Nasce POLIS Teatro Festival, un evento che con cadenza annuale animerà la città di Ravenna concentrandosi sull’arte dell’attore-performer come fulcro ardente della relazione con lo spettatore, del teatro con la società.

Sin dalla prima edizione POLIS dissemina spettacoli, incontri ed esperienze partecipative, per offrire alla cittadinanza la possibilità di entrare in contatto con quelli che nella polis antica venivano chiamati i tecnici di Dioniso, ovvero coloro che attraverso l’arte teatrale, trasmessa per contagio da un dio, portavano i cittadini a condividere uno spazio e un tempo di riflessione sul presente.

Non grandi allestimenti, ma grandi performance, che per farsi specchio della società, non hanno bisogno di cornici dorate.
Un teatro inteso nel suo senso più ampio e accogliente, senza distinzioni tra generi e generazioni, all’insegna della contaminazione non soltanto dei linguaggi, ma anche dei pubblici, per superare insieme inutili distinzioni e riavvicinare quest’arte viva alla collettività.

Si parte dal cuore del centro cittadino: il Teatro Alighieri e il Chiostro Grande della Biblioteca Classense. La dimensione raccolta del chiostro, il rapporto ravvicinato che questa favorisce tra l’opera e lo spettatore, fa di esso uno spazio magico e potente, che fortemente incide sulla forma degli spettacoli ospitati e che con il suo particolare assetto architettonico riesce a far dialogare immediatamente storia e innovazione.

Sin dall’immagine che Gianluca Costantini ha creato per il festival di quest’anno, il teatro è al centro di una città celata dietro lo sguardo di una bambina, che invita l’altro a seguirla per riscoprire l’importanza dell’arte e della memoria, per ricostruire una comunità a partire dalle sue stesse macerie e proiettarsi verso il futuro.

L’edizione 2018 di POLIS si concentra attorno a tre parole chiave: ATTORE, MUSICA, POESIA. Tre fuochi che uniscono tutti gli spettacoli programmati e che pongono l’accento sulla parola poetica che si fa musica, che diventa enunciazione, vibrazione nervosa e muscolare che si diffonde nello spazio e che si trasmette per contagio agli spettatori. Musica, che detta il tempo e l’altitudine della parola, ponendo tra sé e quest’ultima il corpo-voce dell’attore e del musicista.

Ne sono esempio il canto degli ultimi di Oscar Wilde, portato in scena da due grandi maestri come Umberto Orsini e Giovanna Marini; l’urlo rivoluzionario dei poeti che hanno cantato l’Ottobre rosso, nel nostro 1917 in versione da chiostro; la materialità impalpabile del dialetto romagnolo di Nevio Spadoni, che emerge dalle profondità dei corpi di Roberto Magnani e Simone Marzocchi nello spettacolo del Teatro delle Albe.

La questione partecipativa sarà al centro della giornata dedicata a Teatro e Polis con il prof. Marco De Marinis, che si concentrerà sulla compagnia più longeva del mondo, l’Odin Teatret, raro esempio di ricerca verticale e coinvolgimento orizzontale della comunità.
La polis avrà modo di partecipare anche attivamente. Tutte le sere gli spettatori verranno stimolati a lasciare in forma anonima i propri commenti dopo la visione degli spettacoli ed entrambe le serate ai chiostri verranno accompagnate dall’atto fotografico partecipativo di Marzia Bondoli Nielsen. Entrambe le testimonianze confluiranno all’interno di PARTECI-POLIS, momento di condivisione e discussione collettiva previsto in chiusura del festival l’ultimo giorno.

Agata Tomsic e Davide Sacco – ErosAntEros