qui:
https://www.raiplayradio.it/audio/2020/05/PANORAMA-Musei-si-riapre-I–Polis-Teatro-Festival-I-A-casa-con-Silverstein
(intervento a partire dal minuto 18 cca)

In questo momento di distanziamento sociale e di crisi globale, POLIS trasforma il consueto appuntamento di confronto con le riflessioni dei propri concittadini in una Chiamata agli spettator* della polis teatrale ideale:

fino al 17 maggio, chiunque può partecipare inviando un contributo video di massimo 2 minuti alla mail organizzazione@erosanteros.org, oppure tramite messaggio privato alla Pagina Facebook di ErosAntEros, raccontando il proprio rapporto con il teatro, come sta vivendo questo momento di sospensione degli spettacoli e come si immagina il ritorno nei teatri domani.

I contributi raccolti in questo modo confluiranno nella diretta video dell’ultima giornata del festival, domenica 24 maggio 2020, per ricordarci il ruolo fondamentale che hanno gli spettatori all’interno dell’evento teatrale e salutarci in attesa di poterci riabbracciare domani.

Il laboratorio Lo sguardo in opera ha offerto uno spazio-tempo di osservazione, riflessione e scrittura a partire dagli eventi performativi di POLIS Teatro Festival 2019 a un gruppo di studenti universitari del Campus di Ravenna, guidati dalla docente e critica teatrale Silvia Mei.

I materiali realizzati dai partecipanti durante il laboratorio sono stati raccolti all’interno di un Foglio consultabile e scaricabile qui:

Foto di Dario Bonazza

POLIS Teatro Festival 2019 si è concluso.
Raddoppiate le persone che sono state con noi, dando senso e rendendo possibile questa seconda edizione di POLIS.
Per ringraziarvi tutti condividiamo qui sotto alcuni scatti di queste splendide giornate di maggio.
Un grazie speciale a Dario Bonazza per aver seguito con il suo attento obiettivo fotografico tutto il programma del festival e ad Antropotopia per la clip video.

GIORNO #1 – giovedì 16 maggio

GIORNO #2 – giovedì 23 maggio

GIORNO #3 – venerdì 24 maggio

GIORNO #4 – sabato 25 maggio

GIORNO #5 – domenica 26 maggio

Laboratorio LO SGUARDO IN OPERA (10-31 maggio)

I materiali realizzati dai partecipanti al laboratorio di scrittura critica e creativa guidato da Silvia Mei sono ora raccolti all’interno di un Foglio consultabile a questo link:
http://polisteatrofestival.org/online-il-foglio-del-laboratorio-lo-sguardo-in-opera/

Ravenna, la fotografa Marzia Bondoli Nielsen vara “Meeting your eyes”

RAVENNA. Marzia Bondoli Nielsen, ravennate, fotografa, ha partecipato, ieri e venerdì, al “Polis teatro festival” organizzato dalla compagnia ErosAntEros (Davide Sacco e Agata Tomsic) con il progetto “Meeting your eyes”, atto performativo-partecipativo in cui invita gli spettatori a prendere il tempo di incontrarsi e conoscersi attraverso lo sguardo.

Che cos’è “Meeting your eyes”?
«E’ un progetto nel quale io chiedo la partecipazione del pubblico, in una sorta di performance: le persone sono disposte a coppie, uno di fronte all’altro, per un totale di sei coppie e devono semplicemente guardarsi negli occhi. Poi io scatto loro un ritratto e loro mi lasciano del materiale, scritto o disegnato, rispetto a questa esperienza.
L’idea è quella di connettere le persone, connettersi con se stessi e disconnettersi un po’ dal flusso che di solito abbiamo attorno, dalle distrazioni che in realtà ci allontanano dalle altre persone. Questa è la prima parte del lavoro, quella di “raccolta di materiale” che poi rielaborerò in un libro che presenterò poi successivamente».

Quindi è un lavoro sulle persone e sui rapporti fra le persone: che reazione si aspetta dalle persone coinvolte?
«Io questa esperienza l’ho vissuta personalmente, altrimenti non avrei potuto proporla. Mi aspetto tante reazioni diverse: i progetti che ho fatto finora, che hanno coinvolto le persone, hanno riguardato emozioni e tempo. E’ come se questa fosse la fine di un mio percorso di tre progetti diversi, in cui metto insieme un po’ tutto. Io mi aspetto riso, pianto, imbarazzo ma anche niente: ci sono persone che sono molto schermate, che non lasciano trapelare nulla. Le persone staranno in contatto visivo quattro minuti e questo tempo – ci sono studi scientifici al riguardo – è sufficiente per entrare in connessione con una persona, sviluppare empatia e tutta una serie di sentimenti che noi non siamo più abituati a gestire».

