Incarnazione è un processo continuo che lascia una nostalgia, una memoria che spinge a cercare la propria fonte. Ogni verbo, ogni parola tende a farsi cosa, carne, tempo. E ogni carne, ogni cosa, ogni tempo (ritmo, musica, silenzio) tende a ritrovare, a rintracciare il proprio verbo, la propria causa prima, il proprio logos rationalis, la propria ragion d’essere, il desiderio che l’ha pronunciata e che le ha messo la tensione a diventare carne, cosa, tempo.
E che resta il suo cuore.
E la Parola che non passerà.

Mettere in scena questo andare e venire di verbo e mistica era una rappresentazione di ciò che avviene sempre davanti ai nostri occhi ciechi.
Non lo penso un moto circolare, ma in avanti, perché la nostalgia è sempre una nostalgia al futuro, al ritorno del futuro, sempre procrastinato ma promesso indefettibilmente.
La voce mistica è una voce in ascolto. La risonanza si muove alla ricerca della parola interiore. È l’esaltazione del testo, in un certo senso.

Il lavoro che presenteremo è un momento di passaggio verso il compimento e la maturazione di un materiale “istigato” da Carmelo Bene. Si sarebbe forse intitolato Concerto mistico per il nuovo millennio, o altro ancora. Nelle nostre mani prende il nome da uno dei brani scelti, e precisamente da una delle estasi di M. Maddalena de’Pazzi, L’Amor morto.
Gli autori che abbiamo preso in considerazione sono infatti M. Maddalena de’ Pazzi e S. Giovanni della Croce.


voce recitante Silvia Pasello
musiche composte ed eseguite da Ares Tavolazzi
testi di Juan de la Cruz e Maddalena de’ Pazzi

Lo spettacolo è nato come un omaggio a Carmelo Bene, in occasione dell’evento ideato e realizzato da Piergiorgio Giacché: “Nessun Bene”, a Perugia nel settembre del 2017.


Silvia Pasello inizia la formazione come attrice al Teatro Nucleo di Ferrara. Nel 1980 fa parte del progetto biennale di ricerca L’eresia del teatro: Stanislawskij, organizzato dal C.S.R.T. di Pontedera, che apre ad incontri con maestri di diverse tradizioni, come Jerzj Sthur, Marisa Fabbri, Ingemar Lindh, Ryzard Cieslak. Segue il lavoro di Lindh con una serie di dimostrazioni di lavoro in Italia e negli USA. Come attrice ha lavorato, tra gli altri, con Roberto Bacci, Alfonso Santagata, Thierry Salmon, Raul Ruiz, Gerald Thomas, Celina Sodrè, Carmelo Bene, Chiara Guidi e Romeo Castellucci, Valentina Capone, Luisa Pasello e Virgilio Sieni. Nel 1986 riceve il Premio Ubu, con la sorella Luisa, per l’interpretazione di A. da Agata, regia di Thierry Salmon; nel 1990 il Premio Eleonora Duse per La mite; nel 1997 di nuovo il Premio Ubu per Macbeth Horror Suite per la regia di Carmelo Bene e replica l’anno successivo, insieme a tutto il cast femminile di Temiscira 3, diretta da Salmon. Come regista dirige gli spettacoli Family Voices (1994); Senza diritto d’autore (1998); Rut (2002); Il cantico dei cantici (2004); Il Castello (2008); Il vuoto delle cornici e degli specchi (2010) per l’istituto dell’Attore a Rio de Janeiro; KStudio (2010) e L’angelo dell’inverno (2011), ispirato al Canto del cigno di Cechov. Nel corso degli anni elabora progetti di ricerca e pedagogia teatrale in diversi paesi del mondo. Attualmente fa parte del progetto SAVANNAH, iniziato nel 2015, che si occupa della formazione permanente dell’attore, utilizzando il sostegno di residenze artistiche, principalmente di Armunia a Castiglioncello.

Ares Tavolazzi ha studiato violoncello e contrabbasso al Conservatorio di Ferrara. Nel 1969 inizia a lavorare come sessionman in studio per Lucio Battisti, Mina, Paolo Conte, Francesco Guccini ed altri. Dal 1973 al 1983 fa parte degli AREA insieme a Demetrio Stratos, Patrizio Fariselli e Giulio Capiozzo, registrando con il gruppo 10 album e partecipando a numerose manifestazioni internazionali. In quel periodo si avvicina alla musica jazz, frequentando l’ambiente jazzistico di New York. Nel 1982 partecipa al tour dell’orchestra di Gil Evans, con Steve Lacy e Pietro Tonolo. Per tre anni consecutivi (1984- 1986) è al primo posto nella classifica dei bassisti italiani indetta da Guitar Club. Nel 1987 vince il premio A. Willaert come migliore musicista dell’anno. Dal 1990 ha collaborato dal vivo e in studio con Sal Nistico, Max Roach, Lee Konitz, Phil Woods, Mau Mau, Massimo Urbani, Enrico Rava, Stefano Bollani, Dado Moroni, Ermanno Maria Signorelli, Enrico Pierannunzi, Roberto Gatto, Danilo Rea, Franco D’Andrea, Mike Melillo, Ray Mantilla, Carlo Atti, Paolo Fresu, Tino Tracanna, Gianni Basso, Gianluca Petrella e molti altri. Collabora negli anni a diversi lavori teatrali componendo e suonando dal vivo (di recente Ruth e Il Cantico dei Cantici per la Fondazione Teatro di Pontedera). Ha tenuto seminari sull’improvvisazione in tutta Italia, insegnando nelle scuole jazz di Milano, Bologna, Ferrara, Rovereto.