Conflitti, migrazioni e prospettive di integrazione: Balcani ed Europa tra passato e futuro
Tavola rotonda a cura del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e del Centro Europe Direct della Romagna, con i professori Stefano Bianchini e Marco Zoppi, gli artisti Simon Capelle / ZONE -poème- e Ziga Divjak, coordinata dalla professoressa Annalisa Furia.
Solo pochi giorni dopo la firma del Trattato di Maastricht che istituiva l’Unione Europea (febbraio 1992) prese avvio la guerra in Bosnia ed Erzegovina che andò ad aggiungersi al complesso quadro di conflitti civili e guerre che, già dal 1991 e per circa un decennio, avrebbero dilaniato il cuore dell’Europa. Allo stesso periodo risalgono due eventi cruciali che resero evidente la centralità dell’area balcanica per le rotte migratorie verso l’Unione europea e l’Italia in particolare. Sempre al 1991 risalgono infatti sia i primi arrivi in Italia delle persone in fuga dall’ex Jugoslavia in via di dissoluzione sia, lungo un’altra direttrice, l’attracco della nave “Vlora”, carica di cittadini albanesi in fuga dal regime comunista, nel porto di Bari. Cosa resta della storia e della memoria di questi eventi drammatici a più di trent’anni di distanza? Quali sono le sfide che permangono a una piena integrazione nell’Unione Europea dei paesi dell’area balcanica occidentale? Come sono i cambiati i flussi migratori che interessano la rotta balcanica e che continuano a vedere molte persone sfidare i muri e l’ostilità europea tentando “the game”?
Per la traduzione durante l’incontro si ringrazia Estranei, rivista indipendente e progetto culturale che si occupa di Mitteleuropa, Balcani e culture dell’Est.
Annalisa Furia, professoressa associata di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna dal 2019. I suoi interessi di ricerca includono il pensiero politico rivoluzionario (Sieyès), le dottrine moderne e contemporanee dei diritti umani, della cittadinanza e della sicurezza e il pensiero politico femminista (Martha C. Nussbaum, Joan C. Tronto). Si è inoltre interessata allo studio dell’aiuto internazionale, della migrazione come res politica e, di recente, del concetto di solidarietà nella storia del pensiero politico francese. Coordina il CdS internazionale I-Contact – International cooperation on human rights and intercultural heritage e dirige il Master Universitario in Diritti umani, Migrazioni, Percorsi di inclusione interculturale. Nel corso degli anni, ha partecipato come esperta e/o coordinatrice scientifica a numerosi progetti europei sui temi dei diritti umani, della migrazione e dello sviluppo.
Stefano Bianchini è professore di Politica e Storia dell’Europa Orientale all’Università di Bologna. Dal 2015 al 2021 è stato Delegato del Rettore per i rapporti con l’Est Europa. In precedenza, al 2004 al 2015, ha diretto il Master interdisciplinare in East European Studies (MIREES), con titolo congiunto delle Università di Bologna, San Pietroburgo, Vytautas Magnus a Kaunas e Corvinus di Budapest. Dal 2001 al 2018 è stato anche condirettore del Master Regionale Europeo in Democrazia e Diritti Umani per il SEE (ERMA) conferendo un doppio diploma delle Università di Sarajevo e Bologna. È membro del Comitato Esecutivo ed ex Vicepresidente dell’Association for Studies of Nationalities (ASN) con sede presso l’Harriman Institute, Columbia University, New York ed Executive Editor della rivista blind peer-review “Southeastern Europe”, pubblicata da Brill, Leiden. In quanto esperto di questioni balcaniche, è stato consigliere dell’ICTY, all’Aia. È autore, tra gli altri, di Liquid Nationalism and State Partitions in Europe, Edward Elgar, London-New York, 2017; Eastern Europe and the Challenges of Modernity 1800-2000, Routledge, Abingdon-New York, 2015; e curatore di The Challenges of Democratization and Reconciliation in the Post-Yugoslav Space, insieme con Etion Meka (Nomos, Baden Baden, 2020); Rekindling the Strong State in Russia and China, insieme ad Antonio Fiori (Brill, Leiden, 2020); Regional Cooperation, Peace Enforcement and the Role of the Treaties in the Balkans, insieme a Joseph Marko, Craig Nation e Milica Uvalic (Longo, 2007).
Marco Zoppi è un assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. I suoi interessi di ricerca si concentrano in particolare su migrazione e integrazione, in Europa e nella macroregione adriatico-ionica. Attualmente è coinvolto in tre progetti di ricerca internazionali (REInSER, TESI e GlocalEast) che trattano, da varie prospettive, i temi dell’integrazione, della migrazione, dei confini e della diaspora in Europa. È autore di circa quaranta pubblicazioni scientifiche, tra le quali il libro “Futures of the Western Balkans: Fragmentation and Integration in the Region and Beyond” (Springer, 2022).
Simon Capelle è autore, performer e regista, formatosi con la danza classica e contemporanea e con la musica. Ha conseguito un Master in Studi Teatrali e un Master in Letteratura Contemporanea. Desideroso di formarsi con grandi registi europei, partecipa a numerosi workshop della Biennale College Teatro a Venezia con Wajdi Mouawad, Pascal Rambert, Anne Bogart, Mark Ravenhill e Anna-Sophie Malher. Nel 2016 ha pubblicato il suo spettacolo teatrale Pur con le Edizioni La Fontaine e il suo primo romanzo Tes eyes cosmos con le Edizioni Belladone. Il suo lavoro è orientato alla performance e al rapporto tra spettacolo dal vivo e arti plastiche. Nel 2019 fonda la compagnia ZONE -poème- insieme a Mélodie Lasselin.
Žiga Divjak è entrato nel panorama culturale sloveno già da studente con la serie di eventi e performance intitolata Right Before the Revolution (2013–2015) che gli è valsa la vittoria dell’Academy Prešeren Award e con cui ha calcato le scene di Germania e Croazia. Anche dopo gli studi, è sempre rimasto fedele al suo impegno politico e sociale nelle sue opere; ciò lo ha portato a lavorare in numerosi teatri come: Mladinsko, Maska Institute, Prešeren Theatre Kranj, Cankarjev dom, SNT Drama Ljubljana e Ljubljana City Theatre. La sua sensibilità nell’approcciare questioni sociali gli è valsa il Borštnik Award per la regia di The Man Who Watched the World nel 2017, mentre il progetto 6, da lui diretto, ha vinto il Borštnik Grand Prix come migliore produzione. Lo stesso vale per The Game, che ha ricevuto più di sei premi (per regia, recitazione, drammaturgia, set design, music design, ecc).
Il Centro Europe Direct della Romagna, ospitato dall’U.O. Politiche Europee del Comune di Ravenna, si occupa di comunicazione e informazione sui temi dell’Unione Europea e agisce come intermediario tra l’Unione Europea e i cittadini a livello locale. Fa parte di una rete di informazione coordinata dalla Direzione Generale Comunicazione della Commissione Europea.