Quale è stata la sua esperienza personale?
«Per me è stato molto forte. Sono una persona un po’ timida, e trovarmi davanti qualcuno che non conoscevo e doverlo guardare è stato sfidante: questa è la parola più bella che posso dire. Perché comunque aiuta ad andare oltre tutte le barriere che una persona timida come me, ma penso siamo poi un po’ tutti così, mette nei confronti degli altri».

Come si conclude il progetto?
«Mentre scattavo le foto ho registrato con una piccola telecamera, una sorta di telecamera di sorveglianza, tutto quello che succedeva e il 26 (oggi, ndr), alle 18 alla Sala Muratori della Biblioteca Classense, farò vedere attraverso un montaggio video cosa è successo durante i due giorni. Questa è la conclusione parziale. Alla Classense presenterò anche “Spectator”, un libro che richiama un progetto fatto l’anno scorso sempre per “Polis” ma lo rilegge sotto una chiave diversa. Entrambi i progetti mettono in campo gli spettatori di questo festival, che nasce con un’intenzione partecipativa. Sicuramente c’è un richiamo all’opera di Marina Abramovic che, con “The Artist is present” ha fatto un lavoro simile: lei si è messa in gioco in prima persona, per tantissimo tempo, però per me è stata un’ispirazione. Mi piace potergli dare una forma anche diversa, che è quella del libro d’artista, concepito come un’opera con un numero limitato di copie e con caratteristiche che lo rendono unico».

Festival Polis: Ares Tavolazzi e la mistica sonora del contrabbasso
Parla il musicista, noto per la sua militanza negli Area, in scena con l’attrice Silvia Pasello per un concerto teatrale dedicato al grande Carmelo Bene

Luca Manservisi, “Ravenna&Dintorni”, 20 maggio 2019

Ares Tavolazzi è uno dei nomi che ha fatto la storia della musica italiana, stando spesso nelle retrovie. Per molti resta semplicemente il bassista degli Area, uno dei gruppi più avventurosi del panorama del progressive rock e non solo, ma Tavolazzi può vantare una carriera cinquantennale che lo ha visto collaborare anche con mostri sacri come Francesco Guccini, Paolo Conte, Mina o Lucio Battisti, fino agli anni più recenti con Vinicio Capossela, passando dalla musica sperimentale al pop, con una predilezione per il mondo del jazz, che lo vede ancora grande protagonista. 71 anni da compiere tra poco, Tavolazzi continua a fare musica senza curarsi troppo degli steccati, aderendo a progetti diversi tra loro e trovando ora nuova linfa anche nel teatro.

Sabato 25 maggio nell’ambito del Festival Polis sarà al teatro Rasi di Ravenna con la pluripremiata attrice Silvia Pasello in Amor morto. Concerto mistico, spettacolo dedicato al grande Carmelo Bene.

Come è nato questo progetto?
«Come un omaggio a Carmelo Bene, in occasione di un evento a Perugia (ideato e realizzato dal saggista Piergiorgio Giacché nel settembre del 2017, ndr). Con Silvia (Pasello, ndr), che è la vera protagonista dello spettacolo (e con cui Tavolazzi ha già collaborato in passato, ndr) abbiamo analizzato alcuni testi che ho cercato di rendere dal punto di vista musicale, con un effetto direi piuttosto mistico, come da titolo, ispirato da una delle estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi, Amor morto».

Che rapporto ha con il teatro? Lo frequentava anche da spettatore?
«Non molto. Tutto è iniziato anni fa grazie all’amicizia con Roberto Bacci di Pontedera Teatro (Tavolazzi vive a Pontedera, ndr) che mi ha coinvolto per primo nella realizzazione delle musiche per spettacoli. Si è trattato di una sfida professionale, un lavoro diverso dal solito, su cui ho dovuto concentrarmi per creare paesaggi sonori in grado di accompagnare testi scritti da altri, molto stimolante».

E come reagisce il pubblico del teatro, a differenza dei concerti?
«Spesso non sono presente agli spettacoli, la mia musica è registrata, a meno che non siano progetti speciali come quello con Silvia Pasello, che accompagno dal vivo. I concerti, in generale, restano ancora l’aspetto più importante del mio lavoro».


Nuovi progetti musicali in arrivo? Proseguirà la reunion degli Area?
«No, la reunion (con cui i membri originali nel 2010 avevano riportato in tour la musica degli Area senza volutamente sostituire il cantante Demetrio Stratos, morto come noto nel 1979 a soli 34 anni, ndr) non proseguirà. Lo spirito degli Area continua in qualche modo a vivere con l’Area Open Project di Patrizio Fariselli, che però è molto diverso da una reunion».

