POLIS Teatro Festival: “Abbiamo un’attrazione verso il teatro del sud-est europeo”
Natasha Tripney, “Seestage”, 5 maggio 2023
https://seestage.org/interview/erosanteros-polis-teatro-festival-ravenna/

Perché avete deciso di fondare POLIS Teatro Festival nel 2018? Dite di voler portare il teatro più vicino alla società – cosa intendete?

Da 13 anni come ErosAntEros portiamo avanti un teatro estetico-politico che utilizza fonti e linguaggi espressivi disparate, con l’obiettivo di agganciare il teatro alla vita e fare dell’immaginazione uno strumento per trasformare il reale.

Quando nel 2018 abbiamo fondato il festival è stato per noi naturale ricercare queste peculiarità anche negli artisti che ospitiamo, cercando di portare a Ravenna lavori di artisti che utilizzano i linguaggi performativi contemporanei per riflettere su temi che sentiamo importanti da condividere con le persone. Non solo spettacoli dei protagonisti della scena europea, ma anche artisti emergenti, progetti formativi e partecipati, che vogliono garantire l’accesso al teatrale a tutte le fasce della popolazione, dai giovani a chi di solito non mette piede nei luoghi della cultura per motivi economici o sociali.

Si tratta di una questione a cui teniamo molto e per la quale tutti gli anni POLIS svolge una duplice azione: a livello internazionale con le proprie produzioni e gli spettacoli internazionali, a livello locale coinvolgendo un grande numero di collaborazioni sul territorio, con Università, scuole, cooperative sociali, associazioni culturali, all’interno di progetti partecipativi e formativi che coprono tutto l’anno e culminano nel momento del festival. Da qui il nome POLIS, che persegue l’utopia di far tornare il teatro al centro della vita della società, stimolando i cittadini a essere spettatori attivi e consapevoli.

Perché avete scelto un focus sui Balcani quest’anno? Perché il lavoro fatto in questa aerea vi appassiona?

Pensiamo che i Balcani siano uno specchio privilegiato attraverso il quale abbiamo la possibilità di riflettere sull’Europa di oggi, i conflitti che la attraversano, le barriere che la circondano. Il luogo in cui fino all’anno
scorso si era svolta l’ultima guerra fratricida europea e passaggio di una delle tratte più importanti e violente che i migranti affrontano per tentare di entrare in Europa a godere di una piccola parte dei privilegi di cui noi cittadini europei godiamo tutti i giorni senza farci caso, spesso a scapito dei territorio da cui queste persone che stanno scappando.

I lavori di Oliver Frljic, Ziga Divjak, Jeton Neziraj, Branko Simic che ospitiamo al festival quest’anno sono emblematici per questa capacità che hanno di permetterci di specchiarci e anche entrare in relazione anche con altri temi fondamentali del nostro presente, come la rotta migratoria mediterranea che affrontiamo nel nostro ultimo lavoro LIBIA, il concetto di nemico esplorato dalla compagnia di teatro-danza Zone -poème- dopo una lunga permanenza dell’ex-Jugoslavia per comprendere attraverso di essa i conflitti di oggi. Per riflettere su questi temi anche da altre prospettive abbiamo organizzato una tavola rotonda in collaborazione con l’Università di Bologna, in cui alcuni docenti universitari di scienze politiche, geografia, sono invitati a dialogare con alcuni degli artisti ospiti al festival.

Un altro progetto lanciato quest’anno di cui siamo molto fieri è una collaborazione con alcune biblioteche e librerie della città, che da diverse settimane stanno esponendo degli approfondimenti bibliografici sui Balcani, in loco e online, per sensibilizzare le persone su questi temi e consentire agli spettatori che lo desiderano di approfondirli.

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