Agata Tomšič e Davide Sacco: un teatro politico-estetico che guarda al futuro
Cristiana Zama intervista ErosAntEros, “Più Notizie”, 3 maggio 2022
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” […] Dal 2018 curate POLIS Teatro Festival, che inaugura oggi, un evento che non porta semplicemente in scena degli spettacoli, ma coinvolge gli spettatori nel processo di selezione rendendoli attivi e consapevoli. In cosa consiste questo progetto?

A e D. «POLIS è nato cinque anni fa come un piccolo progetto sul territorio che voleva mettere al centro il teatro contemporaneo e la partecipazione attiva dei cittadini. In questi anni è cresciuto insieme a noi, moltiplicando i propri progetti fino a diventare un importante festival teatrale di rilevanza nazionale, che vede nel 2022 per la prima volta al centro del proprio programma la scena contemporanea europea con personalità di massimo rilievo come Pascal Rambert e Ivica Buljan. Ma POLIS è anche, sin dal nome, un tentativo per riavvicinare l’arte teatrale alla società e condividere con le persone ciò che si nasconde dietro di essa. Per questo dal 2019 abbiamo avviato a Ravenna il progetto Visionari che attraverso un esercizio di democrazia e di condivisione, affida la scelta artistica di parte del programma del festival agli spettatori “visionari” che anno dopo anno prendono parte al progetto. Un gruppo di circa 30 persone che visiona 200-400 video di spettacoli prodotti negli ultimi anni (raccolti tramite bando nazionale dalla rete L’Italia dei Visionari di cui POLIS è partner insieme al Festival Ammutinamenti) e che ha scelto tra di essi per l’edizione 2022 del festival, i 2 spettacoli che verranno programmati il 6 e il 7 maggio al Teatro Socjale di Piangipane».

Fare teatro in centri minori può essere una sfida, sicuramente vinta per voi, che si lega al concetto di teatro in relazione con i territori. In questo come ha risposto Ravenna e cosa si potrebbe migliorare?

A e D. «Ravenna è una città ricchissima dal punto di vista culturale, ma proprio per questo difficile da abitare con nuove progettualità. Noi abbiamo trovato negli anni un ambito che ancora non era stato calcato sul territorio, la programmazione di un festival di teatro contemporaneo internazionale, e che quest’anno in particolare sta riscuotendo molto interesse nel panorama teatrale nazionale per la qualità del programma che propone. Ma è molto difficile lavorare nelle condizioni in cui operiamo portando a Ravenna le più importati proposte teatrali europee e se non fossimo così folli da lanciare costantemente i nostri cuori oltre gli ostacoli, probabilmente neanche un decimo di ciò che facciamo si realizzerebbe. Ci dispiace che a volte il nostro sforzo non venga compreso fino in fondo e proprio perché operiamo in condizioni precarie svolgendo più mansioni all’interno della nostra realtà, veniamo trattati come se fossimo ancora “giovani” o all’inizio, anche quando la qualità del nostro lavoro non ha nulla da invidiare a strutture con molti più dipendenti e risorse economiche. C’è poi a Ravenna un problema noto e condiviso di carenza di spazi per la produzione e la programmazione teatrale. Speriamo che con il nuovo bando di convenzioni culturali del Comune di Ravenna e con le richieste di contributo triennali appena inoltrate a Ministero della Cultura e Regione Emilia-Romagna la nostra realtà potrà finalmente godere di un sostegno più consono alle proprie attività. E magari, in un futuro non troppo lontano, di una sede in cui collocare le molteplici attività partecipative e produttive del festival durante tutto l’anno».”