Che cosa ricorda di quell’avventura. E crede che qualcuno abbia raccolto l’eredità degli Area nel mondo musicale italiano?
«È stato un periodo fondamentale della mia vita e della mia carriera, che mi ha permesso innanzitutto di scoprire cose nuove, di crescere. A dire la verità non mi pare che davvero qualcuno abbia seguito le nostre orme. Anche perché è cambiato il modo di fare musica. Noi davvero la facevamo senza alcuno scopo commerciale, gli Area facevano musica per sperimentare, a fini solamente artistici. Oggi mi pare che non esistano gruppi così, almeno di così rilevanti…».

E che ricordo ha di Demetrio Stratos?
«Quando me lo chiedono non ho particolari aneddoti da rivelare, era uno di noi, un ragazzo con cui si stava bene. Dal punto di vista professionale, invece, era davvero incredibile, la sua voce era uno strumento in più, qualcosa di mai sentito e irripetibile».

E lei che rapporto ha con il suo? Il contrabbasso è uno strumento molto “fisico”…
«Sicuramente ci passo molto, molto tempo. E non solo per suonarlo, anzi. La maggior parte del tempo lo impiego a montarlo e smontarlo e rimontarlo. A cercare di ricostruirlo per trovare il suono che più mi aggrada…».

“VOGLIAMO TUTTO”
Così il ’68 di Balestrini rivive sul palcoscenico

Elisa Bianchini, “Corriere Romagna”, 23 maggio 2019

ErosAntEros porta in scena lo spettacolo al Rasi
E dal 21 giugno la mostra alla Biblioteca Classense
un omaggio al grande sperimentatore scomparso

Nanni Balestrini, scrittore, poeta e saggista, è scomparso pochi giorni fa, lasciando un’eredità intellettuale ricca e importante.
A Ravenna, due sono le iniziative che coinvolgono l’opera di Balestrini. Per prima, Vogliamo tutto, nuova produzione della compagnia ErosAntEros di Davide Sacco e Agata Tomsic in scena questa sera alle 21 al teatro Rasi nell’ambito di POLIS teatro festival. Un’opera che racconta il Sessantotto, a partire dal romanzo di Nanni Balestrini che porta lo stesso nome: «Compagni rifiutiamo il lavoro – scrive Balestrini –. Vogliamo tutto il potere vogliamo tutta la ricchezza. Sarà una lunga lotta di anni con successi e insuccessi con sconfitte e avanzate. Ma questa è la lotta che noi dobbiamo adesso cominciare, una lotta a fondo dura e violenta. Dobbiamo lottare perché non ci sia più il lavoro. Dobbiamo lottare per la distruzione violenta del capitale. Dobbiamo lottare contro uno stato fondato sul lavoro. Diciamo sì alla violenza operaia».

Parte anche qui il lavoro di ErosAntEros di ricerca e studio su un periodo chiave della storia italiana: «Non volevamo soltanto raccontare un evento storico – spiega Agata Tomsic – ma cercare di tracciare dei nessi, ricercare analogie e rotture tra lo spirito e le azioni che portavano avanti i giovani del Sessantotto e quello che fanno i militanti, i giovani che hanno la stessa età di quei protagonisti oggi. Per questo abbiamo fatto diverse fasi di lavoro. Una prima fase di studio, di libri e documenti storici, interviste dei vari leader del movimento studentesco, e una seconda in cui abbiamo posto le stesse domande ai giovani che hanno fra i venti e i trent’anni oggi che militano in gruppi e collettivi di diverse città italiane».

Com’è costruito lo spettacolo?
«E’ costruito da un testo in cui sono confluite le testimonianze dei protagonisti di cinquant’anni fa, portate in scena attraverso la parola e i gesti. Il testo affronta vari fatti storici che vanno dall’autunno 1967 al 12 dicembre 1969, la strage di piazza Fontana, che per tutti i protagonisti che abbiamo sentito è stato un punto di rottura, dopo il quale nulla è più stato come prima. Il testo è tutto al presente, ho tolto tutti i riferimenti temporali per rendere quelle parole attuali, ma anche per mettere in discussione il tempo che ci separa da loro. Al testo si aggiunge un video, che nasce dal montaggio di immagini d’archivio con avvenimenti degli ultimi dieci anni che per analogie visive o tematiche abbiamo accostato agli eventi del passato, su suggerimento delle interviste che abbiamo realizzato con i ragazzi di oggi. A questo si aggiunge un lavoro, fatto da Davide Sacco, sulle canzoni di lotta degli anni Sessanta e di oggi».

Come entra nel vostro lavoro l’opera di Nanni Balestrini?
«Abbiamo letto il romanzo di Balestrini mentre stavamo ancora studiando e ci è piaciuto moltissimo. Io ne ho utilizzato alcuni brani nella costruzione del testo dello spettacolo. E’ un testo molto forte ma anche commovente per la concretezza delle parole che utilizza, per la ricerca linguistica».