Ha visto signora?
Noi abbiamo assistito a un prodigio.
Tre persone nel cuore della notte
sono scese in strada
per salvare la vita a un barbone

Tornando dal bar il personaggio narratore (un ubriacone? un povero cristo qualunque?) racconta a Pietro, col quale divide un monolocale, i prodigi ai quali ha assistito. Nulla di inspiegabile, ma proprio per questo straordinari. I prodigi della solidarietà tra gli umili. Della vecchia che insegna alla prostituta che per il sapere e la cultura non serve il denaro, che i libri nelle biblioteche sono gratis e che anche i musei un giorno al mese aprono le porte anche ai barboni. Ed è proprio il barbone che in questa storia dorme nel parcheggio di un supermercato a cucire insieme tutte le storie. L’ultimo tra gli ultimi. L’unico che nemmeno parla. Ma anche quello che, sopravvissuto alla traversata del deserto e del mare è finito in quel mondo sotterraneo del lavoro che produce per tutti, ma che non è visibile a nessuno. Infatti LAIKA è soprattutto questo: un piazzale nel quale si incontrano la fatica e l’umiliazione del lavoro, la rabbia e la solidarietà di chi non ha nulla da perdere e per questo riesce ad alzare la testa.

LAIKA è la prima parte di una trilogia su coloro che vivono ai margini della narrazione dominante, di cui PUEBLO è la seconda parte.

“In PUEBLO e LAIKA si racconta la vicenda di personaggi che vivono ai margini della narrazione alla quale siamo abituati. Personaggi che non hanno alcun potere e spesso stentano a sopravvivere, ma si aspettano continuamente che il mondo gli mostrerà qualcosa di prodigioso. Ci credono talmente tanto che alla fine il prodigio accade. Ignorano il potere di Dio o degli eserciti. La loro forza e la loro debolezza sono la stessa cosa, per questo, pur essendo ai margini della società vorrei che riuscissero a rappresentarla per intero. Questo spero di provocare: che lo spettatore professionista borghese, il giovane laureato o lo studente che ancora vive coi genitori si identifichi in un barbone o in una prostituta rumena, non perché vive la stessa condizione sociale, ma la stessa condizione umana.”
Dall’intervista di Helene Chevrier per “Théâtral magazine” n°63


uno spettacolo di Ascanio Celestini
con Ascanio Celestini
e Gianluca Casadei alla fisarmonica
e la voce fuori campo di Alba Rohrwacher
produzione Fabbrica S.r.l.
in co-produzione con RomaEuropa Festival 2015
distribuzione Mismaonda


Ascanio Celestini Autore, attore, musicista e regista. I suoi testi sono legati ad un lavoro di ricerca sul campo e indagano eventi e questioni legate alla storia recente e all’immaginario collettivo. Tra i suoi spettacoli teatrali più conosciuti: Radio clandestina, Scemo di guerra, La pecora nera, La fila indiana, Pro patria, Discorsi alla nazione, Laika e Pueblo. Come autore, regista e attore ha realizzato i film La pecora nera, Viva la Sposa e il documentario Parole sante. Tra i tanti premi gli è stato consegnato due volte il premio Ubu, il Flaiano, il Dessì, Il premio Fiesole, ecc.. Di lui scrisse Edoardo Sanguineti: «non si sa se piangere o ridere, ma non importa niente. In questa compresenza assoluta di comico e di tragico si ritrova incarnata la grande modalità tragica moderna».