Le notizie su Alan Mathison Turing, sul suo cervello matematico e geniale, sui fatti storici che si sono formati intorno a lui, sono sorprendenti, interessanti e colme di speculazioni teoretiche sull’impatto che la ricerca sul genio costruito atleticamente ha avuto e ha ancora sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Possiamo leggere del suo lavoro di ricerca, che fu cruciale per risolvere Enigma (un dispositivo tedesco di cifratura dei messaggi elettrici usato durante la Seconda Guerra Mondiale), del suo lavoro scientifico all’Università di Manchester, del suo più che amico Christopher Morcom, morto prematuramente per avvelenamento da latte crudo, e del suo tragico destino. Alan Mathison Turing fu costretto a scegliere tra strade che lo avrebbero privato della sua preziosa libertà in una società allora ostile. È stato vittima di una castrazione chimica che lo ha portato a trasformazioni fisiche e mentali, all’impossibilità di avere velocità fisica e mentale, versatilità, umorismo, dedizione e concentrazione. Ma possiamo capire la sua storia e leggerla in modo diverso, attraverso i suoi occhi di uomo straordinario che, con la sua mente eternamente giovane e giocosa, superò disinteressatamente i tempi in cui era nato. Ha osservato il cervello umano non solo come uno scienziato, ma come un uomo consapevole dell’ampiezza dello spirito e della mente umana. La sua percezione del mondo era rapida e inusuale agli occhi di qualsiasi individuo della società dell’epoca, tanto che configurò il mondo a suo modo, condividendolo con la personificazione della sua macchina e rendendolo l’unica realtà a lui tollerabile. Lì tutto era suo e tutto era permesso, perché aveva un senso e una comprensione solo per lui. Chiunque vi entrasse doveva giocare secondo le sue regole, riconoscerle e accettarle, anche se non le capiva pienamente. Quelli che hanno sbagliato, alla fine, hanno giustiziato Turing.

“È la storia di un uomo che corre”, ha scritto l’autore Benoit Solès. La prima rappresentazione in sloveno dà spazio a un uomo che ha corso una maratona insieme alla sua macchina e a indispensabili menti amiche, uno scienziato che ha tracciato le basi dell’informatica moderna e allo stesso tempo ha inconsapevolmente posto uno specchio davanti a una società che si spera non ripeta i suoi errori impulsivi e ostili.

dal testo di Benoit Solès
ispirato da BREAKING THE CODE di Hugh Whitemore
basato su ALAN TURING – THE ENIGMA di Andrew Hodges

regia Ivica Buljan
traduzione Ignac Fock
con Nejc Cijan Garlatti, Timon Šturbej e Nika Korenjak
scenografia luci e video Sonda 13 e Toni Soprano Meneglejte
costumi Alan Hranitelj
compositore Andrej Makor
consulenza linguistica Jože Faganel
assistente alla regia Nika Korenjak
musica eseguita da Meta Fajdiga (piano), Jaka Trilar (cello) e Andrej Makor (baritone solo)
registrazione e sound mastering Milko Lazar
responsabili di produzione Branislav Cerović e Sandra Ristić

produzione Mini teater Ljubljana, Slovenia

l’opera La Machine de Turing di Benoit Solès è tutelata da Agence Drama-Suzanne Sarquier-Paris (France)

durata 90 min

spettacolo in sloveno con soprattitoli, realizzati dalle tirocinanti Paola Gorni e Sara Creatini con la supervisione della Prof.ssa Adele D’Arcangelo, Università di Bologna – Dipartimento di Interpretazione e Traduzione

spettacolo consigliato ai maggiori di 14 anni


Ivica Buljan si laurea in Letteratura francese e comparata all’Università di Zagabria. Lavora come critico teatrale e da 25 anni dirige opere teatrali scritte da rinomati autori come M. Tsvetaeva, P. P. Pasolini, H. Muller, R. Walser, E. Jelinek, M. Krleža, H. Guibert, A. Hilling, D. Kiš, G. Strnis, R. Bolaño. Porta i suoi lavori nei teatri di Slovenia, USA, Germania, Francia, Italia, Ungheria, Portogallo, Belgio, Russia, Montenegro, Costa d’Avorio, Norvegia e Serbia. Dal 1998 al 2001 è direttore del Teatro Nazionale Croato di Spalato. È co-fondatore del Mini Teater di Lubiana e del Festival of World Theater di Zagabria. Riceve numerosi premi e viene insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere, che il governo francese assegna a persone meritevoli per il loro impegno nel campo della cultura e dell’arte. Dal 2014 è il direttore della Prosa del Teatro Nazionale Croato di Zagabria.