A Srebrenica è stata scritta una delle pagine più oscure del Novecento e anche da quel luogo occorre ripartire per ri-pensare l’Europa, per non cadere nell’errore di liquidare il conflitto balcanico come qualcosa di risolto e lontano nel tempo. Una lezione della memoria contro il pericolo dei nazionalismi, delle divisioni e delle manifestazioni di intolleranza.
Riconosciuto a livello internazionale come l’ultimo Genocidio compiuto nel cuore d’Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Srebrenica non ha ancora visto una piena assunzione di responsabilità da parte dell’Europa per ciò che accadde in quel luogo nell’estate del 1995.
Il Memoriale delle vittime di Srebrenica a Potocari non è ancora un memoriale europeo: testimonia dolore e vergogna rispetto a ciò che è avvenuto e chiede che l’Europa si ripensi a partire dalla prospettiva di un nuovo umanesimo, tenendo fede a quei principi di fratellanza e solidarietà che ispirarono i padri fondatori a scrivere il Manifesto di Ventotene.

I fatti. Dopo tre lunghi anni di assedio intorno al 9 luglio 1995 l’armata serbo bosniaca attacca la sua Zona Protetta di Srebrenica e il territorio circostante. L’offensiva si protrae fino all’11 luglio 1995, giorno in cui le unità serb-bosniache guidate dal generale Ratko Mladic entrano nella cittadina bosniaca. Seguono stupri, mutilazioni, esecuzioni di civili, sepolture di vivi. Ma il massacro di 8.372 civili di quella metà di luglio del 1995 è solo l’epilogo di una storia iniziata tre anni prima: una storia di Assedio.
Dicono: chi è sopravvissuto a Srebrenica non può dire di avere sentimenti in corpo, e chi non l’ha conosciuta non può dire di aver visto la guerra in Bosnia. È per questo che è importante raccontare l’assedio e la caduta di Srebrenica.
“Io sono nata in un paese davanti al mare…”, una donna torna bambina scrutando l’orizzonte dalla costa orientale dell’Italia. “Cosa c’è dall’altra parte?” si chiede. Una domanda semplice, ma quella domanda non ce la siamo fatta, quando la risposta era una: dall’altra parte del mare c’era una terra e una guerra.
Un’attrice sola sul palco, per più di un’ora, diventa narratrice e protagonista di una storia dove la Ragion di Stato e gli Interessi di Politica Internazionale hanno giocato a Risiko con la vita di decine di migliaia di persone.
Uno spettacolo / testimonianza che ricorda le vittime e punta il dito sui carnefici: Aggressori e Aggrediti.


di e con Roberta Biagiarelli
regia Simona Gonella
maestro d’ispirazione Luca Rastello

durata 85′


Roberta Biagiarelli dal 1985 esercita la sua attività di attrice e autrice teatrale professionista lavorando a lungo con Laboratorio Teatro Settimo (TO), Cooperativa Moby Dick di Mira (VE), Centro teatrale di Pontedera (PI), Armunia – Castello Pasquini di Castiglioncello (LI) e La Corte Ospitale di Rubiera (RE). Con la costituzione di Babelia & C.- progetti culturali, Roberta Biagiarelli crea la casa per dedicarsi con maggior slancio alla produzione, ricerca ed interpretazione di temi sociali e storici. È autrice ed interprete dei monologhi: Srebrenica, Reportage Chernobyl, Falluja (Trilogia dei Luoghi Scomparsi) e di Resistenti, leva militare ‘926. Produce ed interpreta i documentari Souvenir Srebrenica (2006), La neve di giugno (2007), la Transumanza della Pace (2012). La specificità dei temi trattati nel suoi lavori teatrali e il suo radicamento al presente la porta ad aprirsi a collaborazioni con ambiti riguardanti la Cooperazione internazionale, NGO e altri soggetti impegnati nel sociale. È coordinatrice e responsabile dal 2008 al 2010 di un progetto pilota di rivitalizzazione socio-culturale nell’area di Srebrenica in Bosnia-Erzegovina. Prosegue con la produzione di altri progetti teatrali: Il poema dei monti naviganti, L’Altra Opera, Giuseppe Verdi agricoltore, Figlie dell’epoca – donne di pace in tempo di guerra, Concertina 22 e Pazi Snajper. Pubblica a settembre 2016 il volume Dal libro dell’esodo (Edizioni Piemme) di cui è co-autrice con il fotoreporter Luigi Ottani sull’esperienza diretta fatta nell’agosto 2015 incontrando profughi siriani sul confine greco- macedone. Autrice e regista tra gli altri dello spettacolo Migrantenate, le custodi dell’altro, realizzato con ragazzi e ragazze di seconda generazione, Bando MigrArti/ Mibact 2017, Curatrice ed organizzatrice di Balcani d’Europa-lo specchio del noi, esercizi di cittadinanza. Incontri, testimoni, approfondimenti storici per capire il nostro presente realizzato su Modena e provincia nel 2018, 2019 e 2020. Curatrice e organizzatrice di Europa Femminile Singolare per il Comune di Reggio Emilia, 2019. Ideatrice e curatrice del progetto su Bando Regionale per la promozione della cittadinanza europea: Vista sull’Europa, annualità 2019, 2020 e 2021. Pubblica a novembre 2020 il libro Shooting in Sarajevo (BEE) di cui è co-autrice con Luigi Ottani.